Diretta live della guerra tra Israele e Hamas oggi, venerdì 23 febbraio
Continuano i bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza mentre si tratta per un possibile accordo sugli ostaggi. All’Aia proseguono intanto le udienze della Corte internazionale di giustizia sulle accuse di genocidio rivolte dal Sudafrica a Israele. La Cina ieri ha invocato la soluzione due Stati e ha rivendicato il diritto dei palestinesi alla lotta armata. A livello internazionale cresce l’allarme per una possibile offensiva israeliana a Rafah, dove si trovano 1,4 milioni di profughi provenienti dal resto della Striscia di Gaza. Il Regno Unito sta valutando una sospensione delle forniture di armi a Israele in caso di attacco. Di seguito tutti gli aggiornamenti di oggi, venerdì 23 febbraio 2024, sulla guerra tra Israele e Hamas.
Ore 18,00 – Germania: un gruppo di vittime palestinesi denuncia Scholz per “complicità in genocidio” – Un gruppo di legali che assistono le famiglie di alcune delle vittime palestinesi della guerra in corso a Gaza ha presentato una denuncia penale in Germania contro il cancelliere tedesco Olaf Scholz, la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, il ministro della Difesa Boris Pistorius e il ministro dell’Economia Robert Habeck, accusando i vertici del governo di Berlino di “complicità in genocidio” per aver sostenuto l’offensiva militare di Israele e autorizzato l’esportazione di armi per un valore di 350 milioni di dollari a favore dello Stato ebraico. “Presentiamo una denuncia penale contro i vertici del governo tedesco per il crimine di favoreggiamento e complicità nel genocidio contro il popolo palestinese a Gaza attraverso la fornitura di armi a Israele e la concessione dei relativi permessi di esportazione di materiale bellico”, hanno fatto sapere oggi durante una conferenza stampa a Berlino gli avvocati delle vittime. La denuncia è stata presentata presso la Procura federale di Karlsruhe, nel sud-ovest della Germania. “I nostri governi in Europa hanno l’obbligo legale di non fornire a Israele alcun sostegno nel perpetrare l’attuale genocidio contro il popolo palestinese a Gaza”, ha detto Nadija Samour, uno degli avvocati coinvolti nell’azione legale. “Tutto ciò deve finire e questo è quello che speriamo di ottenere andando in tribunale. Questa causa invia un messaggio chiaro ai funzionari tedeschi: non si può continuare a rimanere complici di tale crimine senza subirne le conseguenze”. L’azione legale si basa sul pronunciamento della Corte internazionale di Giustizia de L’Aja, che il 26 gennaio scorso ha chiesto a Israele di “impedire” atti di genocidio nella Striscia definendo “plausibili” alcune delle istanze presentate dal Sudafrica, che accusa lo Stato ebraico di violare la relativa Convenzione delle Nazioni Unite a Gaza. “A seguito di quella sentenza, la Germania, come altri Stati terzi, ha il chiaro obbligo di prevenire il genocidio e i funzionari pubblici tedeschi dovrebbero usare la loro influenza e impiegare tutti i mezzi legali a loro disposizione per condizionare Israele affinché si astenga da atti genocidi”, ha aggiunto Samour. L’iniziativa è sostenuta dallo European Legal Support Center (ELSC) , nonché dal Palestine Institute for Public Diplomacy e dalla Law for Palestine under the Justice & Accountability for Palestine Initiative.
Ore 17,30 – Egitto amplia di 3 chilometri il muro al confine con la Striscia di Gaza – Le autorità dell’Egitto hanno fatto costruire, nell’ultima settimana, altri 3 chilometri della barriera di confine con la Striscia di Gaza. Lo riferisce il servizio BBC Verify dell’emittente pubblica britannica, secondo cui le immagini satellitari mostrano un “muro” lungo 4 chilometri eretto alla frontiera tra il Paese arabo e il territorio costiero palestinese, oltre a un “alveare di attività” nel nord della confinante penisola del Sinai, dove camion, gru e operai sono impegnati nella costruzione della barriera di confine. Le autorità del Cairo, che temono l’esodo in Egitto degli oltre 1,5 milioni di sfollati palestinesi attualmente rifugiatisi nella città di confine di Rafah assediata da Israele, ha però negato l’esistenza di tali lavori.
