Diretta live della guerra tra Israele e Hamas oggi, martedì 11 giugno
Mentre il premier Netanyahu deve fare i conti con l’addio al governo di Benny Gantz che ha chiesto elezioni anticipate, gli Usa, secondo quanto scrivono gli organi di stampa, starebbero trattando con Hamas per arrivare alla liberazione di cinque ostaggi americani. Intanto, il New York Times sostiene che “Hamas ha dato ordine di uccidere gli ostaggi se i militari israeliani dell’Idf arriveranno a salvarli”. Nel frattempo, secondo il ministero della Sanità palestinese, è salito a 37.124 il numero totale delle persone uccise nella Striscia dal 7 ottobre e di 84.712 quello dei feriti. Di seguito le ultime notizie di oggi, martedì 11 giugno 2024, sulla guerra a Gaza tra Israele e Hamas e la crisi in corso in Medio Oriente.
Ore 18,00 – Yemen: l’Onu respinge le accuse di spionaggio contro i suoi dipendenti arrestati dagli Houthi – L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Turk, ha respinto “categoricamente le oltraggiose accuse” mosse dagli Houthi contro alcuni funzionari dell’Onu e operatori umanitari arrestati in Yemen dal gruppo armato yemenita per spionaggio e ne ha chiesto la liberazione “immediata e senza condizioni”. La scorsa settimana, gli Houthi hanno arrestato 11 dipendenti yemeniti dell’Onu, nove uomini e due donne, tra cui sei funzionari dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, uno dell’Ufficio dell’inviato speciale in Yemen, un altro del Programma per lo Sviluppo, uno dell’Unicef, uno del World Food Program e l’ultimo dell’Unesco. A questi arresti, secondo la locale Mayyun Organisation for Human Rights, ne sono seguiti altri ai danni di dipendenti delle ong internazionali nelle province di Amran, Hodeida, Saada e Saana’a controllate dal gruppo armato sciita filo-iraniano. Tutti i fermati sono stati accusati ieri di far parte di una rete di spionaggio israelo-americana. “Respingo categoricamente le oltraggiose accuse contro il nostro personale e sono profondamente preoccupato per le condizioni in cui si trovano le persone trattenute”, ha detto oggi Volker Turk.
Ore 17,30 – Israele: la Knesset vota a favore del ddl per rallentare l’arruolamento degli ultra-ortodossi nell’Idf – Il Parlamento israeliano ha votato oggi a favore di un controverso disegno di legge, difeso dal primo ministro Benjamin Netanyahu ma criticato dal suo ministro della Difesa Yoav Gallant, volto a rallentare l’arruolamento degli ebrei ultra-ortodossi nelle forze armate (Idf). Il servizio militare è obbligatorio per tutti in Israele ma gli ultra-ortodossi possono evitarlo se si dedicano allo studio dei testi sacri dell’ebraismo, secondo un’esenzione stabilita nel 1948 dal fondatore dello Stato David Ben-Gurion, poi giudicata “discriminatoria e illegittima” dalla Corte Suprema nel 2017. Nel 2022, poco prima del ritorno al potere del governo di Benjamin Netanyahu e dei suoi alleati di estrema destra, per rispettare la decisione dei giudici la Knesset aveva approvato in prima lettura un disegno di legge che regolava il servizio militare per gli ultra-ortodossi, abbassando da 26 a 21 anni l’età di esenzione dalla coscrizione obbligatoria per gli studenti delle yeshivah (le scuole religiose) e aumentando così il tasso di reclutamento nella comunità haredi ma di fatto rallentandolo a tal punto da metterne in dubbio l’efficacia. Il voto di oggi, concluso con una maggioranza di 63 favorevoli contro 57 contrari, ha stabilito che il Parlamento dovrà continuare a esaminare questo disegno di legge, rinviato alla Commissione affari esteri e difesa prima di una seconda e terza lettura. Netanyahu, il cui governo dipende dal sostegno dei partiti religiosi, ha votato a favore del disegno di legge che di fatto non abolisce l’esenzione per la comunità haredi. Ma il suo ministro della Difesa e collega di partito del Likud, Yoav Gallant, si è opposto: “Non dobbiamo fare politica meschina a discapito dei grandi combattenti dell’esercito”, ha dichiarato dopo il voto, sfidando il capo del governo a promuovere una riforma del servizio militare che includa la coscrizione obbligatoria anche per gli ultra-ortodossi. Anche il leader dell’opposizione, Yair Lapid, ha criticato il voto del Parlamento accusando il governo Netanyahu di voler fare di “tutto” per restare al potere e di non credere quindi in “nessun valore”. “Questo è uno dei momenti di più spregevole umiliazione mai vissuti dalla Knesset”, ha dichiarato Lapid.
