Fino ad ora sono 21 i corpi ritrovati dalle autorità keniote, ma potrebbero essere molti di più i morti scoperti nella foresta di Shakahola, nei pressi della città costiera di Malindi sui quali la polizia si interroga. In alcune tombe sono state trovate intere famiglie, si sospetta si tratti di membri di una setta religiosa il cui capo predicatore avrebbe organizzato un suicidio di massa. Sotto accusa è finito Paul Mackenzie Nthenge, leader spirituale arrestato e incriminato per quanto accaduto.
L’emittente statale KBC lo ha descritto come un “leader di una setta”. “Abbiamo appena iniziato il lavoro di scavo e questo ci fa pensare che le vittime siano veramente tante” ha detto una fonte anonima della polizia all’Afp. Gli inquirenti credono che Nthenge abbia convinto i suoi seguaci a morire di fame per “incontrare Gesù”. Lo scorso 14 aprile 11 persone che seguono il suo culto erano state portate in ospedale.
A quel punto la polizia ha fatto un blitz nella foresta dove ha scoperto le tombe. In alcuni stagni, secondo quanto riporta The Standard, il leader avrebbe battezzato i suoi adepti per poi chiedere loro di digiunare. Secondo le informazioni raccolte il predicatore avrebbe cambiato il nome di tre villaggi in Nazareth, Betlemme e Giudea. La polizia lo aveva già arrestato un mese fa quando due bambini erano morti d’inedia mentre erano nelle mani dei genitori. L’uomo era stato poi rilasciato su cauzione.