Mateusz Morawiecki, primo ministro della Polonia, è atteso a Bruxelles dove incontrerà il presidente della Commissione europea, Jean Claude-Junker.
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L’Unione europea è intenzionata a sfruttare una clausola legale che blocchi il diritto di voto della Polonia nel Consiglio europeo, circostanza mai verificatasi prima d’ora.
La sanzione, che deve ancora entrare in vigore, è la risposta alle controverse riforme giudiziarie e agli affari interni approvate negli ultimi mesi in Polonia, interventi legislativi che che danno più potere al governo.
Il presidente Juncker e il vicepresidente Frans Timmermans hanno attivato l’articolo 7 del Trattato UE il mese scorso, chiedendo alla Polonia di allinearsi al resto dell’Unione europea, citando “un chiaro rischio” di “una grave violazione” dello Stato di diritto.
Non si sa se il premier Morawiecki abbia intenzione di migliorare le relazioni con Bruxelles, quel che è certo è che prima di partire per la capitale belga annuncerà un profondo rimpasto di governo che potrebbe dare importanti indicazioni in merito alla sua strategia.
Secondo diverse fonti vicine al partito di Giustizia e Giustizia (PiS), il rimpasto riguarderà probabilmente la nomina di un nuovo ministro delle finanze, degli esteri, dell’ambiente e della salute.
Il primo governo Morawiecki è entrato in carica a dicembre.
La Polonia, un tempo paladina di riforme democratiche seguite alla caduta del comunismo, è ora ai ferri corti con l’Unione europea per i radicali cambiamenti alle istituzioni statali che i critici sostengono abbiano indebolito la democrazia e lo stato di diritto.
Negli ultimi due anni, le autorità polacche hanno “adottato più di 13 leggi che riguardano l’intera struttura del sistema giudiziario in Polonia”, si legge in una nota di Bruxelles.
La Commissione a dicembre ha invitato i governi degli stati membri ad avviare il processo sanzionatorio nei confronti di Varsavia, una mossa che potrebbe negare alla Polonia il diritto di voto nelle istituzioni europee.
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