Diretta live della guerra di Israele contro Hamas e Hezbollah oggi, lunedì 23 dicembre
Di seguito le ultime notizie di oggi, lunedì 23 dicembre 2024, sulla guerra tra Israele e Hamas a Gaza, contro Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen e la crisi in corso con l’Iran in Medio Oriente.
Ore 14,00 – Gaza, al-Jazeera: “Tre morti in due raid di Israele nel sud della Striscia” – Almeno tre persone sono rimaste uccise oggi nel sud della Striscia di Gaza a seguito di due attacchi aerei condotti dalle forze armate di Israele (Idf) a Rafah e Khan Younis. Lo riferisce l’emittente qatariota al-Jazeera Arabic, che cita fonti della Protezione civile del territorio costiero palestinese, secondo cui il primo raid ha provocato la morte di due persone a Rafah. Il secondo invece ha centrato un veicolo in transito presso la rotonda di Bani Suheila, a est di Khan Younis, uccidendo un’altra persona.
Ore 13,30 – Iran: i due vicepremier russi Overchuk e Savelev in visita a Teheran – Una delegazione russa, guidata dai vicepremier Alexei Overchuk e Vitaly Savelev, è arrivata oggi a Teheran, in Iran, per incontrare il presidente Masoud Pezeshkian. Lo riferiscono le agenzie di stampa russe Tass e Interfax, secondo cui la visita si inserisce nel quadro dell’accordo di cooperazione globale che i due Paesi si preparano a firmare. Iran e Russia, ha spiegato oggi in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Esmaeil Baghaei, hanno lavorato per stabilire una data per completare l’accordo. L’intesa, ha aggiunto, dovrebbe essere firmato durante una visita prevista a gennaio.
Ore 13,00 – Gaza: 45.317 morti dal 7 ottobre 2023, 58 solo nelle ultime 24 ore – Il bilancio delle vittime della guerra in corso nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023 si è attestato a 45.317 morti. Secondo i nuovi dati diffusi dal ministero della Salute controllato da Hamas, nel territorio costiero palestinese si contano anche 107.713 feriti, mentre solo nelle ultime 24 ore sarebbero morte 58 persone e altre 86 sarebbero rimaste ferite.
Ore 12,30 – Israele, tentata aggressione a un soldato a Gerusalemme: ferito gravemente un sospettato – Un uomo sospettato di una tentata aggressione ai danni di un soldato israeliano nei pressi del posto di blocco di Hizme, a Gerusalemme, è rimasto gravemente ferito dopo essere stato colpito dalle forze di sicurezza dello Stato ebraico. Lo riferiscono in due note separate la polizia e il servizio di emergenza Magen David Adom, citate dal quotidiano israeliano Haaretz, secondo cui l’aggressore è sceso da un’auto in via Sayeret Dukhifat, a Gerusalemme, brandendo un coltello mentre si avvicinava a un soldato. Il militare però ha subito aperto il fuoco contro il sospettato, che è stato in seguito ricoverato in un ospedale di Gerusalemme dopo essere rimasto gravemente ferito.
Ore 12,00 – Siria: il leader di HTS riceve a Damasco il ministro degli Esteri giordano Safadi – Il nuovo leader de facto della Siria e capo del gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham, Ahmed Hussein al-Shar’a, ha ricevuto oggi a Damasco il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi, che ha espresso il sostegno di Amman alla ricostruzione del Paese arabo. Secondo quanto riportato dalla tv ufficiale giordana al-Mamlaka, durante l’incontro i due hanno discusso delle modalità di cooperazione bilaterale, anche nei settori del commercio, della gestione delle frontiere, degli aiuti e dei collegamenti elettrici, oltre che della sicurezza. In questa occasione, secondo al-Mamlaka, Safadi ha espresso il sostegno del regno hashemita a “un governo che rappresenti tutte le parti in Siria”, così come alla “redazione di una nuova Costituzione”. “Accettiamo di sostenere il popolo siriano nella ricostruzione del proprio Stato”, ha affermato il ministro, ribadendo che “i Paesi arabi accettano di sostenere la Siria in questa fase senza alcuna interferenza esterna”. Si tratta della prima visita in Siria di un alto funzionario giordano dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad
Ore 11,30 – Libano: il premier Mikati in visita alle postazioni militari nel sud – Il primo ministro ad interim del Libano, Najib Mikati, si è recato oggi in visita presso alcune postazioni militari nel sud del Paese dei Cedri, a quasi un mese dall’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale Nna, si tratta della prima visita alle linee del fronte meridionale, dove si prevede che i soldati libanesi, in base all’accordo mediato dagli Stati Uniti, si schiereranno gradualmente a partire dal prossimo mese, dopo il ritiro dei miliziani del gruppo armato sciita e delle truppe dello Stato ebraico. “Abbiamo molti compiti davanti a noi, il più importante dei quali è il ritiro del nemico da tutte le terre che ha invaso durante la sua recente aggressione”, ha affermato Mikati dopo l’incontro con il capo di Stato maggiore dell’esercito, il generale Joseph Aoun, in una caserma militare libanese nella città sud-orientale di Marjayoun. “Allora l’esercito potrà svolgere i suoi compiti appieno”.
