Dopo 29 anni al potere, il 19 marzo 2019 il presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbayev ha rinunciato alla sua carica e in suo onore il 20 marzo il nuovo capo di Stato ha deciso di cambiare il nome della capitale del paese.
Astana, che letteralmente vuol dire “capitale” in kazako, è diventata la più importante città del Kazakistan nel 1997, prendendo il posto di Almaty, che rappresenta ancora il centro commerciale del paese nonché la città più popolosa.
Il nome Astana quindi è stato sostituito da Nursultan, in onore all’uomo che per quasi tre decadi ha detenuto la più alta carica del paese asiatico.
A prendere il suo posto è stato il presidente del Senato, Kassym-Jomart Tokayev, che reggerà il paese fino alle prossime elezioni presidenziali, previste per aprile del 2020.
“L’opinione di Nazarbayev sarà sempre tenuta in considerazione, possiamo anzi dire che sarà prioritaria in questioni come lo sviluppo del paese e nell’adozione delle decisioni strategiche “. Sono state queste le parole di Tokayev nel momento del suo insediamento.
Nel 2015, Nazarbayev era stato eletto per la quinta volta con il 97,5 per cento dei consensi. I suoi poteri, nonostante le dimissioni inaspettate, non sono del tutto annullati: Nursultan Nazarbayev resta infatti “padre della nazione”, un titolo introdotto tramite una legge del 2018 e che gli garantisce l’immunità giudiziaria.
L’ex presidente, uno dei leader postsovietici più longevi, è diventato capo di Stato per la prima volta nel 1989, quando il Kazakistan faceva ancora parte dell’Urss in quanto repubblica sovietica.
Nazarbayev ha conservato la sua carica anche nel 1991, anno in cui il paese asiatico ha ottenuto l’indipendenza da Mosca.
Le sue dimissioni hanno colpo di sorpresa la popolazione e anche l’alleato russo, che ha comunque ribadito che non ci saranno cambiamenti nei rapporti tra i due paesi.
Intanto si attendono le prossime elezioni presidenziali previste nel 2020 e la presentazione delle prime candidature.
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