Ore 16,45 – Yemen, ancora raid Usa: abbattuti 7 droni e 2 missili Houthi – Le forze armate statunitensi distrutto oggi sette droni e due missili da crociera pronti a essere lanciati verso il Mar Rosso dai ribelli sciiti filo-iraniani Houthi, controllano gran parte dello Yemen settentrionale e occidentale. Lo riferisce in una nota il Comando centrale (CENTCOM) delle forze armate Usa, secondo cui tra i droni distrutti figurano anche tre velivoli senza pilota pronti a colpire navi commerciali in transito nel Mar Rosso. Intanto, secondo i media locali vicini ai ribelli, la coalizione guidata da Usa e Regno Unito ha compiuto tre raid aerei sulla località di Ras Issa, nel distretto di Al-Salif, a nord della città portuale di Hodeidah. Non è chiaro se gli attacchi denunciati dagli Houthi siano gli stessi confermati dal Comando Usa.
Ore 16,15 – Israele chiede all’Onu di intervenire contro Hezbollah, “o lo faremo noi” – Israele ha invitato le Nazioni Unite a “chiedere al governo libanese di assumersi la responsabilità di prevenire attacchi dal suo territorio contro” lo Stato ebraico, altrimenti Tel Aviv si riserva di “fare tutto ciò che è necessario” per impedirlo. L’esortazione è contenuta in una lettera inviata dal ministro degli Esteri israeliano Israel Katz al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, citata dall’emittente Channel 12. “Il Consiglio di Sicurezza deve chiedere al governo libanese di attuare pienamente le sue decisioni, assumersi la responsabilità di prevenire attacchi dal suo territorio contro Israele e garantire che l’area fino al fiume Litani sia libera dalla presenza di militari o armi”, si legge nel testo. “Israele ribadisce il proprio diritto fondamentale di fare tutto ciò che è necessario, nell’ambito del diritto internazionale, per proteggere i suoi cittadini da queste atroci violazioni”. Nella missiva, Katz sostiene inoltre che l’Iran fornisce armi (via mare, via terra e via aria) al gruppo armato sciita libanese Hezbollah in violazione della risoluzione n. 1701. Secondo Katz, molte delle spedizioni passano dall’Iraq e dalla Siria, da dove poi arrivano in Libano.
Ore 16,00 – Eurovision esamina il testo della cantante israeliana – Gli organizzatori dell’Eurovision Song Contest stanno “esaminando” il testo del brano dell’artista israeliana Eden Golan, October Rain, che conterrebbe alcuni riferimenti agli attentati di Hamas del 7 ottobre, verificando che non violino la regola che vieta di trasformare la competizione in un evento politico. Il testo del brano, trapelato ai media nelle scorso ore, si riferirebbe a chi è stato ucciso negli attacchi, citando anche i “fiori”, che secondo il quotidiano Israel Hayom sarebbe un nome in codice usato in ambito militare per le vittime della guerra. La European Broadcasting Union (Ebu), che gestisce il concorso previsto a Malmö (in Svezia) a maggio, si riserva di squalificare i cantanti che infrangono la regola di non trasformare l’evento in un caso politico. Negli scorsi mesi, una serie di petizioni avevano chiesto all’Ebu di escludere Israele dalla competizione a causa della guerra in corso a Gaza e dell’alto numero di vittime civili provocate dai bombardamenti dello Stato ebraico, ma la scorsa settimana gli organizzatori hanno deciso di ammettere la cantante israeliana al concorso.