Ore 11,00 – Israele, il ministro degli Esteri Sa’ar: “Il ritorno di Trump ci offre grandi opportunità” – Il ritorno del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, alla Casa bianca offre “grandi opportunità” a Israele. Lo ha detto oggi il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar intervenendo alla Commissione Affari Esteri e Difesa della Knesset. “Anche il prossimo anno, il 2025, sarà un anno impegnativo”, ha affermato Sa’ar, secondo il quotidiano israeliano Haaretz, “ma anche un anno con grandi opportunità, con una nuova amministrazione guidata dal presidente eletto Donald Trump”. “Ciò non significa che ci saranno accordi su tutto e che non ci saranno più dibattiti, ma lascia sicuramente spazio all’ottimismo”, ha aggiunto il ministro, che ha anche annunciato un nuovo incontro a Bruxelles del Consiglio di associazione con l’Unione europea, che non si riunisce dal 2012, da fissare nei prossimi due mesi. “Non vediamo l’ora di aprire una nuova pagina di dialogo costruttivo con l’Unione europea”, ha dichiarato Sa’ar, secondo cui il suo ministero sta “gettando le basi” per un cambiamento nel modo in cui Israele si presenta sulla scena mondiale. “La tendenza non dovrebbe essere difensiva, la tendenza dovrebbe essere assertiva. Non credo che nessun altro approccio possa portare risultati”.
Ore 10,45 – Siria, il governo dell’Iran: “Sosteniamo la sua sovranità ma il Paese non diventi un rifugio per il terrorismo” – L’Iran sostiene la sovranità della Siria ma il Paese non dovrebbe diventare “un rifugio per il terrorismo”. Lo ha affermato oggi il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Esmaeil Baqaei, in una conferenza stampa riportata dall’agenzia ufficiale Irna. “La nostra posizione di principio sulla Siria è molto chiara: preservare la sovranità e l’integrità della Siria e lasciare che il popolo siriano decida sul suo futuro senza interferenze straniere distruttive”, ha detto Baqaei, secondo cui però il Paese non dovrebbe “diventare un rifugio per il terrorismo”. “Non abbiamo alcun contatto diretto con l’autorità al potere in Siria”, ha precisato il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, che ha sempre sostenuto il regime ultracinquantennale degli Assad, deposto lo scorso 8 dicembre.
Ore 9,30 – Israele: Netanyahu torna in tribunale per testimoniare al suo processo – Il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, è tornato oggi in tribunale per il quinto giorno di testimonianza nel processo penale che lo vede imputato, tra l’altro, per corruzione. Malgrado il procedimento si svolga sotto la giurisdizione del tribunale distrettuale di Gerusalemme, Netanyahu testimonia da una sede della Corte distrettuale di Tel Aviv per motivi di sicurezza. Prima dell’arrivo del premier in tribunale, l’ufficio della Procura di Stato israeliana ha ribadito le accuse nei confronti del capo del governo malgrado lo scetticismo espresso la scorsa settimana dai giudici del Tribunale distrettuale di Gerusalemme sulla solidità dei capi di imputazione. Netanyahu è accusato, tra l’altro, di aver chiesto e ottenuto una copertura stampa favorevole dal portale online Walla. Anche se il premier non fosse stato direttamente coinvolto nella formulazione di queste richieste, secondo i pubblici ministeri, ne era a conoscenza ed era anche consapevole del quadro in cui venivano formulate. “Tutte le richieste incluse nell’appendice (dell’atto di accusa, ndr) provenivano dall’imputato n. 1 (Netanyahu, ndr) e dalla sua famiglia, insieme e separatamente, e lui era a conoscenza di tutte, avendone una consapevolezza diretta e concreta o generale”, si legge nella nota della Procura. “Le affermazioni della difesa contraddicono le dichiarazioni da essa sollevate in passato”, continuano i procuratori, secondo cui è “ovvio” che l’ufficio della Procura di Stato non ha mai affermato che Netanyahu fosse a conoscenza di ogni specifica richiesta rivolta a Walla, affermando che “l’atto di accusa attribuisce all’imputato n. 1 (Netanyahu, ndr) la consapevolezza generale che le richieste venivano avanzate”. Il premier è arrivato oggi alle 9,00 ora locale (le 8,00 in Italia) perché alle 16,00 (le 15,00 in Italia) è atteso alla Knesset.