Ore 17,00 – Giordania, Blinken incontra il premier dell’Anp Mustafa: “Usa sostengono la creazione di uno Stato palestinese” – Il segretario di Stato Usa Antony Blinken “ha confermato” oggi al primo ministro palestinese Mohammad Mustafa “il sostegno degli Stati Uniti alla creazione di uno Stato palestinese, insieme alle garanzie di sicurezza per Israele”. Lo ha riferito oggi in una nota il Dipartimento di Stato, secondo cui l’incontro tra Blinken e Mustafa è avvenuto in Giordania in occasione della conferenza internazionale organizzata dal regno arabo insieme all’Onu e all’Egitto per raccogliere fondi a favore della popolazione palestinese della Striscia di Gaza. I due, si legge nel comunicato, hanno discusso “della necessità di una piena e coerente attuazione delle riforme promosse dall’Anp (Autorità nazionale palestinese, ndr), per realizzare le sue aspirazioni in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza”.
Ore 16,30 – Cisgiordania, ong: 15 palestinesi arrestati nella notte – Almeno 15 palestinesi sono stati arrestati nella notte dalle forze di sicurezza israeliane nei Territori occupati della Cisgiordania. Lo riporta la Palestinian Prisoners’ Society, che monitora i detenuti nelle carceri israeliane, secondo cui gli arresti sono avvenuti nelle zone di Ramallah, Qalqilya, Nablus, Betlemme, Hebron e Gerusalemme est. Secondo l’ong, dal 7 ottobre scorso, giorno degli attentati di Hamas e della Jihad Islamica in Israele, circa 9.170 palestinesi sono stati arrestati nei Territori occupati della Cisgiordania.
Ore 16,00 – Usa: “Altri 404 milioni di dollari di aiuti per Gaza e la Cisgiordania” – Gli Stati Uniti forniranno altri 404 milioni di dollari in aiuti umanitari ai civili palestinesi nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Lo ha annunciato oggi in una nota il Dipartimento di Stato, secondo cui il nuovo stanziamento porta a 674 milioni di dollari l’importo totale degli aiuti forniti da Washington ai palestinesi dall’inizio del conflitto a Gaza. “In qualità di principale donatore umanitario al popolo palestinese, riconosciamo l’urgente bisogno di maggiore assistenza per i civili date le terribili condizioni umanitarie sul campo e invitiamo tutti i donatori a sostenere gli aiuti per i palestinesi a Gaza e nella regione”, si legge nel comunicato. “Questo nuovo finanziamento fornirà sostegno essenziale ai palestinesi a Gaza, in Cisgiordania e nella regione, compresi cibo, acqua potabile, assistenza sanitaria, protezione, istruzione, alloggio e sostegno psicosociale”.
Ore 15,30 – Reuters: “Qatar ed Egitto non hanno ricevuto alcuna risposta formale da Israele e Hamas sulla proposta di tregua” – I mediatori del Qatar e dell’Egitto non hanno ricevuto alcuna risposta formale da Hamas o da Israele sulla proposta di cessate il fuoco presentata a fine maggio dal presidente Usa Joe Biden e approvata ieri dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Lo ha riferito in via anonima all’agenzia di stampa Reuters un funzionario informato sui negoziati. “Sono in corso i colloqui tra i mediatori e Israele e Hamas in coordinamento con gli Stati Uniti”, ha dichiarato la fonte.