Ore 15,30 – Onu denuncia “gravi violazioni dei diritti umani” da tutte le parti in guerra a Gaza e in Cisgiordania – L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unhchr) ha denunciato oggi le “gravi violazioni” dei diritti umani compiute “da tutte le parti in conflitto” in Israele, nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, chiedendo che sia fatta giustizia e che i responsabili rispondano dei propri crimini. “La giustizia è un prerequisito per porre fine ai cicli di violenza e affinché palestinesi e israeliani possano compiere passi significativi verso la pace”, ha affermato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk in occasione della pubblicazione del rapporto sulla situazione dei diritti umani in Israele, nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.
Ore 15,00 – Israele bombarda obiettivi nel Sud del Libano – L’aeronautica di Israele ha preso di mira una serie di obiettivi legati a Hezbollah in Libano meridionale. Lo ha reso noto oggi l’unità portavoce delle Idf, secondo cui aerei da combattimento israeliani hanno colpito diverse infrastrutture e un complesso militare di Hezbollah nel sud del Paese. Secondo l’emittente al-Jazeera, l’aviazione dello Stato ebraico ha effettuato una serie di raid nelle località di Labbouneh e Kafra Kila, in Libano meridionale.
Ore 14,30 – Hamas attende una nuova proposta di tregua dai colloqui di Parigi – Dopo giorni di colloqui al Cairo, Hamas attende gli sviluppi dei negoziati previsti nel fine settimana a Parigi mediati con Israele da Francia, Usa, Qatar ed Egitto. Lo riporta l’agenzia di stampa Reuters, citando una fonte interna al gruppo terroristico palestinese, secondo cui Hamas è in attesa di una nuova proposta di tregua e di scambio tra gli ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre e i detenuti palestinesi per scongiurare un attacco alla città di Rafah.
Ore 13,30 – Israele, ong: “Muore un altro detenuto palestinese arrestato a Gaza, il decimo dall’inizio della guerra” – Un palestinese originario di Gaza, arrestato dalle forze armate israeliane durante le operazioni militari in corso nella Striscia è morto nell’ambulatorio del carcere di Ramleh, nel centro di Israele. Lo ha reso noto oggi la Società dei Prigionieri Palestinesi, che monitora i detenuti nelle carceri israeliane e che non ha rivelato l’identità della vittima. La notizia è stata confermata all’agenzia di stampa Wafa dall’Autorità palestinese per gli affari dei detenuti, secondo cui si tratta del decimo prigioniero catturato a Gaza a morire in una prigione di Israele dall’inizio della guerra.
Ore 13,00 – Israele, Radio dell’Idf: “Ci esercitiamo per eventuale guerra in Libano” – Le forze armate israeliane sono impegnate in una serie di esercitazioni militari per prepararsi a un’eventuale guerra in Libano. Lo ha annunciato oggi la radio Galatz (acronimo di Galei Tzahal) dell’esercito israeliano. “La flotta di navi armate di missili ha condotto un’esercitazione per l’addestramento ai combattimenti su larga scala nel teatro navale, in coordinamento con l’aeronautica”, ha fatto sapere l’emittente radiofonica. “Tra gli scenari ipotizzati: contrastare attacchi da parte di aerei senza pilota, condurre salvataggi aerei decollando dalle nostre navi e rifornire di carburante le imbarcazioni armate di missili in mezzo al mare”.
Ore 12,30 – Anp, il piano di Netanyahu per il dopo Hamas a Gaza “è destinato a fallire” – L’Autorità Nazionale Palestinese ha criticato il piano presentato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu per il dopo Hamas a Gaza, ribadendo che qualsiasi iniziativa per il dopoguerra che non includa la Striscia come parte di uno Stato palestinese è “destinata a fallire”. “Gaza farà parte dello Stato palestinese con Gerusalemme come capitale”, ha detto oggi il ministro dell’Informazione, Nabil Abu Rudeineh, che è anche portavoce del presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas (Abu Mazen). “Qualsiasi piano che non preveda questo è destinato a fallire. Israele non riuscirà a cambiare la realtà geografica e demografica della Striscia”.
