Joshua Wong: “La mia vita è a rischio, ho paura di finire in un carcere cinese, silenziato per sempre. Ma non illudetevi: oggi Hong Kong, domani Taiwan”. VIDEO-INTERVISTA
Esclusivo TPI.it, di Giulio Gambino – “La Cina vi ha già ammaliato con la geopolitica delle mascherine, di pessima qualità per giunta, utile solo a riabilitare la propria immagine di eroe gentile dopo essere stata additata come l’untore del mondo intero. Ora, mentre usa ogni diversivo pur di nascondere le ferite di una pandemia che ha messo la nazione in ginocchio, Pechino pensa a imporre una norma che annienterebbe quel che rimane dell’indipendenza di Hong Kong, e mettendo a serio rischio la vita e l’incolumità di attivisti, giornalisti e ONG. Intanto Xi Jinping esporta la Via della Seta in mezza Europa, e trasforma l’Italia in una provincia aggiunta della Repubblica Popolare Cinese, costruendo strade e porti. Ma sul piano internazionale annulla gli obiettivi sul Pil per timore che siano troppo bassi rispetto ai numeri strabilianti degli anni precedenti”. Questa l’accusa lanciata da Joshua Wong, 23 anni, animatore delle proteste di Hong Kong che si batte da anni contro lo strapotere di Pechino nella ex colonia britannica. A dicembre scorso lo avevamo incontrato, proprio a Hong Kong, e ci aveva spiegato cose importanti sull’ingerenza della Cina.
Ora, a pochi giorni dall’importantissimo voto per l’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale, il leader del Movimento Demosisto, torna a parlare (per la terza volta) a TPI, in un’intervista-video esclusiva rilasciata al direttore Giulio Gambino. Testimonianza chiave per capire lo stato attuale delle cose a Hong Kong. Wong afferma: “Se dovesse passare questa legge, c’è il rischio che io finisca in un carcere cinese e che venga silenziato e imbavagliato per sempre. La mia vita a rischio? Sì, potrei dover scontare una pena per più di 10 anni. Questa è la fine del modello cinese ‘un paese, due sistemi‘, Pechino fa la voce grossa e vuole rompere un accordo internazionale ratificato nel 1997. Il tempo ad Hong Kong sta per scadere. Chiedo al parlamento italiano di prendere una posizione chiara in merito, e che il governo riduca fortemente la cooperazione commerciale con la Cina. La minaccia di sanzioni USA non basta, serve l’intera comunità internazionale. Ma non illudetevi, non è finita qui: oggi Hong Kong, domani Taiwan, che ora inizia a sgomitare per uscire dalla morsa di Xi Jinping”.
Se Pechino approvasse la legge sulla sicurezza nazionale anche ad Hong Kong, chiunque protesterà e scenderà in piazza contro le autorità verrà arrestato e processato direttamente nelle carceri cinesi, rischiando di scontare una pena di 10 anni a Pechino, a Shangai o nel Guangdong.
In passato sono stato arrestato otto volte e sono finito in carcere tre volte, ma con questa nuova legge c’è in ballo la libertà di espressione, rischio di essere silenziato e imbavagliato per sempre. E lo stesso rischiano altri dissidenti come me, ma anche giornalisti, organizzazioni non governative e gruppi religiosi. Per questo, ci batteremo fino alla fine: ci rifiutiamo di essere estradati in Cina e di essere sottoposti a un processo senza giusta causa.
Non c’è ancora una data certa in cui la legge verrà approvata e in cui entrerà in vigore, ma non mi sorprende il fatto che – due giorni dopo il voto di giovedì – tutto passerà nelle mani del Comitato Centrale di Pechino, e con buona probabilità la bozza di legge verrà ratificata. Ma noi faremo di tutto affinché non passi questa legge, facendo leva anche sul supporto della comunità internazionale.
Chiedo al parlamento italiano di votare una risoluzione che si schieri apertamente al fianco del popolo di Hong Kong. E credo che i governanti italiani dovrebbero mostrarsi seriamente preoccupati dall’idea che una legge come questa venga imposta qui ad Hong Kong. Questa norma non solo mette a rischio la gente di Hong Kong ma anche gli italiani che vengono qui per fare affari, i quali rischierebbero di essere arrestati dalla polizia cinese e dai servizi segreti di Pechino, che prenderebbero completamente il controllo delle nostre forze di sicurezza locali.
Le azioni valgono sempre molto più delle parole. Dal Congresso USA abbiamo ottenuto sostegno in passato, ma non basta: serve che anche l’Italia si schieri dalla nostra parte. Il governo italiano dovrebbe ridurre la cooperazione commerciale con la Cina, come per esempio il progetto della Via della Seta. Un paese che non rispetta i trattati internazionali, come dimostra in queste ore venendo meno all’accordo ratificato con il Regno Unito nel 1997 che ha garantito un certo grado di autonomia finora ad Hong Kong, non è affidabile a livello globale.
Oggi Hong Kong, domani Taiwan. Incoraggio tutti a sostenere anche il popolo di Taiwan e mi auguro che ci sia una presa di posizione dalla comunità internazionale sul caso taiwanese.
Sì. Potrei dover scontare una pena in carcere per più di 10 anni, ma sapete dove? Non a Hong Kong, bensì a Pechino. Questa è la fine del modello ‘un paese, due sistemi’. Il tempo sta per scadere. Spero che il mondo si schieri dalla nostra parte e che si opponga a una così crudele legge imposta da Pechino al popolo di Hong Kong.
*Ha collaborato Marta Vigneri
“Io sono Joshua Wong: arrestato 8 volte, bloccato nel mio paese e perseguitato dalla Cina”: Giulio Gambino ha intervistato in esclusiva a Hong Kong il volto internazionale delle proteste contro Pechino: “Esorto il governo italiano a non allearsi con la Cina”
“Io sono Joshua Wong, sono stato messo in galera tre volte. E adesso sono ancora sotto processo. Spero che un giorno Hong Kong possa essere proprio come l’Italia – un posto dove ci sono libertà, diritti, democrazia”. Il direttore di TPI Giulio Gambino è stato a Hong Kong e ha intervistato Joshua Wong, il protagonista delle proteste che infiammano l’ex colonia britannica. La video intervista esclusiva:
“Ci sono casi di giovani manifestanti donne che sono state stuprate nelle stazioni di polizia dalla polizia anti sommossa stessa, alcune di loro sono anche rimaste incinta”, racconta Wong. “Spero che un giorno Hong Kong possa essere un posto come l’Italia, un Paese dove ci sono libertà, diritti, democrazia. Esorto il governo italiano a non allearsi con la Cina. Anche se mi hanno proibito di viaggiare all’estero, resto la voce di Hong Kong più ascoltata dalla comunità internazionale”, dice l’attivista nell’intervista esclusiva rilasciata a Giulio Gambino a Hong Kong.
Leggi anche: 1. “Io sono Joshua Wong: arrestato 8 volte, bloccato nel mio paese e perseguitato dalla Cina. Vi spiego la mia lotta per Hong Kong” / 2. Esclusivo TPI: “Cari italiani non illudetevi, la solidarietà della Cina è solo propaganda per esercitare un’influenza politica”. Parla Joshua Wong, leader delle proteste di Hong Kong / 3. Coronavirus, l’Italia in balia della propaganda cinese: tra bot, stampa connivente e fake news /4. Leader ci sarete voi (di Giulio Gambino)