Il Lussemburgo vive la prima crisi politica dopo anni di stabilità. Il primo ministro Jean-Claude Juncker ha rassegnato ieri le dimissioni dopo essere stato coinvolto nello scandalo dei servizi segreti del Granducato. Da 18 anni a capo del governo e con una lunga carriera politica alle spalle, il leader europeo lascia l’incarico annunciando elezioni anticipate a ottobre.
Juncker è accusato della mancata vigilanza sulle operazioni della Srel, l’agenzia di servizi segreti lussemburghese. In un rapporto della commissione d’inchiesta presentato al Parlamento, emergono le violazioni commesse tra il 2003 e il 2009 che includono un giro di tangenti, corruzione e intercettazioni telefoniche, sulle quali il premier avrebbe chiuso un occhio.
Le prime indiscrezioni sulle operazioni della società erano apparse nel 2012 quando il giornale Luxembourg Weekly aveva pubblicato una registrazione segreta appartenente all’ex direttore della Srel, Marco Mille, relativa a un incontro con Juncker del 2008. Durante l’incontro, il primo ministro aveva fatto riferimento ai frequenti contatti tra il Granduca del Lussemburgo Henri e i servizi segreti britannici.
Nell’inchiesta parlamentare si denuncia anche l’esistenza di circa 13 mila dossier segreti su persone e aziende, oltre ai file di registrazioni telefoniche illegali ed episodi di corruzione. Juncker, che avrebbe dovuto supervisionare il lavoro della Srel e informare il Parlamento e il sistema giudiziario delle irregolarità che si verificavano da molto tempo, ha preferito omettere le anomalie dell’agenzia e il 10 luglio, dopo sette ore di dibattito davanti al Parlamento, si è visto negare l’appoggio degli alleati socialisti che hanno chiesto insieme all’opposizione di poter sciogliere le camere e andare al voto entro Ottobre.
Alla fine Juncker ha dichiarato: “Constato che una maggioranza della Camera vuole le elezioni anticipate, non ho altra scelta che presentare le dimissioni del governo”. Secondo il leader dei Socialisti Alex Bodry questa è la giusta soluzione poiché il premier ha la “responsabilità politica” dei fatti e non poteva sottrarsi alle conseguenze inevitabili di “scelte sbagliate” che hanno influito sulla condotta dell’intelligence.