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    Kirghizistan: è caduto il governo Isakov

    Il premier dimissionario Sapar Isakov. Credit: Afp/Ramil Sitdikov/Sputnik

    Il premier si è dimesso dopo che il parlamento ha approvato una mozione di sfiducia: la crisi è una vittoria per il presidente della Repubblica, Sooronbai Jeenbekov

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 19 Apr. 2018 alle 15:08 Aggiornato il 9 Set. 2019 alle 19:18

    Il primo ministro del Kirghizistan, Sapar Isakov, ha rassegnato le proprie dimissioni il 19 aprile 2018, dopo che il parlamento ha approvato ad ampia maggioranza una mozione di sfiducia nei confronti del governo.

    Il presidente della Repubblica, Sooronbai Jeenbekov, ha firmato il decreto con cui accetta le dimissioni. Isakov, 39 anni, era in carica dall’agosto del 2017 sostituendo proprio Jeenbekov.

    Si tratta delle prima volta nella storia del Kirghizistan che il governo cade per un voto di sfiducia.

    La mozione di sfiducia, passata con 105 voti su 120, è stata promossa da un gruppo di parlamentari dell’opposizione.

    La caduta del governo è considerata un altro segno di tensione tra il presidente Jeenbekov, che ha prestato giuramento in novembre, e il suo predecessore, Almazbek Atambayev.

    L’ormai ex premier Isakov è un fedele alleato dell’ex presidente.

    Atambayev dal 31 marzo 2018 è leader del Partito socialdemocratico che regge la coalizione parlamentare al governo, lo stesso partito di Isakov e Jeenbekov.

    Alle elezioni presidenziali aveva sostenuto Jeenbekov, ma dopo essere diventato presidente del partito ha iniziato a criticarlo pubblicamente.

     

    All’inizio di aprile il presidente Jeenbekov ha licenziato Abdil Segizbaev, il capo del Comitato di stato per la sicurezza nazionale, e il procuratore generale Indira Joldubaeva, figure entrambe molto vicine ad Atambayev.

    Secondo diversi analisti, le dimissioni di Isakov sono una vittoria di Jeenbekov e dimostrano che il capo dello Stato in carica ha un saldo controllo sul parlamento.

    Il presidente avrà ora un ruolo chiave nella designazione del nuovo premier, che sarà il 30esimo capo di governo kirghizo dall’indipendenza del paese dall’Urss nel 1991.

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