Il ministro israeliano dell’istruzione Naftali Bennett ha annunciato venerdì 14 ottobre l’intenzione di Gerusalemme sospendere immediatamente “tutte le operazioni” con l’Unesco dopo la decisione dell’agenzia delle Nazioni Unite per la cultura di non riconoscere i legami dello stato ebraico con il Monte del Tempio, come gli ebrei chiamano quella che per i musulmani è invece la Spianata delle Moschee.
Lo scrive il sito del quotidiano israeliano Maariv secondo cui “non ci saranno incontri con i rappresentanti dell’Unesco o la partecipazione a conferenze internazionali”, e non avrà luogo “alcuna cooperazione con un’organizzazione professionale che fornisce supporto al terrorismo”.
Lo scontro diplomatico è nato dalla risoluzione votata mercoledì 13 ottobre dall’Unesco definita come “assurda” dal premier israeliano Benjamin Netanyahu perché equivarrebbe a dire che “la Cina non ha legami con la Grande Muraglia o l’Egitto con le piramidi”.
La risoluzione è stata presentata dai palestinesi insieme ad Egitto, Algeria, Marocco, Libano, Oman, Qatar e Sudan, ed è stata approvata da 24 paesi, respinta da 6 (Usa, Germania, Gran Bretagna, Lituania, Estonia, Olanda), mentre 26, compresa l’Italia, si sono astenuti.
Nel provvedimento si sostiene che la Gerusalemme è sacra alle tre religioni monoteiste (ebraismo, islam e cristianità) ma che il Monte del Tempio lo è solo per i musulmani, senza menzionare che il luogo è santo anche per gli ebrei e per nominarlo sono state utilizzate solo definizioni in arabo.
Netanyahu ha attaccato l’organismo denunciando che “continua il suo teatro dell’assurdo. Se non vogliono leggere la Bibbia almeno guardino ciò che è raffigurato sull’Arco di Tito a Roma e la Menorah che i romani rubarono a Gerusalemme dal Tempio. Anche l’imperatore Tito faceva propaganda sionista?”.