Diretta live della guerra tra Israele e Hamas oggi, venerdì 12 luglio
A oltre nove mesi dagli attentati del 7 ottobre in Israele, la guerra scatenata dallo Stato ebraico nella Striscia di Gaza contro Hamas non accenna a fermarsi. Ormai i morti nel territorio costiero palestinese hanno superato i 38mila e sono più di 88mila i feriti, mentre almeno 327 soldati israeliani sono caduti dall’inizio dell’offensiva e oltre 460 persone sono rimaste uccise in Libano negli scontri tra Tel Aviv e il gruppo armato sciita Hezbollah. Malgrado tutto i colloqui per una tregua a Gaza e per la liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza vanno avanti: dopo il round di negoziati tenuto a Doha, in Qatar, si è aperta una nuova fase di dialogo al Cairo, in Egitto. Di seguito le ultime notizie di oggi, venerdì 12 luglio 2024, sulla guerra tra Israele e Hamas e la crisi in corso in Medio Oriente.
Ore 18,00 – Hamas vuole una garanzia scritta che la guerra non riprenderà dopo la liberazione degli ostaggi – Hamas vuole una garanzia scritta che Israele non riprenderà la guerra nella Striscia di Gaza dopo la liberazione del primo gruppo di ostaggi. Lo ha rivelato oggi in un’intervista all’agenzia di stampa statunitense Associated Press Ahmed Abdul-Hadi, capo dell’ufficio politico di Hamas in Libano, secondo cui il gruppo terroristico palestinese si è mostrato “flessibile” su alcuni punti ma continua a insistere sul fatto che “i negoziati per una tregua permanente dovrebbero continuare finché non verrà raggiunto un cessate il fuoco permanente”, in contrapposizione alla formulazione della proposta attuale, secondo cui il cessate il fuoco dovrebbe continuare finché proseguono i negoziati. “Netanyahu può fermare i negoziati e quindi riprendere l’aggressione” in qualsiasi momento, ha detto Abdul-Hadi. “Vogliamo qualcosa di scritto per garantire che i negoziati continuino fino a raggiungere un cessate il fuoco permanente”. L’esponente di Hamas ha poi negato pressioni da parte della leadership del gruppo terroristico a Gaza perché l’ufficio politico all’estero accetti l’accordo sul tavolo a causa delle difficoltà militari incontrate nella Striscia. “La situazione militare è molto solida per la resistenza (Hamas, ndr) ed è migliore rispetto ai primi giorni della guerra”, ha assicurato Abdul-Hadi, secondo cui Hamas non intende tornare a governare Gaza dopo la guerra, ma preferisce un esecutivo apartitico. Tuttavia, ha aggiunto, la futura forma di governo è “una questione palestinese concordata dal popolo palestinese” e non è sul tavolo degli attuali negoziati. “Non vogliamo governare di nuovo Gaza da soli nella prossima fase”, ha assicurato. “Vogliamo avere una partnership e un accordo nazionale”. In questo senso, ha annunciato Abdul-Hadi, un incontro tra Hamas e il suo principale rivale Fatah dovrebbe aver luogo in Cina entro la fine del mese. “Speriamo che questo incontro porti a un accordo nazionale”, ha detto l’esponente del gruppo terroristico.
Ore 17,30 – Il 19 luglio la Corte de L’Aja si pronuncerà sulle conseguenze giuridiche dell’occupazione dei Territori palestinesi da parte di Israele – Il 19 luglio prossimo la Corte Internazionale di Giustizia de L’Aja si pronuncerà sulle conseguenze giuridiche dell’“occupazione dei Territori palestinesi” da parte di Israele. Lo ha annunciato oggi in una nota il Tribunale dell’Onu. Con una risoluzione approvata l’anno scorso, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva chiesto alla Corte de L’Aja un parere consultivo e non vincolante sulle implicazioni legali delle azioni di Israele in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. A febbraio 52 Paesi hanno presentato le proprie argomentazioni in merito al Tribunale internazionale. All’epoca il premier Benjamin Netanyahu accusò l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di “distorcere i fatti storici” dichiarando che il popolo ebraico non può essere “un occupante” nella propria terra. Sebbene Israele abbia già ignorato in passato tali pronunciamenti, una sentenza negativa da parte della Corte Internazionale di Giustizia potrebbe aumentare la pressione politica su Tel Aviv.
