Il parlamento israeliano mercoledì 16 novembre ha dato l’approvazione preliminare alla controversa proposta di legge che permetterebbe di legalizzare retroattivamente gli insediamenti costruiti dai coloni israeliani su terreni privati appartenenti a cittadini palestinesi della Cisgiordania.
Gli Stati Uniti hanno definito la misura, promossa dai membri dell’estrema destra del governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu, “pericolosa” per il processo di pace, sostenendo che potrebbe dare il via alla legalizzazione di decine di insediamenti costruiti senza l’autorizzazione del governo di Gerusalemme.
Gli insediamenti in genere sono iniziati con alcuni pre-fabbricati installati sulle colline e abitati da alcuni coloni. Con il tempo hanno ricevuto la protezione dell’esercito israeliano e sono stati collegati alla rete idrica ed elettrica dalle autorità, che di fatto hanno ufficializzato l’occupazione, che in teoria resta illegale.
L’estrema destra di Casa ebraica e gli esponenti più a destra nel Likud, il partito nazionalista guidato da Netanyahu, hanno fatto pressione per l’approvazione della legge che tenta di aggirare l’ordine della Corte suprema di distruggere gli insediamenti ad Amona, dove 40 famiglie vivono in territorio palestinese.
Le autorità palestinesi hanno denunciato la proposta di legge come un ulteriore tentativo di Gerusalemme di annettere territori della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Gli insediamenti dei coloni sono visti dai palestinesi come una delle principali cause del fallimento dei colloqui di pace nel 2014.
La legge offre un compensazione monetaria o terreni alternativi ai reali proprietari palestinesi. Secondo i dati forniti da Naftali Bennet, il leader di Casa ebraica, la legge una volta approvata legalizzerebbe tra le duemila e le tremila case, in cui vivono circa 15mila cittadini israeliani.