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    Guerra Israele-Hamas, le ultime notizie. L’Onu: “Mezzo milione di persone rischiano di morire di fame”. Israele propone due settimane di tregua per gli ostaggi | DIRETTA

    Credit: AP Photo
    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 22 Dic. 2023 alle 07:00 Aggiornato il 22 Dic. 2023 alle 16:56

    Diretta live della guerra tra Israele e Hamas oggi, venerdì 22 dicembre

    Proseguono le trattative per una possibile tregua tra Israele e Hamas. Le fazioni palestinesi e Hamas hanno fatto sapere in un comunicato di non essere disponibili a rilasciare gli ostaggi se prima non cesseranno gli attacchi sulla Striscia di Gaza. Israele, dal canto suo, avrebbe rifiutato uno scambio tra gli ostaggi israeliani e oltre mille detenuti palestinesi. Nel frattempo, non si fermano gli attacchi a Gaza, mentre l’Oms lancia l’allarme sia sulle condizioni sanitarie della popolazione palestinese che sulla carenza di ospedali nel nord di Gaza. Di seguito tutti gli aggiornamenti di oggi, venerdì 22 dicembre 2023, sulla guerra tra Israele e Hamas.

    DIRETTA

    Ore 16,25 – Wall Street Journal: “Nave iraniana aiuta gli Houthi a dirigere attacchi nel Mar Rosso” – Le forze paramilitari iraniane stanno fornendo informazioni di intelligence in tempo reale agli Houthi, che le usano per orientare i loro droni e missili così da mirare le navi che attraversano il Mar Rosso. Lo riporta il Wall Street Journal citando alcune fonti, secondo le quali le informazioni sono raccolte da una nave di sorveglianza controllata dalle forze paramilitari dell’Iran nel Mar Rosso. Il coinvolgimento diretto di attori iraniani negli attacchi fa salire la posta in gioco per Israele e Stati Uniti e rischia di creare un nuovo fronte di conflitto.

    Ore 15,30 – Hamas: “Nessun accordo possibile senza un cessate il fuoco duraturo” – Hamas insiste. “L’accordo di scambio può essere raggiunto, ma non senza un cessate il fuoco duraturo e la fine di questa guerra contro il popolo palestinese”, ha detto alla tv satellitare al-Jazeera Husam Badran dell’ufficio politico del gruppo con un riferimento agli ostaggi trattenuti da Hamas nella Striscia di Gaza dall’attacco del 7 ottobre in Israele e ai prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Poi, ha proseguito, “tutte le questioni saranno oggetto di trattative e potranno essere messe sul tavolo”.

    Ore 15,00 – L’Ue trasferirà 118 milioni euro all’Autorità nazionale palestinese – L’Ue fornirà 118 milioni di euro in aiuti all’Autorità nazionale palestinese. Lo ha annunciato la Commissione europea, che ha osservato che i fondi saranno destinati a pagare tra l’altro gli stipendi dei funzionari pubblici in Cisgiordania e gli assegni sociali per le famiglie vulnerabili sempre nei Territori occupati e a Gaza.

    Ore 14,00 – Israele colpisce un’auto a Rafah: tre morti tra cui due minorenni – Tre morti (fra cui due minorenni) e almeno sei feriti: questo il bilancio della deflagrazione, avvenuta oggi a Rafah nel Sud della striscia di Gaza, di una jeep Hyundai. Lo ha riferito l’ospedale Yussef al-Najar di Rafah. Testimoni sul posto aggiungono che il veicolo è stato attaccato dalla aviazione israeliana e che potrebbe essersi trattato di una “esecuzione mirata”. Israele non ha ancora rilasciato dichiarazioni in merito a questo episodio. Rafah è la citta del Sud dove dopo la fine della tregua scaduta a inizio mese si sono rifugiate decine di migliaia di persone in fuga da Nord della Striscia e dalle altre località del Sud nel frattempo attaccate dall’Idf.

    Ore 13,00 – Mosca: “Telefonata Putin-Abu Mazen sul conflitto a Gaza” – Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente palestinese Abu Mazen hanno discusso del conflitto in Medio Oriente nel corso di una conversazione telefonica. Lo rende noto il Cremlino riporta la Tass, sottolineando che Putin ha espresso sostegno agli sforzi dell’Anp, ha parlato delle iniziative per una de-escalation e ha promesso di continuare a inviare aiuti umanitari a Gaza. Il presidente russo ha inoltre confermato l’invito ad Abu Mazen a visitare la Russia in una data da concordare.