Ore 17,00 – Gaza, Idf: “Ucciso il vicecomandante della brigata di Shejaya di Hamas” – Ayman Shweidah, vicecomandante del battaglione di Shejaiya di Hamas, è stato ucciso in un recente attacco aereo israeliano a Gaza City. Lo riferiscono in una nota le forze armate di Israele (Idf), secondo cui Shweidah era coinvolto negli attentati del 7 ottobre scorso e durante la guerra a Gaza ha portato a termine numerosi attacchi contro le truppe dello Stato ebraico nella Striscia. Nell’attacco è rimasto ucciso anche uno dei luogotenenti della brigata, Ubadah Abu Hain, veterano e membro di spicco del battaglione Shejaiya che ha avuto un ruolo significativo nei combattimenti.
Ore 16,00 – Libano, media: “Raid attribuito all’Idf contro una moto ” – Un attacco aereo attribuito alle forze armate di Israele (Idf) ha colpito oggi una motocicletta nella città di Mari, nel Libano meridionale. Lo riporta l’emittente televisiva Al-Mayadeen, considerata vicina al gruppo armato sciita libanese Hezbollah, secondo cui l’obiettivo del raid era proprio il motociclista. Al momento non sono state fornite ulteriori informazioni né siamo a conoscenza di vittime o feriti. Né l’Idf né Hezbollah hanno per il momento commentato la notizia.
Ore 15,30 – Gaza, Idf: “Trovate armi nel quartier generale dell’Unrwa a Gaza City” – Le forze armate di Israele (Idf) affermano di aver trovato armi nel quartier generale dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) a Gaza City ma non ha mostrato le prove di quanto affermato. Secondo una nota diramata dai militari, le truppe israeliane hanno inoltre di distrutto un tunnel vicino all’edificio, utilizzato da Hamas. Tutto questo è avvenuto durante le due settimane di raid nei quartieri occidentali e meridionali di Gaza City, che hanno costretto decine di migliaia di persone a fuggire e che hanno ridotto in macerie intere zone della città. Dall’inizio della guerra, Israele ha preso di mira centinaia di edifici, ospedali e scuole gestiti dall’Agenzia delle Nazioni Unite, sostenendo che fossero utilizzati per scopi militari dai gruppi terroristi palestinese. Ma non fornisce alcuna prova a sostegno delle sue affermazioni. Tel Aviv accusa anche alcuni dipendenti dell’organizzazione di aver partecipato agli attentati del 7 ottobre scorso ma anche in questo caso non fornisce prove. Secondo l’Unrwa, dal 7 ottobre, almeno 524 persone sono rimaste uccise mentre cercavano rifugio nelle strutture dell’Agenzia. Solo la scorsa settimana, una trentina di persone sono morte nei raid dell’Idf contro quattro scuole dell’Unrwa dove si erano rifugiati centinaia di sfollati.
Ore 15,00 – Gaza, media palestinesi: “4 operatori umanitari stranieri uccisi in un raid dell’Idf a Rafah” – Quattro operatori umanitari stranieri sono rimasti uccisi in un raid aereo compiuto dalle forze armate di Israele (Idf) su un magazzino contenente aiuti internazionali ad Al-Mawasi, a nord-ovest di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferiscono diverse testate arabe e palestinesi e anche il quotidiano israeliano Haaretz, secondo cui le vittime lavoravano per la Fondazione Internazionale Al-Khair.
Ore 14,30 – Israele, Times of Israel conferma: “Discusso ritiro delle Idf dal valico di Rafah ai negoziati per la tregua” – I negoziatori di Israele, malgrado la smentita dell’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu, hanno effettivamente discusso la possibilità di un ritiro delle forze armate dello Stato ebrauco (Idf) dal cosiddetto “Corridoio di Filadelfia”, che segna il confine tra il territorio costiero palestinese e l’Egitto, come parte di un potenziale accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e per la liberazione degli ostaggi. Lo riferiscono al quotidiano online The Times of Israel due funzionari coinvolti nei colloqui, secondo cui il ritiro delle truppe dello Stato ebraico farebbe parte di un’intesa – non ancora definita – che vedrebbe l’Egitto, con l’aiuto degli Stati Uniti e di altri partner internazionali, rafforzare la frontiera per impedire a Hamas di introdurre di nascosto armi a Gaza dal Sinai. L’accordo, concludono le fonti citate, prevederebbe la costruzione di un muro sotterraneo lungo il confine per neutralizzare la minaccia dei tunnel.
