Patrick Schroeder è un ragazzo bavarese di trent’anni. Alto, muscoloso, con la testa rasata, spesso e volentieri vestito di nero. Ha una passione per il wrestling, ma questo non è il suo unico segno particolare.
Patrick è anche un neo-nazista.
Esprime le sue idee politiche in un appuntamento settimanale online su Fsn.tv, durante un programma di cui è conduttore. Qui propone la sua visione del mondo tramite l’analisi delle nazi-news e offre al suo pubblico svaghi quali l’ascolto di musica nazi-rock, consigli di stile e addirittura uno show culinario per neo-nazisti vegani (anche Hitler era vegetariano).
Patrick ha trovato un pubblico di nicchia tra i giovani tedeschi che condividono la sua ideologia, soprattutto quando ha deciso d’impegnarsi per rinnovare l’immagine dell’estrema destra tedesca.
Ma come darle un nuovo volto? Patrick propone un connubio tra la sua cultura e quella degli hipsters di Brooklyn (moda che la testata tedesca Die Welt ha descritto come caratterizzata da jeans stretti, barbe folte e occhiali da sole brillanti), una sorta di “hipsterizzazione” della realtà neo-nazista.
La proposta di conciliare due tendenze così distanti è stata trattata dalla stampa per la prima volta lo scorso gennaio, quando Jesko Wrede ha pubblicato sull'”Ex Berliner” le foto di una manifestazione di neo-nazisti avvenuta a Magdeburgo. Erano circa 700, tutti vestiti secondo le leggi dettate da Brooklyn. L’articolo li definiva “nazi-hipster” ma sui social network prese piede la formula abbreviata “nipster”.
Secondo Patrick, in questo modo il movimento potrebbe riscuotere maggiori simpatie e adesioni, attualmente scarse. Infatti, il Partito Nazionaldemocratico tedesco (Npd), quello che generalmente scelgono gli estremisti di destra per la sua natura nazionalista e conservatrice e di cui lo stesso Schroeder fa parte, alle elezioni politiche del 2013 non è riuscito ad andare oltre l’1 per cento dei voti (come riporta il sito ufficiale del Bundestag).
Andy Knape, capo dell’ala giovanile del Npd, ha così spiegato la svolta hipster: ”Non vogliamo essere tagliati fuori. Ho visto, per esempio, il rap e l’hip-hop usati come strumenti per lanciare i nostri messaggi, negli anni passati”. Ha anche aggiunto che per lui la parola “nipster” non significa nazi-hipster, ma il più politically correct national-hipster.
Anche Patrick ha commentato il nuovo soprannome: “Se la definizione di nipster rispecchia qualcuno che può vivere nel mainstream, allora la vedo come il futuro del movimento”. Riferendosi alla scarsa popolarità delle sue idee, aggiunge: “Siamo noi i nuovi ebrei in Germania, anche se non indossiamo vestiti con la stella”.
Weyman Bennet, segretario di United Against Fascism, durante un’intervista a Russia Today si è detto preoccupato per i nuovi consensi ottenuti dall’estrema destra alle elezioni europee (riferendosi esplicitamente al successo ottenuto dal Front National di Marine Le Pen), che rispecchiano una tendenza che non si manifestava dai tempi della seconda Guerra Mondiale.
“Stanno cercando di diffondere le idee naziste e fasciste come se fossero un qualcosa di accettabile. Lo abbiamo già visto negli anni Settanta, quando i primi punk indossavano le svastiche”, ha aggiunto.
Il giornalista Thomas Rogers ha intervistato per RollingStone Cynthia Miller-Idriss, docente all’Università americana di Berlino, che ha sottolineato con allarmismo come in passato ”per un insegnante fosse semplice identificare uno skinhead e trovare un modo per intervenire qualora adottasse un comportamento violento. Adesso che seguono tutti la moda hipster è più difficile capire chi sono questi ragazzi e interagire con loro”.