Ore 9,00 – Giordania: il ministro degli Esteri Safadi va in visita a Damasco – Il ministro degli Esteri del regno di Giordania, Ayman Safadi, si recherà oggi in visita ufficiale a Damasco, in Siria. Lo riferisce in una nota diramata sui social il ministero degli Esteri di Amman, secondo cui il capo della diplomazia del regno hashemita incontrerà il nuovo leader de facto della Siria e capo del gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham, Ahmed Hussein al-Shar’a, nome di battaglia: Abu Mohammad al-Jolani, su cui negli Stati Uniti pende tuttora una taglia da 10 milioni di dollari per terrorismo.
Ore 8,00 – Gaza, al-Jazeera: “11 morti in tre raid di Israele sulla zona di al-Mawasi” – Almeno 11 persone sono rimaste uccise nella notte nella Striscia di Gaza a seguito di tre attacchi aerei consecutivi condotti dalle forze armate di Israele (Idf) nella cosiddetta zona sicura di al-Mawasi, a ovest di Khan Younis, nel sud del territorio costiero palestinese, dove si sono rifugiati migliaia di sfollati. Lo riferisce l’emittente qatariota al-Jazeera Arabic, che cita i propri corrispondenti sul campo, secondo cui il primo raid, che ha colpito una tendopoli per sfollati, ha provocato la morte di sette persone. Il secondo invece ha centrato un veicolo civile, che trasportava alcuni sfollati da una zona all’altra di al-Mawasi, uccidendo altre due persone. Il terzo attacco ha invece colpito un veicolo di volontari locali impegnati nella consegna di aiuti umanitari.
Ore 7,00 – Iraq, media libanesi: “Milizie filo-iraniane accettano di cessare gli attacchi contro Israele e di non interferire nella transizione politica in Siria” – Le milizie filo-iraniane attive in Iraq hanno raggiunto un accordo con il premier di Baghdad, Mohammed Shia’ al-Sudani, accettando di sospendere le operazioni militari contro Israele e di non interferire nella transizione politica in Siria. Lo riferisce il quotidiano libanese al-Akhbar, considerato vicino al gruppo armato sciita filo-iraniano Hezbollah, che cita due esponenti di altrettante milizie coinvolte nel negoziato, Harakat Hezbollah al-Nujaba e Kata’ib Sayyid al-Shuhada, secondo cui Teheran ha concesso alle formazioni paramilitari irachene “la libertà di decidere riguardo all’arena siriana”. “Le operazioni delle fazioni contro Israele erano collegate alle operazioni del Hezbollah libanese e, quando è stato raggiunto il cessate il fuoco in Libano, le operazioni delle fazioni irachene si sono fermate”, ha chiarito l’esponente di Kata’ib Sayyid al-Shuhada. “Ci sono anche dei partner in Iraq che hanno un’opinione diversa e delle riserve su quelle operazioni e devono essere ascoltati”. “Le fazioni armate hanno aderito all’appello del governo iracheno, soprattutto dopo quanto accaduto in Siria, secondo cui potrebbe esserci l’intenzione di trascinare il Paese in uno scenario peggiore del rovesciamento del regime di Bashar al-Assad, che potrebbe portare al ritorno del terrorismo in Iraq”, ha aggiunto la fonte di Harakat Hezbollah al-Nujaba. I paramilitari iracheni hanno lanciato droni e missili contro Israele fin dall’inizio della guerra a Gaza dopo gli attentati del 7 ottobre 2023. Lo scorso ottobre, due soldati sono stati uccisi e altri 24 sono rimasti feriti quando un drone lanciato dall’Iraq ha colpito una base militare israeliana sulle alture occupate del Golan.
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