Ore 12,00 – Onu, basta armi a Israele – “Qualsiasi trasferimento di armi o munizioni a Israele”, che lo Stato ebraico possa “utilizzare a Gaza probabilmente viola il diritto umanitario internazionale e deve cessare immediatamente”. L’appello di un gruppo di esperti dell’Onu pubblicato oggi ricorda che “tali trasferimenti sono vietati anche se lo Stato esportatore non intende utilizzare le armi in violazione della legge internazionale – o non sa con certezza se possano essere utilizzate in quel modo – purché sussista un rischio evidente”. “Tutti gli Stati devono ‘garantire il rispetto’ del diritto internazionale umanitario da parte delle parti coinvolte in un conflitto armato, come richiesto dalle Convenzioni di Ginevra del 1949 e dal diritto internazionale consuetudinario”, si legge nell’appello. “Gli Stati devono pertanto astenersi dal trasferire qualsiasi arma o munizione – o parti di esse – se si prevede, dati i fatti o modelli di comportamento passati, che potrebbero essere utilizzate per violare il diritto internazionale”. Oltre 29.500 palestinesi sono stati uccisi e più di 69.600 sono rimasti feriti a Gaza dal 7 ottobre 2023, la maggior parte dei quali erano donne e bambini. “Israele ha ripetutamente mancato di rispettare il diritto internazionale”, hanno denunciato gli esperti dell’Onu.
Ore 11,30 – Israele progetta altri 3.300 alloggi per i coloni in Cisgiordania – Israele prevede la costruzione di oltre 3.300 alloggi per i coloni in Cisgiordania. Lo riferisce la Radio Channel 7, vicina ai coloni, secondo cui il premier Benjamin Netanyahu e i ministri della Difesa, Yoav Gallant, e delle Finanze, Bezalel Smotrich, hanno presentato alla “Commissione suprema per la progettazione” i progetti edilizi per 2.350 alloggi a Maaleh Adumim, vicino Gerusalemme, altri 694 a Efrat e 300 a Keidar, non lontano da Betlemme. Tutto questo in risposta a un attacco che ieri è costato la vita a un cittadino israeliano proprio a Maaleh Adumim. “Sappia ogni terrorista che vuole uccidere israeliani che replicheremo agli attacchi approfondendo il controllo su tutta la terra d’Israele”, ha dichiarato il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich.
Ore 10,45 – Gaza, il bilancio dei morti sale a 29.514 vittime – Il bilancio delle vittime della guerra in corso nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre si è attestato a 29.514 morti. Secondo i nuovi dati diffuso dal ministero della Salute controllato da Hamas, nel territorio costiero palestinese si contano anche 69.616 feriti e circa 7mila dispersi, mentre solo nelle ultime 24 ore sarebbero morte 104 persone in una decina di raid, che hanno provocato il ferimento di 160 palestinesi.
Ore 10,30 – Libano, media: “4 morti in un raid di Israele nel sud” – Quattro dipendenti dell’Autorità sanitaria islamica, un’organizzazione affiliata al gruppo armato sciita libanese Hezbollah , sono rimasti uccisi ieri in un raid israeliano contro il Centro di protezione civile nel villaggio di Blida, nel sud del Libano. Lo ha reso noto questa mattina l’emittente tv libanese Al Jadeed.
Ore 9,30 – Negoziati, direttori di Mossad e Shin Bet attesi oggi a Parigi per nuovi colloqui – Una delegazione israeliana guidata dal capo del Mossad (i servizi segreti esteri), David Barnea, e dal direttore dello Shin Bet (i servizi interni), Ronen Bar, è attesa oggi a Parigi nella speranza di “sbloccare” i colloqui per una nuova tregua con Hamas nella Striscia di Gaza. Funzionari statunitensi, israeliani, egiziani e del Qatar si incontrano di nuovo oggi a Parigi per rilanciare i negoziati per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e lo scambio tra gli ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre e i detenuti palestinesi.
