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    Assange, il verdetto dell’Alta Corte di Londra: “Nuovo appello contro estradizione negli Usa”

    Credit: AGF
    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 26 Mar. 2024 alle 11:02 Aggiornato il 26 Mar. 2024 alle 11:53

    Il verdetto dell’Alta Corte di Londra sull’estradizione di Julian Assange negli Usa

    L’Alta Corte di Londra concede un nuovo appello a Julian Assange per evitare l’estradizione negli Usa: è questo il verdetto emesso nella giornata di oggi, martedì 26 marzo, dai giudici britannici.

    Il tribunale britannico ha stabilito che Julian Assange, giornalista e co-fondatore di WikiLeaks, il sito che ha diffuso circa 700mila documenti riservati che trattavano anche di crimini di guerra commessi fra Iraq e Afghanistan, sottratti al Pentagono o al Dipartimento di Stato Usa, non può essere immediatamente estradato negli Stati Uniti con l’accusa di spionaggio.

    Si tratta, quindi, di una parziale vittoria per il fondatore di WikiLeaks al quale verrà concesso un nuovo appello. La vicenda legale, dunque, continuerà con il caso è stato aggiornato al 20 maggio.

    È passato circa un mese dall’udienza conclusiva sull’appello finale della difesa di Julian Assange. I giudici, infatti, si sono presi del tempo prima di prendere una decisione definitiva sull’estradizione del giornalista che, negli Stati Uniti d’America, rischia fino a 175 anni di reclusione.

    L’arresto del co-fondatore di WikiLeaks

    Il giornalista australiano, 53 anni, si trova nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, nel Regno Unito, dall’aprile 2019. Era stato arrestato su richiesta delle autorità della Svezia per due accuse di stupro (in seguito archiviate), poi la reclusione è stata prolungata per la sopraggiunta la richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti.

    Nel 2021 l’Alta Corte britannica aveva dato il via libera alla richiesta degli Usa, decisione confermata l’anno seguente dalla Corte Suprema. L’allora ministro dell’Interno di Londra, Priti Patel, aveva disposto l’ordine di estradizione, ma Assange aveva fatto ricorso chiedendo la revisione del verdetto del 2021. Fino alla pronuncia di oggi.

    Nel 2022 il fondatore di Wikileaks si era anche rivolto alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma i giudici comunitari hanno respinto la sua istanza.

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