Sarebbe stato addestrato in Italia uno dei 15 membri del team di agenti dei servizi dell’Arabia Saudita che secondo fonti turche sarebbero coinvolti nel sequestro e nell’omicidio di Jamal Khashoggi il 2 ottobre 2018.
A rivelarlo sono diversi media internazionali che citano alcuni documenti riservati pubblicati da WikiLeaks che risalirebbero al 2011.
Alleged Saudi kill team member Maher (Mater) Mutreb appears in a list of Saudi officials being trained in Italy to use #HackingTeam spy software in 2011. His sending contact "albwardy" made many hacking requests on behalf of Saudi https://t.co/09qQBdmIM9 pic.twitter.com/wheJSFEbQx
— WikiLeaks (@wikileaks) October 17, 2018
Si tratta di Maher Abdulaziz Mutreb, che in Italia avrebbe ricevuto un addestramento informatico per imparare a utilizzare l’Hacking team software.
L’email pubblicata sul sito di WikiLeaks è stata inviata il 26 gennaio 2011 a un responsabile di Hacking team, azienda italiana che vende software spia a governi e servizi di sicurezza.
Il New York Times cita poi fonti diplomatiche secondo le quali Mutreb nel 2007 era un funzionario nell’ambasciata saudita a Londra.
Non solo, l’agente sarebbe molto vicino al principe della corona Mohamed bin Salman: alcune foto lo ritraggono vicino al re saudita e potrebbe esser stato la sua guardia del corpo.
In alcune immagini infatti Mutreb compare accanto al sovrano saudita nelle sue recenti visite in Francia, Spagna e Stati Uniti.
Nei giorni successivi alla scomparsa di Khashoggi, le autorità e i media turchi hanno diffuso i filmati provenienti dalle telecamere di sorveglianza installate fuori dal consolato saudita a Istanbul.
Le immagini analizzate sono quelle contemporanee all’arrivo nell’edificio del giornalista, avvenuto intorno alle 13.14: nel video si nota anche un furgone nero parcheggiato nelle vicinanze.
I principali sospettati per il presunto omicidio del giornalista saudita sono 15 funzionari sauditi, uno dei quali è stato identificato come un esperto di autopsie, arrivati a Istanbul il 2 ottobre e rimasti nel paese per poche ore.
Le autorità turche hanno rilasciato nomi e fotografie dei membri del gruppo: i documenti sono stati pubblicati dal quotidiano turco Sabah e sono state riprese dai media internazionali.
L’Arabia Saudita nega che il gruppo abbia mai messo piede in Turchia, affermando che gli funzionari sauditi arrivati a Istanbul sono quelli incaricati dal governo di indagare sulla sorte del giornalista.
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