Ore 9,15 – Biden: “Hamas non rappresenta il popolo palestinese” – Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ribadito oggi che Hamas “non rappresenta il popolo palestinese”. “Non userò mezzi termini. La stragrande maggioranza dei palestinesi non sta con Hamas. E Hamas non rappresenta il popolo palestinese”, ha scritto Biden sulla piattaforma social X (ex Twitter”. “Anche il popolo palestinese soffre a causa del terrorismo di Hamas. Dobbiamo avere gli occhi lucidi riguardo a questa realtà”.
Ore 9,00 – Hamas, il leader politico Ismail Haniyeh lascia il Cairo – Il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha lasciato Il Cairo insieme alla delegazione del gruppo terroristico, intervenuta negli scorsi giorni nella capitale egiziana per negoziare un accordo che porti al cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e a uno scambio tra gli ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre e i detenuti palestinesi. Lo ha reso noto oggi Hamas in un breve comunicato stampa, secondo cui la delegazione guidata da Haniyeh ha avuto diversi incontri con il maggiore generale Abbas Kamel, capo dei servizi segreti egiziani. Nelle stesse ore invece, funzionari statunitensi, israeliani, egiziani e del Qatar si incontrano di nuovo oggi a Parigi per rilanciare i negoziati per un cessate il fuoco e lo scambio dei prigionieri.
Ore 8,30 – Idf, ucciso un membro della Jihad islamica a Jenin – Un membro della Jihad islamica, coinvolto in diversi attentati contro Israele, è stato ucciso ieri sera dalle Idf in un attacco compiuto con un drone a Jenin, nella Cisgiordania occupata. Lo ha reso noto oggi l’esercito dello Stato ebraico, secondo cui l’attacco ha preso di mira Yasser Hanoun. L’uomo, si legge nel comunicato delle Idf, era “residente a Jenin” ed è stato descritto come un “terrorista della Jihad islamica, già arrestato in precedenza per il suo coinvolgimento nelle attività militari dell’organizzazione terroristica”. Secondo le forze armate armate israeliane, quando è stato ucciso, Hanoun “si preparava a commettere un altro attentato”. La sua auto è stata colpita per strada nel campo profughi di Jenin, un’area densamente popolata nel nord della Cisgiordania. A seguito dell’attacco, secondo fonti palestinesi, sarebbero rimaste ferite altre 4 persone.
Ore 8,00 – Unrwa, direttore Lazzarini: “L’Agenzia è a un punto di rottura” – L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) è arrivata a un “punto di rottura”. La denuncia arriva direttamente dal direttore Philippe Lazzarini in una lettera inviata alla presidenza dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. “È con profondo rammarico che oggi devo informarvi che l’Agenzia ha raggiunto un punto di rottura, con i ripetuti appelli di Israele al suo smantellamento e al congelamento dei finanziamenti dei donatori di fronte ai bisogni umanitari senza precedenti di Gaza”, si legge nella missiva pubblicata ieri sera sul profilo X (ex Twitter) di Lazzarini. “La capacità dell’Agenzia di adempiere al mandato conferitole dalla Risoluzione 302 dell’Assemblea Generale è ora seriamente minacciata”, ha aggiunto il direttore dell’Unrwa. L’Agenzia, fondata nel 1949, impiega quasi 30mila persone nei Territori palestinesi occupati e in Libano, Giordania e Siria, dove gestisce scuole e ospedali. Israele ha accusato 12 dipendenti a Gaza di essere stati coinvolti negli attentati del 7 ottobre scorso.
Ore 7,00 – Israele, Netanyahu presenta nella notte il “piano per il dopo Hamas” a Gaza – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha presentato nella notte il piano del governo di Tel Aviv per il “dopo Hamas” a Gaza. Presentato formalmente per la prima volta al gabinetto di sicurezza, il documento è citato stamattina da diversi giornali locali e delinea una serie di principi per la gestione della Striscia dopo la guerra: l’obiettivo di Tel Aviv è affidare il governo civile di Gaza a “funzionari locali” con “esperienza amministrativa”, non legati a “Paesi o entità che sostengano il terrorismo”. Il testo non cita l’Autorità Nazionale Palestinese.
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