La commissione interni del parlamento israeliano ha approvato mercoledì 10 gennaio 2017 una proposta di legge che vieterebbe l’ingresso nel paese ai cittadini stranieri che propugnano il boicottaggio di Israele o degli insediamenti.
Agli attivisti stranieri che fanno campagna deliberatamente e pubblicamente per il boicottaggio e ai rappresentanti delle organizzazioni che fanno altrettanto sarebbero dunque negati i visti d’ingresso e i permessi di soggiorno.
La bozza prevede anche la possibilità di intentare una causa civile contro i fautori del boicottaggio di Israele e degli insediamenti.
Il ministero dell’Interno avrebbe la facoltà di annullare il divieto caso per caso.
I membri del comitato hanno invece respinto una proposta da parte del ministero della Giustizia di prevedere una deroga alla norma, per ragioni di ricongiungimento familiare e altre, nel caso di palestinesi in possesso di permessi d’ingresso temporanei che risiedono in Israele.
Tra i deputati della Knesset le opinioni circa la proposta di legge sono diverse.
Il quotidiano israeliano Haaretz riporta il commento del presidente della commissione David Amsalem, che vive nell’insediamento di Ma’ale Adumim: “Perché dovrei invitare a casa mia una persona che diffama e danneggia lo stato? Non siamo preoccupati dalle critiche, ma abbiamo il nostro onore nazionale”.
La parlamentare Tamar Zandberg, esponente di sinistra, ha invece dichiarato: “Questa è una legge per legalizzare la censura contro gli oppositori dell’occupazione”.
Secondo Yael German, appartenente a una formazione politica centrista: “Questo progetto di legge non farà altro che gettare benzina sul fuoco e coloro che ci odiano potranno dire che vogliamo opprimere e mettere a tacere le persone”.
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