    Ore 12,00 – Tv: “Israele propone due settimane di tregua per gli ostaggi” – Funzionari israeliani stanno discutendo altre proposte per convincere Hamas ad un negoziato che porti ad un nuovo scambio di ostaggi, nonostante la fazione islamica abbia chiesto come condizione ineludibile per questo la fine della “aggressione” a Gaza. Lo ha riportato la tv Kan che cita fonti a conoscenza del dossier. Una delle possibilità studiate – e sulle quali Hamas starebbe riflettendo – è quella, secondo quanto riferito, di una tregua di circa 2 settimane in cambio di decine di ostaggi. In precedenza la fazione islamica ha respinto una proposta di una settimana di tregua in cambio di 40 rapiti.

    Ore 11,00 – Nyt: “Israele bombarda dove aveva spinto civili a rifugiarsi” – Israele ha bombardato aree in cui aveva spinto i civili di Gaza ad andare per sfuggire alle devastazioni provocate dall’operazione di terra lanciata da Tel Aviv nella Striscia. Lo dimostrano le prove visive raccolte dal New York Times, che ha analizzato l’uso da parte di Israele di bombe da 2.000 libbre, circa 900 chili, nel sud di Gaza. Si tratta delle bombe tra le più distruttive presenti negli arsenali militari occidentali.

    Ore 10,00 – Cnn: “Su Gaza bombe da 900 chili, non si vedeva dai tempi del Vietnam” – Nel primo mese della sua guerra a Gaza, Israele ha sganciato centinaia di enormi bombe, come riporta un’analisi della Cnn e della società di intelligenza artificiale Synthetaic. Marc Garlasco, ex analista dell’intelligence della difesa statunitense ed ex investigatore dei crimini di guerra delle Nazioni Unite, ha affermato che la densità del primo mese di bombardamenti israeliani a Gaza “non si vedeva dai tempi del Vietnam”. Le immagini satellitari di quei primi giorni di guerra rivelano infatti più di 500 crateri da impatto di oltre 12 metri di diametro, coerenti con quelli lasciati dalle bombe da 2.000 libbre, circa 900 chili. Sono quattro volte più pesanti delle bombe più grandi che gli Stati Uniti hanno sganciato sull’Isis a Mosul, in Iraq.

    Ore 9,00 – Onu: “Mezzo milione di persone rischiano di morire di fame a Gaza” – Più di mezzo milione di persone a Gaza – un quarto della popolazione – rischiano di morire di fame, secondo un rapporto stilato da varie agenzie delle Nazioni Unite e ong. Secondo i dati del rapporto, la difficoltà a procurarsi da mangiare tra la popolazione ha superato quanto è avvenuto in Afghanistan e Yemen negli ultimi anni. Il rapporto – citato dal Guardian – avverte che il rischio di carestia “sta aumentando ogni giorno”, imputando la fame agli aiuti insufficienti che entrano a Gaza. Il rapporto pubblicato da 23 agenzie Onu e non governative ha rilevato che l’intera popolazione di Gaza è in crisi alimentare, con 576.600 persone a livelli “catastrofici” di fame.

    Ore 8,00 – Usa: “Eravamo pronti a votare la risoluzione su Gaza” – L’ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu Linda Thomas-Greenfield, ha dichiarato che dopo aver “lavorato duro e diligentemente nel corso della scorsa settimana” con l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti sulla risoluzione per Gaza, Washington era pronta “a sostenere la bozza così come era scritto”. Lo riporta il New York Times. Non è chiaro a questo punto cosa possa aver impedito per l’ennesima volta il voto nel consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

    Ore 7,00 – Onu rinvia ancora voto su risoluzione per Gaza – Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha nuovamente rinviato il voto sulla risoluzione per Gaza. Gli Stati Uniti ora sostengono la risoluzione, ma altri Paesi chiedono un testo più forte con anche l’appello per la sospensione urgente delle ostilità tra Israele e Hamas. Il progetto di risoluzione è stato discusso a porte chiuse per oltre un’ora dai membri del consiglio, poiché ci sono stati cambiamenti significativi, molti rappresentanti hanno affermato di aver bisogno di consultare le proprie capitali prima del voto, previsto per oggi. L’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha detto ai giornalisti che gli Stati Uniti sostengono il nuovo testo e che, se verrà messo ai voti, lo appoggeranno.

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