Jen Psaki è la veterana della comunicazione che Joe Biden ha voluto come sua nuova portavoce, a capo di uno staff tutto femminile.
Il primo briefing si apre alle sette di sera, a poche ore dall’insediamento del nuovo presidente. “Ci saranno momenti in cui voi ed io non saremo d’accordo”, avverte la Psaki. Di fronte a lei c’è una sala stampa della Casa Bianca decimata dalle regole del distanziamento, ma la raffica delle domande mette subito alla prova una comunicatrice che ha lavorato per Barack Obama e per John Kerry al Dipartimento di Stato.
Molte domande sono sull’impeachment, su quel Donald Trump appena partito da Washington, la cui storia ingombrante rischia di “risucchiare” Biden verso i regolamenti di conti con il passato. Lei sposta la responsabilità dell’impeachment sul Congresso, e sottolinea quanto Biden sia deciso ad “andare oltre”, perché il paese lo aspetta alla prova delle due emergenze: Covid e crisi economica.
L’apparizione della signora Psaki alla Casa Bianca poche ore dopo l’inaugurazione di Biden è stata progettata per creare un netto contrasto con la precedente amministrazione, che aveva creato una enorme spaccatura con i giornalisti e aveva quasi abbandonato la tradizione delle conferenze stampa.
A differenza di Sean Spicer, il primo addetto stampa del signor Trump, che si è scagliato contro i media e ha mentito sulla dimensione della folla inaugurale del signor Trump durante la sua prima apparizione nella sala riunioni, la signora Psaki si è impegnata in uno scambio di informazioni in gran parte civile con i giornalisti.
“Ci saranno momenti in cui non saremo d’accordo, e ci saranno certamente giorni in cui non saremo d’accordo anche per parti estese del briefing, forse”, ha detto a circa una dozzina di giornalisti nella stanza. “Ma abbiamo un obiettivo comune, che è condividere informazioni accurate con il popolo americano. Basta fake news!”, ha annunciato la nuova portavoce del governo Usa, preannunciando un enorme cambio di passo anche sul fronte comunicazione.