Ore 15,00 – Israele, media: “La proposta Biden consente di raggiungere gli obiettivi militari a Gaza” – La proposta di accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza approvata ieri dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite permette a Israele di raggiungere i suoi obiettivi militari nel territorio costiero palestinese. Lo ha riferito in via anonima al quotidiano online The Times of Israel un funzionario dello Stato ebraico. “Israele non metterà fine alla guerra prima di aver raggiunto tutti i suoi obiettivi: eliminare le capacità militari e civili di Hamas, riportare a casa gli ostaggi e assicurarsi che Gaza non rappresenti mai più una minaccia per Israele”, ha dichiarato la fonte. “La proposta presentata consente a Israele di soddisfare queste condizioni e lo farà”.
Ore 14,30 – Libano, raid dell’Idf a Naqoura: “Un morto” – Una persona è morta oggi a Naqoura, nel sud del Libano, a seguito di un raid aereo attribuito alle forze armate di Israele (Idf). Lo riferisce la Protezione civile libanese, citata dall’agenzia di stampa ufficiale Nna. Al raid, secondo l’emittente tv al-Jazeera, ha risposto il gruppo armato sciita Hezbollah che ha preso di mira un edificio utilizzato dai soldati israeliani a Metula, nel nord di Israele.
Ore 14,00 – Israele, Idf: “Ritirata da Gaza la divisione che ha liberato 4 ostaggi” – Le forze armate di Israele (Idf) hanno ritirato dalla Striscia di Gaza la 98esima divisione dell’esercito, che ha partecipato all’operazione condotta l’8 giugno a Nuseirat per liberare 4 ostaggi. Lo hanno reso noto in un comunicato le Idf, secondo cui nei giorni precedenti la missione, la divisione ha iniziato una nuova offensiva a est di Bureij e a est di Deir al-Balah, a est e sud-est di Nuseirat. Secondo i militari israeliani, nel corso dell’offensiva, la divisione ha ucciso circa 100 terroristi e colpito più di 100 siti legati a Hamas, inclusi tunnel, lanciarazzi e depositi di armi.
Ore 13,30 – Gaza: il bilancio dei morti sale a 37.164 vittime – Il bilancio delle vittime della guerra in corso nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre si è attestato a 37.164 morti. Secondo i nuovi dati diffusi dal ministero della Salute controllato da Hamas, nel territorio costiero palestinese si contano anche 84.832 feriti, mentre solo nelle ultime 24 ore sarebbero morte 40 persone e altre 120 sarebbero state ferite. Secondo le autorità israeliane, le forze armate (Idf) avrebbero ucciso non meno 15mila membri di Hamas dall’inizio del conflitto, mentre sono 299 i soldati di Tel Aviv caduti nella Striscia. Per le Nazioni Unite invece, la maggior parte delle vittime della guerra sono donne e minori.
Ore 13,00 – Ue: oltre 2.000 camion carichi di aiuti in attesa di entrare a Gaza – Più di 2.000 camion che trasportano aiuti umanitari sono in attesa di entrare nella Striscia di Gaza al confine con l’Egitto. La denuncia arriva su X dalla EU Civil Protection & Humanitarian Aid, secondo cui “a causa delle intense operazioni militari, il valico di Rafah rimane chiuso”. “L’Ue sostiene un accesso umanitario duraturo, senza ostacoli e sicuro”, si legge nel post pubblicato su X.