Ore 14,00 – Libano, media: “Idf colpiscono un veicolo dell’esercito libanese nel sud, nessun ferito” – Un veicolo dell’esercito libanese schierato nella regione del fiume Wazzani, nel distretto di Hasbaya del governatorato di Nabatiye, nel sud-est del Paese arabo, è finito sotto il fuoco delle mitragliatrici israeliane appostate nel villaggio di Ghajar, nella zona delle Alture del Golan illegalmente annessa da Israele. Lo ha riferito al quotidiano libanese L’Orient-Le Jour un portavoce militare, secondo cui nessuno dei soldati coinvolti è rimasto ferito.
Ore 13,45 – Israele, l’ufficio del premier smentisce: “Nessun negoziato con l’Egitto per il ritiro dal valico di Rafah” – L’ufficio del primo ministro israeliano ha definito “totalmente falsa” la notizia diffusa dall’agenzia di stampa Reuters e dal quotidiano libanese al-Akhbar, secondo cui Tel Aviv starebbe negoziando il ritiro delle proprie truppe dal confine tra Gaza e l’Egitto – il cosiddetto “Corridoio di Filadelfia” – come parte di un potenziale accordo per un cessate il fuoco nella Striscia. “Il primo ministro (Benjamin Netanyahu, ndr) insiste affinché Israele rimanga nel Corridoio di Filadelfia”, si legge in una nota diramata oggi dall’ufficio del premier israeliano. “Questo è ciò che ha ordinato alla squadra di negoziatori, chiarito questa settimana ai rappresentanti degli Stati Uniti e riferito ieri al gabinetto (di sicurezza, ndr)”.
Ore 13,00 – Paesi Bassi: tribunale de L’Aja rigetta la causa di tre ong contro l’export di componenti per F-35 a Israele – Il tribunale distrettuale de L’Aja ha respinto la richiesta di tre ong olandesi di ordinare al governo dei Paesi Bassi di bloccare tutte le esportazioni di componenti aeronautiche per i caccia F-35 perché potrebbero potenzialmente finire in Israele. A fine giugno, le ong Oxfam Novib, Pax e The Rights Forum, avevano fatto nuovamente causa al governo olandese dopo aver ottenuto a febbraio un’ordinanza da parte di un tribunale distrettuale che aveva vietato a Paesi Bassi di vendere questo genere di materiali bellici allo Stato ebraico per timore che Tel Aviv possa usare gli F-35 nella Striscia di Gaza, violando così il diritto umanitario internazionale. Secondo i ricorrenti, lo Stato aveva interrotto l’esportazione diretta in Israele di componenti aeronautiche per i caccia F-35 ma ha continuato a vendere tali prodotti agli Usa e ad altri Paesi, da cui poi si rifornisce Tel Aviv. Per questo, secondo le tre ong, il tribunale avrebbe dovuto bloccare tutte le esportazioni olandesi di componenti aeronautiche per i caccia F-35, ai sensi dell’ordinanza emessa a febbraio. Tuttavia, la Corte ha rigettato l’interpretazione “troppo ampia” dei ricorrenti della sentenza precedente e ha stabilito che lo Stato olandese sta rispettando il divieto di export come ordinato.
Ore 12,45 – Hamas propone un “governo apartitico che amministri Gaza e la Cisgiordania dopo la guerra” – Hamas ha proposto che un “governo imparziale con competenze nazionali governi Gaza e la Cisgiordania dopo la guerra”. Lo ha annunciato oggi alla stampa il membro dell’ufficio politico del gruppo terroristico palestinese Hossam Badran, secondo cui questo esecutivo dovrebbe essere apartitico e dovrebbe inoltre “tracciare la strada verso le elezioni generali” e non subire “alcuna interferenza esterna”. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Afp, che cita in via anonima un altro esponente di Hamas, la proposta di un governo apartitico è stata presentata “ai mediatori”.
Ore 12,15 – Gaza, governo Hamas: “32 morti nei 70 raid notturni dell’Idf” – Almeno 32 persone, “in maggioranza donne e bambini”, sono morte durante la notte nella Striscia di Gaza a seguito di 70 raid compiuti dalle forze armate di Israele. Lo riferisce in una nota diramata su Telegram il ministero della Sanità del governo della Striscia, controllato da Hamas, secondo cui le vittime “sono state trasferite negli ospedali” del territorio costiero palestinese, senza però specificare quali. Secondo il gruppo terroristico, “più di 70 attacchi aerei” sono stati effettuati nella notte dall’Idf in diverse località della Striscia, comprese le aree di Gaza City, del campo profughi di Nuseirat (nel centro del territorio), Khan Younis e Rafah (nel sud).
