Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    Cosa sta succedendo tra Israele e Iran

    Nelle ultime settimane si è registrata un'escalation di tensione tra Israele e Iran. Credit: Afp/Menahem Kahana

    Alta tensione tra i due paesi, impegnati su fronti opposti nella guerra in Siria: le ostilità si sono acuite dopo lo strappo degli Stati Uniti sull'accordo nucleare con Teheran

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 11 Mag. 2018 alle 11:01 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:10

    Tra Israele e Iran la tensione è sempre più alta. Le ostilità si sono acuite ulteriormente dopo lo strappo degli Stati Uniti sull’accordo nucleare con Teheran, sostenuto dal governo di Tel Aviv.

    Nelle ultime settimane i due paesi hanno intensificato le reciproche schermaglie.

    Dopo i 20 razzi lanciati contro le postazioni israeliane sulle alture del Golan, Israele ha risposto colpendo decine di obiettivi iraniani in Siria.

    Ventotto caccia-bombardieri hanno rovesciato 70 missili su quasi tutte le infrastrutture iraniane nella provincia di Homs.

    Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono morti almeno 23 combattenti, tra cui 5 soldati siriani e 18 miliziani di non meglio precisate forze alleate di Damasco.

    L’Iran ha smentito di aver attaccato le postazioni israeliane, ma Tel Aviv non ci crede e ha lanciato la rappresaglia.

    “Sono state colpite quasi tutte le infrastrutture iraniane in Siria”, ha annunciato il ministro della Difesa israeliano, Avigdor Lieberman.

    Lieberman ha avvertito l’Iran di “ricordarsi il detto: se piove su di noi, su di loro ci sarà la tempesta”.

    Secondo Teheran, l’attacco di Israele si è basato su “pretesti inventati e infondati”.

    “I ripetuti attacchi sono una violazione della sovranità nazionale e dell’integrità territoriale della Siria, contraria al diritto internazionale”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Bahram Ghasemi.

    È la prima volta che Israele punta il dito direttamente contro Teheran per un attacco contro il territorio israeliano ed è la prima volta che i due paesi si sono confrontati in maniera diretta.

    Nel mirino dei caccia sono finiti una cinquantina di obiettivi logistici, d’intelligence, magazzini e veicoli, insieme alla presunta base da cui erano partiti i missili contro il Golan.

    Oltre a questi, è stato colpito il sistema difensivo siriano nei pressi di Damasco.

    Prima di sferrare l’attacco Israele ha avvertito la Russia, paese alleato dell’Iran e della Siria.

    Nell’ultimo mese si sono segnalati diversi episodi di attacchi che hanno coinvolto le forze israeliane e quelle iraniane su fronti opposti (qui tutti gli aggiornamenti sul conflitto in Siria).

    Il 30 aprile il premier israeliano, Benjamin Netanyahu,  ha rivelato di essere a conoscenza di “documenti nucleari segreti” che provano che l’Iran non ha mai rinunciato al proprio programma nucleare per scopi militari.

    Netanyahu ha affermato di “sostenere pienamente” il ritiro “audace” del presidente Trump dal “disastroso” accordo sul nucleare.

    Le autorità dello stato ebraico hanno negato di volere un’escalation ma hanno sottolineato di essere pronte a rispondere duramente in caso di attacco.

    “Israele ha trasmesso un chiaro messaggio ai suoi nemici e all’Iran”, ha sottolineato il presidente del parlamento israeliano, la Knesset, Yuli-Yoel Edelstein.

    “Le regole del gioco sono cambiate”, ha aggiunto Edelstein. “Non tollereremo alcuna minaccia per la sicurezza dei nostri cittadini e non accetteremo il trinceramento delle forze iraniane nemiche a breve distanza dalle nostre comunità di confine”.

    Il portavoce delle forze di difesa israeliane, Ronen Manelis, ha detto che Israele è “pronto per qualsiasi scenario”.

    Dall’Iran il vice responsabile del consiglio supremo della sicurezza nazionale, Abu al-Fadl Hassan al-Baiji, ha dichiarato che “Teheran non ha nulla a che fare con i missili lanciati a Israele dalla Siria nella notte di mercoledì”.

    L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha confermato che nella notte tra il 9 e il 10 maggio 2018 c’è stato un attacco incrociato sulle alture del Golan, ma non ha specificato chi sia stato a condurre il raid.

    Intanto si è attivata la comunità internazionale. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha lanciato un appello alla de-escalation e la Russia ha esortato entrambe le parti alla “moderazione”.

    La Germania, pur ritenendo cruciale evitare un’ulteriore escalation, ha parlato di una “provocazione seria” iraniana e condannando “con forza” il lancio di razzi sul Golan.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version