La commissaria europea agli affari interni Cecilia Malmström ha presentato il 3 febbraio il primo rapporto anticorruzione della Commissione europea. Secondo il documento, la corruzione continua ad essere una sfida per l’Europa. Colpisce tutti gli Stati membri dell’Ue e nel complesso costa all’economia europea circa 120 miliardi di euro all’anno.
Cecilia Malmström ha sottolineato come gli Stati membri abbiano adottato molte iniziative contro la corruzione negli ultimi anni, ma i risultati sono stati irregolari e molto di più deve essere fatto per prevenire e punire il fenomeno. Il 76 per cento della popolazione europea percepisce infatti la corruzione come ampiamente diffusa.
Secondo il rapporto, l’Italia ha compiuto un grande passo avanti con l’adozione, a novembre 2012, della legge anticorruzione, che ha rafforzato le politiche di prevenzione mirate a responsabilizzare i funzionari pubblici e la classe politica e a bilanciare l’onere della lotta al fenomeno, che attualmente ricade quasi esclusivamente sulle forze dell’ordine e sulla magistratura.
Nonostante questo, la corruzione rimane a un livello preoccupante. Nel nostro Paese la quasi totalità dei cittadini – il 97 per cento – ha dichiarato di ritenere che essa sia un fenomeno dilagante (prima di noi soltanto la Grecia con il 99 per cento). Inoltre l’88 per cento dei cittadini italiani ritiene che la corruzione e le raccomandazioni siano il modo più facile per accedere a una serie di servizi pubblici, mentre il 55 per cento degli intervistati in Italia è propenso a pensare che la corruzione sia diffusa nell’ambito degli appalti pubblici.
Anche il Wall Street Journal ha riportato la notizia, sottolineando come in Italia, la corruzione dei funzionari governativi di alto livello e la criminalità organizzata rimangano sfide molto serie. “I casi in cui sanzioni dissuasive siano state effettivamente applicate contro funzionari di alto livello rimangono rari”, ha scritto in quotidiano citando il rapporto della Commissione europea.
Nella parte della relazione dedicata singolarmente all’Italia la Commissione suggerisce al nostro Paese di introdurre codici etici e strumenti di rendicontazione dell’operato per le cariche pubbliche elettive. L’Italia dovrebbe rivedere il meccanismo del finanziamento ai partiti e risolvere con la massima urgenza i problemi posti dal regime di prescrizione. La Commissione consiglia anche di estendere i poteri dell’autorità nazionale anticorruzione in modo che possa reggere saldamente le redini del coordinamento, garantire maggiore trasparenza degli appalti pubblici e adoperarsi ulteriormente per colmare le lacune della lotta anticorruzione nel settore privato.