Ore 11,30 – Gaza, media: “Progressi sulla riapertura del valico di Rafah” – I negoziati per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e la liberazione degli ostaggi israeliani hanno registrato alcuni progressi sulla riapertura del valico di frontiera di Rafah, tra il territorio costiero palestinese e l’Egitto. Lo riportano sia l’agenzia di stampa Reuters che il quotidiano libanese al-Akhbar, secondo cui in merito è stata raggiunta un’intesa non definitiva che prevede la gestione del valico da parte dell’Egitto in collaborazione con le fazioni palestinesi a patto che sia garantita anche una presenza israeliana. In che forme è tutto da decidere. In una prima fase, secondo il quotidiano libanese, sarà consentito ai pazienti palestinesi di lasciare la Striscia per ricevere cure mediche all’estero. Secondo tre fonti (di cui due egiziane) citate dall’agenzia di stampa Reuters invece, Israele e l’Egitto stanno trattando su un sistema di sorveglianza elettronica lungo il confine tra il Paese arabo e la Striscia di Gaza, che potrebbe consentire a Tel Aviv di ritirare le sue truppe dall’area in caso di cessate il fuoco. La presenza delle forze armate israeliane (Idf) al confine è uno dei punti più problematici che bloccano un potenziale accordo di tregua perché sia Hamas che l’Egitto, mediatore nei colloqui, sono contrari. Tel Aviv però teme che un ritiro delle truppe dalla zona di frontiera, denominata “Corridoio di Filadelfia” dalle autorità israeliane, consenta all’ala armata di Hamas, le Brigate Ezzeddine al-Qassam, di introdurre di nascosto armi e rifornimenti a Gaza tramite i tunnel sotterranei che corrono tra i due territori, permettendo un riarmo del gruppo terroristico e nuove minacce contro Israele. Un sistema di sorveglianza potrebbe invece spianare la strada anche a un accordo per un cessate il fuoco, malgrado permangono numerosi altri ostacoli.
Ore 10,30 – Media: “Israele estenderà a tre anni il servizio militare obbligatorio” – Il governo israeliano vuole estendere a 36 mesi (3 anni) il servizio militare obbligatorio per i soldati delle forze armate (Idf). Lo ha riferito al quotidiano online The Times of Israel una fonte a conoscenza della questione, secondo domenica 14 luglio il Consiglio dei ministri voterà un provvedimento in questo senso. La decisione arriva a pochi giorni dall’appello lanciato dal ministro della Difesa Yoav Gallant ad approvare tale misura. Secondo l’emittente locale Channel 12, il gabinetto di sicurezza ha già approvato il provvedimento che, una volta passato anche in Consiglio dei ministri, entrerà in vigore per i prossimi otto anni.
Ore 10,00 – Israele, Idf: “Razzo lanciato dal Libano precipita nel nord: nessun ferito” – Un razzo lanciato dal Libano è precipitato in zona disabitata nei pressi della comunità di Adamit, nel nord di Israele. Lo riferiscono in una nota le forze armate israeliane (Idf), secondo cui l’attacco non ha provocato né vittime né feriti. Il razzo aveva fatto scattare le sirene di allarme nella zona.
Ore 9,00 – Siria, Idf: “Colpita postazione militare siriana sul Golan” – Le forze armate israeliane (Idf) hanno colpito nella notte una postazione militare del regime di Damasco a Tasil, nella Siria meridionale. Lo hanno reso noto oggi in un comunicato le Idf, secondo cui il raid è stato effettuato in risposta a un attacco missilistico condotto dai militari siriani. Nella tarda serata di ieri infatti un razzo lanciato dalla Siria era precipitato in un’area disabitata nel sud delle alture del Golan, senza provocare né vittime né feriti.
Ore 8,30 – Gaza, al-Jazeera: “Almeno 12 morti nelle ultime 12 ore nei raid dell’Idf” – Almeno 12 persone sono rimaste uccise nelle ultime 12 ore nella Striscia di Gaza a causa dei raid compiuti dalle forze armate di Israele (Idf). Lo riporta l’emittente qatarina al-Jazeera, che cita i suoi corrispondenti sul campo, secondo cui 8 vittime sono decedute nel quartiere di Tal as-Sultan, nella periferia occidentale della città di Rafah, nel sud della Striscia, compresa una donna e due dei suoi figli e un uomo con suo figlio. Almeno altre quattro persone sono invece rimaste uccise nel campo profughi di Nuseirat, nella zona centrale del territorio costiero palestinese. Altre due persone sono rimaste gravemente ferite nel sud-est di Khan Younis a seguito di un altro raid israeliano.
