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    L’alluminio di Goldman Sachs

    Migliaia di tonnellate di alluminio vengono spostate di magazzino in magazzino ogni giorno, per farne aumentare il prezzo

    Di Laura Lisanti
    Pubblicato il 23 Lug. 2013 alle 06:00 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 11:43

    Secondo quanto scritto da David Kocieniewski del New York Times, la compagnia Metro International di proprietà della Goldman Sachs è stata usata nell’ambito di un particolare piano per far gonfiare il prezzo di mercato dell’alluminio. Ogni volta che un consumatore americano acquista un prodotto contenente alluminio, il prezzo che paga è influenzato dalle manovre di spostamento della materia prima. In totale, questi spostamenti del metallo sono costati agli americani circa 5 miliardi di dollari, cioè quasi 3,8 miliardi di euro negli ultimi tre anni.

    Nel report del New York Times, il principale attore è la Metro International Services, una delle più grandi compagnie che si occupa dello stoccaggio dell’alluminio, acquistata da Goldman Sachs tre anni fa. Più di un quarto dell’offerta di alluminio disponibile sul mercato è conservata nei depositi della compagnia a Detroit. Da quando l’azienda è passata alle dipendenze della Goldman Sachs, i tempi di attesa per i servizi di stoccaggio sono aumentati bruscamente fino a 20 volte il tempo di attesa originario. E con l’aumentare del tempo d’attesa, sono aumentati anche i ricavi per la Goldman Sachs. Tutto il processo si riflette sul prezzo finale dell’alluminio nel mercato.

    La legge americana sottopone i servizi di stoccaggio alla regola del movimento delle materie prime. Gli standard industriali richiedono che almeno 3 mila tonnellate di metallo siano spostate ogni giorno per raggiungere i consumatori intermedi e finali. Tuttavia, nel caso della Metro International, la legge viene aggirata e l’alluminio anziché viaggiare verso il consumatore si muove da un deposito all’altro. Gli analisti citati nel report hanno stimato che il 90 per cento del metallo viene spostato ogni giorno tra vari depositi appartenenti alla Goldman Sachs.

    L’organo centrale che regola gli spostamenti e sorveglia il mercato, la London Metals Exchange, non è mai intervenuto sulla questione, forse perché, come Kocieniewski spiega, la compagnia raccoglie l’1 per cento delle rendite da deposito e ostacolare lo stoccaggio del metallo andrebbe contro i suoi interessi facendole perdere milioni di dollari.

    La Federal Reserve è attualmente impegnata per revisionare il provvedimento preso nel 2003 che ha permesso alle banche di entrare nel mercato dei materiali.

    La questione potrebbe andare oltre. Le banche JP Morgan, Blackrock e Goldman Sachs hanno infatti ricevuto dalla Security Exchange Commission statunitense l’approvazione per acquisire fino all’80 per cento del rame disponibile sul mercato.

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