Negli ultimi vent’anni, Vienna si è impegnata per cercare di offrire parità di accesso alle risorse della città sia alle donne che agli uomini.
L’integrazione di genere è un progetto attuato in ogni settore dell’amministrazione cittadina, soprattutto in quello della pianificazione urbana, dove i risultati sono stati più soddisfacenti. Un’indagine raccoglie i dati indispensabili per capire le esigenze dei cittadini e, alle volte, sono i cittadini stessi a prendere in mano i progetti da realizzare nel proprio distretto.
Tutto è iniziato con un sondaggio nel nono distretto della capitale: ai cittadini è stato chiesto quale mezzo pubblico usassero e quante volte durante il giorno.
Gli uomini hanno indicato l’utilizzo della propria automobile due volte al giorno e sono riusciti a finire il test in meno di cinque minuti, mentre le donne hanno ammesso di utilizzare autobus e linee metropolitane giustificando la loro scelta con una miriade di motivazioni. “Le donne hanno un modello molto più vario di circolazione”, ha detto Ursula Bauer, responsabile dell’indagine in questione.
“Prendere i figli dal medico, riportarli a casa, andare in palestra, portare i figli a scuola”, queste sono solo alcune delle motivazioni per cui le donne usano i mezzi pubblici. Questo dato ha convinto gli urbanisti e gli architetti a elaborare un piano per rendere la città più accessibile, facilitando la mobilità pedonale.
Adesso i marciapiedi sono tutti illuminati, larghi e concepiti per le esigenze del sesso femminile – come ad esmepio un grande marciapiede dotato di rampa per il transito di un passeggino a doppia poltroncina.
È sorprendente accorgersi come il sessismo sia a volte inscritto nella struttura stessa delle nostre città. Una miriade di difficoltà logistiche rendono più complicato il lavoro delle donne che mostrano difficoltà nello stare al passo degli uomini.
Vienna ha dimostrato che limando queste difficoltà il tutto può tornare ad un livello accettabile, perfino la disuguaglianza retributiva. Le ore non pagate e impiegate nel traffico della città, veicolare e non.
Un altro progetto è il “Women-Work-City”, un condominio pensato dalle donne per le donne. Questo complesso è il risultato di un concorso di progettazione del lontano 1993, dove le donne si sono impegnate per costruire qualcosa che facilitasse la loro vita. Al suo interno, un piano in erba dedicato ai bambini, in modo tale che le donne non debbano percorrere distanze troppo lunghe per raggiungere il parco più vicino. Perfino un asilo nido, una farmacia e uno studio medico tra le mura di questo condominio.
Tra il 1996 e il 1997, uno studio ha dimostrato che dopo l’età di nove anni, il numero di ragazze all’interno dei parchi pubblici diminuisce drasticamente, mentre rimane stabile quello dei ragazzi. Questo perché le ragazze, spesso vittime di bullismo da parte dei ragazzi, sono scoraggiate dal frequentare i parchi pubblici.
Al fine di evitare tali disagi alle giovani donne, i progettisti hanno ridisegnato due parchi, creando sezioni più discrete invece di ampi spazi aperti condivisi, dove le ragazze possono trascorrere tranquillamente il loro tempo. L’esperimento ha funzionato riportando un numero considerevole di ragazze all’interno dei parchi viennesi.
In questo momento, molti si staranno chiedendo se quello “Vienna” è un modello esportabile in altre città europee. Solo il tempo potrà dirlo con certezza.