María aveva 17 anni quando fu ricoverata al Federico Mora, l’unico ospedale psichiatrico del Guatemala.
Le era stato diagnosticato un disturbo mentale e, appena internata, le furono somministrate pesanti dosi di sedativo.
Il terzo giorno, al suo risveglio, un infermiere le stava sbottonando la camicia e toccando il seno. Quando María vide il sangue nel letto, si rese conto di essere stata violentata e di aver perso la verginità mentre si trovava in stato incosciente.
Il Federico Mora è stato descritto da diverse organizzazioni umanitarie come “l’ospedale più pericoloso al mondo”. La clinica è una casa degli orrori. I pazienti non ricevono alcuna cura se non sedativi.
Chi non è in grado di raggiungere il bagno viene lasciato a dormire sopra i suoi stessi escrementi. Gli abusi fisici – fra cui violenze sessuali da parte del personale dell’ospedale – sono frequenti.
“Tutti approfittavano delle pazienti quando erano sedate e incoscienti: le guardie, gli altri reclusi, gli infermieri e anche alcuni dottori. Mettevano le ragazze più carine da una parte, se le sceglievano per la notte”, racconta Ricardo, un ex-paziente che in un’intervista alla Bbc rivela gli orrori a cui ha dovuto assistere e subìre.
Dopo tre anni di reclusione e una lunga battaglia legale, Ricardo è riuscito a tornare in libertà, dimostrando che la diagnosi di schizofrenia per la quale era stato rinchiuso era errata. Oggi vive in un tranquillo villaggio sulla costa del Pacifico e ha una piccola fattoria.
Il ricordo degli anni al Federico Mora però non lo abbandona. Per questo ha deciso di rendere pubblica la sua testimonianza, in un atto di grande coraggio. In passato, chi ha cercato di denunciare gli abusi ha ricevuto minacce di morte.
Nell’ospedale sono ricoverati 340 pazienti, tra cui una cinquantina di minori, rinchiusi per i più svariati motivi. Alcuni soffrono di seri disturbi mentali e hanno comportamenti aggressivi, altri hanno solo leggere disabilità o ritardi cognitivi.
Secondo l’Ong americana Disability Rights International (DRI), circa tre quarti dei pazienti non ha alcuna ragione per essere internato, e con il dovuto supporto potrebbe essere reintegrato all’interno della comunità.
L’accesso all’ospedale è negato ai giornalisti, ma un reporter della Bbc è riuscito a entrare e filmare con telecamere segrete, fingendosi un operatore di una Ong interessata a fare una donazione. Camminare lungo le corsie dell’ospedale, scrive il giornalista Chris Rogers, è stato come “entrare in un inferno sulla terra”.
Le condizioni igieniche della clinica sono terrificanti: su alcuni letti si vedono pozze di urina. Tutto è sporco e le stanze sono scure e spoglie. Il rischio di infezioni a causa della scarsa igiene è altissimo. Nel filmato si vedono i corpi immobili dei pazienti sdraiati sul cemento, sotto effetto di sedativi.
I più fortunati sono vestiti di stracci, altri sono completamente nudi. Quasi tutti sono scalzi. Come scrive Rogers, uomini e donne reclusi al Federico Mora sembrano “prigionieri di un campo di concentramento più che pazienti di un ospedale”.
Nella struttura vi sono anche diverse stanze di isolamento. La pratica di totale isolamento sensoriale – soprattutto quando applicata a minori o persone con disturbi mentali – è un trattamento disumano e degradante, riconosciuto come atto di tortura dalle Nazioni Unite.
Il governo guatemalteco afferma che i pazienti venono tenuti in queste celle solo per due ore consecutive, ma alcuni operatori hanno raccontato che i più aggressivi vengono rinchiusi anche per settimane.
L’organizzazione Disability Rights International ha raccolto numerose testimonianze sui casi di violenze al Federico Mora, tra cui la storia di una paziente che il primo giorno di ricovero fu legata a una parete e stuprata da un infermiere. Il rischio di abusi è tale che i minori dormono nelle celle d’isolamento, per essere protetti da eventuali violenze sessuali.
Secondo il rapporto di Disability Rights International, alle donne in età riproduttiva viene somministrato di nascosto il farmaco anti-concezionale, Depo-Provera, per evitare gravidanze dopo le violenze sessuali.
Tutti infatti sono al corrente degli abusi: parlando con il reporter Chris Rogers, anche il direttore della struttura ammette che “le guardie violentano le pazienti” e che l’ospedale “è un posto grande, in cui tutto può succedere”.
Il Federico Mora si trova nella Zona 18 di Guatemala City, una delle aree più malfamate della capitale guatemalteca. L’ospedale è situato accanto al carcere e alcuni prigionieri, quando gli viene diagnosticato un disturbo mentale, vengono trasferiti nel centro psichiatrico e alloggiati nelle stesse corsie degli altri pazienti.
Anche le guardie dell’ospedale vengono reclutate tra quelle del carcere e i gestori del Federico Mora hanno poco o nessun controllo sul loro operato. Secondo alcune testimonianze, all’interno del Federico Mora il potere è nelle mani delle gang locali e il personale è spesso coinvolto in traffici di droga, armi e di esseri umani.
Nel 2012, il Disability Rights International ha presentato una denuncia presso l’Inter-American Commission on Human Rights (Iachr), con un rapporto dettagliato e prove visive degli abusi commessi.
La Commissione ha ordinato “misure d’emergenza” e ha intimato al governo di intervenire immediatamente per “salvare vite umane”. Secondo i dati raccolti da Disability Rights International, ogni anno una ventina di pazienti perde la vita in seguito agli abusi subiti.
Nonostante le autorità abbiano promesso di lanciare un’indagine, a due anni di distanza nulla è cambiato. Il governo guatemalteco ha detto che i dottori somministrano solo la dose di sedativi raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e che le infermiere tengono i pazienti puliti e ben vestiti.
Il Disability Rights International sta ora portando avanti un’altra azione legale contro il governo, nella speranza che l’ospedale venga chiuso.
Il processo inizierà nell’autunno del 2015 e la Commissione dell’Inter-American Commission on Human Rights potrebbe imporre sanzioni economiche e commerciali contro il Guatemala qualora le condizioni dell’ospedale non dovessero migliorare.
N.D.R.: I nomi nell’articolo sono stati cambiati per proteggere l’identità e la privacy dei pazienti.
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