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    L’Isis avanza verso Baghdad

    Lo Stato Islamico continua l'avanzata, ma a Kobane viene fermato dai raid della coalizione, che ha trovato un nome alla missione

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 15 Ott. 2014 alle 20:49 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:12

    Nella giornata di oggi sono proseguiti i raid degli Stati Uniti e della coalizione sulla città siriana a maggioranza curda di Kobane che, secondo il Pentagono, hanno ucciso centinaia di miliziani dell’Isis. I bombardamenti sarebbero stati 18 nelle ultime 36 ore e hanno avuto come obiettivo numerose postazioni dei jihadisti.

    Nella regione di Deir Ezzor, in Siria, l’Isis è impegnato in uno scontro con l’esercito siriano di Assad. In Iraq, invece, lo Stato islamico ha guadagnato terreno, come riconosciuto anche dal generale John Allen, inviato speciale degli Stati Uniti presso la coalizione anti-Isis, il quale ha anche chiarito che i raid aerei non producono “nè vincitori nè vinti”.

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    Sul fronte iracheno, i raid statunitensi sono stati cinque nelle ultime 24 ore e hanno distrutto un carro armato nei pressi della diga di Haditha. Ciò non ha però arginato l’avanzata dell’Isis, che nella provincia di Anbar sta assediando le città di Ramadi e di Amriyat, quest’ultima situata a 40 chilometri da Baghdad.

    L’Isis ha lanciato un’offensiva anche al confine con il Libano: l’esercito libanese, aiutato dai miliziani sciiti di Hezbollah, ha dovuto respingere un attacco jihadista proveniente dalla regione siriana di Arsal.

    Continuano intanto le pressioni sulla Turchia, almeno per aprire la frontiera ai soccorsi in favore dei curdi: in questo senso si è mosso oggi il presidente francese Francois Hollande, che ha sentito telefonicamente il premier turco Ahmet Davutoğlu. Quest’ultimo ha chiarito che solo i cittadini siriani presenti in Turchia possono accedere alla Siria per partecipare alla battaglia, ma per gli altri la frontiera di Kobane rimane chiusa.

    Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha oggi avuto un colloquio in videoconferenza con diversi leader europei, tra cui Matteo Renzi, Angela Merkel, Francois Holland e David Cameron, per discutere della questione Isis e dell’emergenza Ebola.

    In Italia si è poi riunito il consiglio supremo di Difesa, guidato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: tra le altre cose, si è parlato dei rischi che l’Europa, e con essa l’Italia, starebbero correndo alla luce della potenza attrattiva dell’Isis. In questo senso, è stato auspicato uno sforzo dal punto di vista informativo ed esecutivo.

    Il Comando centrale militare degli Stati Uniti (Centcom) ha intanto comunicato, attraverso il colonnello Ed Thomas, che il nome della missione contro l’Isis è Inherent Resolve (in italiano “determinazione assoluta”), che simboleggerebbe quella che è la volontà degli stati membri della coalizione.

    Dalle Filippine è arrivato il messaggio di Stefan Okonek, ostaggio tedesco di 73 anni nelle mani del gruppo islamista Abu Sayyaf, che attraverso un video dice che è già pronta la fossa per seppellirlo. L’ostaggio è prigioniero insieme alla moglie di 55 anni, Henrike Dielen, e per la loro liberazione il gruppo terrorista ha chiesto 4 milioni di euro entro il 17 ottobre.

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