Ore 8,00 – Turchia, Erdogan: “Nessuna cooperazione Nato-Israele senza la pace in Palestina” – La Turchia non approverà alcun tentativo di cooperazione con Israele da parte della Nato “finché non verrà stabilita una pace completa e sostenibile in Palestina”. Lo ha detto oggi in conferenza stampa a margine del summit dell’Alleanza il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
Ore 7,30 – Israele, Idf: “Ucciso un riservista in un attacco di Hezbollah” – Le forze armate israeliane (Idf) hanno confermato la morte di un riservista ucciso ieri da un attacco di Hezbollah nel nord dello Stato ebraico. Secondo una nota diramata nella notte dai militari, la vittima è il sergente maggiore (in congedo) Valeri Chefonov, 33 anni, originario di Netanya, in servizio come addetto alla gestione dei veicoli presso il 9308esimo battaglione della 228esima brigata “Alon”. L’uomo è morto in ospedale a seguito delle ferite riportate dopo essere stato investito dall’esplosione di un drone carico di esplosivo che ha colpito ieri il Kibbutz Kabri. L’uccisione di Chefonov porta a 682 il bilancio delle vittime militari israeliane dal 7 ottobre, di cui 327 uccise nella Striscia di Gaza dall’inizio dell’offensiva dello Stato ebraico nel territorio costiero palestinese.
Ore 7,15 – Biden assicura: “Progressi verso un accordo tra Israele e Hamas” – Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha assicurato che sono stati registrati diversi “progressi” verso un accordo tra Israele e Hamas per porre fine alla guerra in corso da oltre nove mesi nella Striscia di Gaza. “Gli Stati Uniti lavorano da mesi per raggiungere un cessate il fuoco a Gaza, per riportare a casa gli ostaggi, per aprire la strada alla pace e alla stabilità in Medio Oriente”, ha detto durante una conferenza stampa tenuta a Washington a margine del vertice della Nato. “Sono domande difficili e complesse. Ci sono ancora delle divergenze da colmare. Stiamo facendo progressi. La tendenza è positiva e sono determinato a concludere questo accordo e a porre fine a questa guerra, che dovrebbe finire ora”, ha aggiunto. “Guardandoci indietro, ci sono molte cose che avrei voluto convincere gli israeliani a fare”, ha ammesso Biden. “Ma alla fine abbiamo un’opportunità ora. È ora di porre fine a questa guerra”. Il presidente Usa ha poi affermato che Washington, , il principale sostenitore militare internazionale di Israele, non invierà bombe da 2.000 libbre (907 kg) a Tel Aviv. “Non fornirò le bombe da 2.000 libbre. Non possono essere utilizzate a Gaza o in qualsiasi altra area popolata senza causare tragedie umanitarie”, ha affermato Biden. In precedenza però, un anonimo funzionario statunitense aveva rivelato alla stampa che gli Usa avrebbero ripreso la consegna degli ordigni da 500 libbre (226 kg) a Israele, sospesa a maggio a causa delle preoccupazioni di Washington riguardo l’offensiva poi avviata comunque dallo Stato ebraico contro Rafah, nel sud della Striscia. La fornitura fu sospesa a causa della presenza nella stessa spedizione di 1.800 bombe da 2.000 libbre, e “dell’impatto che avrebbero potuto avere in contesti urbani densamente popolati”, spiegò all’epoca un alto funzionario americano.
Ore 7,00 – Yemen, Usa: “Distrutti 3 droni aerei e 5 marini degli Houthi” – Nelle ultime 24 ore le forze armate degli Stati Uniti hanno distrutto tre droni aerei e cinque imbarcazioni senza pilota appartenenti al gruppo armato sciita yemenita degli Houthi. Lo riporta una nota diramata nella notte dal Comando Centrale delle forze armate degli Stati Uniti (Centcom), secondo cui un drone aereo è stato intercettato in una zona dello Yemen controllata dagli Houthi mentre tutti gli altri dispositivi sono stati abbattuti dopo essere stati lanciati verso il Mar Rosso.
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