Ore 12,30 – Onu: il raid per liberare gli ostaggi e la loro prigionia in aree densamente popolate potrebbero costituire “crimini di guerra” – L’uccisione di civili nella Striscia di Gaza durante l’operazione militare israeliana volta a liberare quattro ostaggi e la loro prigionia in aree densamente popolate da parte dei gruppi terroristici palestinesi potrebbero entrambi costituire crimini di guerra. La denuncia arriva dall’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, secondo cui “queste azioni, da entrambe le parti, possono costituire crimini di guerra”. “Centinaia di palestinesi, molti dei quali civili, sarebbero stati uccisi e feriti (durante il raid a Nuseirat, ndr)”, ha detto Jeremy Laurence, portavoce dell’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite. “Inoltre, tenendo degli ostaggi in aree così densamente popolate, i gruppi armati stanno mettendo a ulteriore rischio la vita dei civili palestinesi, così come quella degli ostaggi stessi”. Almeno 210 persone, secondo le autorità locali della Striscia, sono state uccise l’8 giugno a Gaza dalle forze armate israeliane (Idf) impegnate a liberare gli ostaggi Shlomi Ziv, Andrey Kozlov, Almog Meir Jan e Noa Argamani. Secondo l’Idf, le vittime palestinesi sono state invece un centinaio, tra cui non sarebbe stato possibile distinguere tra civili e terroristi.
Ore 12,00 – Israele: il comandante del Centcom Usa incontra il capo di Stato maggiore dell’Idf – Il capo del Comando centrale delle Forze armate degli Stati Uniti (Centcom), il generale Michael Kurilla, ha incontrato nel fine settimana il capo di Stato maggiore delle Forze di Difesa di Israele (Idf), il generale Herzi Halevi, con cui ha discusso “le recenti sfide regionali”. Lo hanno reso noto oggi in un comunicato le Idf, secondo cui durante la sua visita in Israele Kurilla ha esaminato con Halevi “il rafforzamento del partenariato strategico nella regione contro la minaccia iraniana e gli agenti dell’Iran nella zona”. “Si è discusso anche degli sviluppi al confine settentrionale (con il Libano, ndr) e della guerra a Gaza”, si legge nella nota.
Ore 11,30 – Libano: Hezbollah lancia una raffica di 50 razzi contro Israele – Il gruppo armato sciita libanese Hezbollah ha lanciato decine razzi Katyusha contro una base militare di Israele sulle alture contese del Golan. Lo ha annunciato oggi in un comunicato Hezbollah, secondo cui l’attacco segue una serie di raid israeliani nelle zone di Baalbek e Hermel, nel nord-est del Libano, in cui sono morti almeno due miliziani del gruppo. Secondo le forze armate di Israele (Idf), contro la base è stata lanciata una raffica di circa 50 razzi.
Ore 11,15 – Usa, Blinken: “Il sostegno di Hamas alla risoluzione Onu per una tregua a Gaza è un segno di speranza” – Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha definito oggi un “segno di speranza” l’appoggio da parte di Hamas a una risoluzione delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Gli Stati Uniti, ha dichiarato oggi alla stampa il capo della diplomazia Usa in visita a Tel Aviv, restano impegnati a “sconfiggere Hamas”, ma i mezzi militari non sono sufficienti per raggiungere questo obiettivo. “Deve esserci un piano politico e umanitario chiaro per garantire che Hamas non riprenda in alcun modo il controllo di Gaza”, ha aggiunto Blinken, secondo cui questo è obiettivo “è imperativo”.
Ore 10,30 – Reuters: “Hamas accetta la risoluzione Onu per la tregua ed è pronto a negoziare” – Hamas accetta la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza ed è pronto a negoziare i dettagli dell’accordo. Lo ha annunciato oggi all’agenzia di stampa Reuters un alto funzionario del gruppo terroristico palestinese, Sami Abu Zuhri, secondo cui però spetta agli Stati Uniti assicurarsi che Israele la rispetti. “L’amministrazione americana sta affrontando una vera prova per mantenere i suoi impegni nel costringere l’occupante a porre fine immediatamente alla guerra nel rispetto della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, ha dichiarato Abu Zuhri a Reuters. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato nella notte una risoluzione presentata dagli Stati Uniti a sostegno della proposta del presidente Joe Biden per un cessate il fuoco tra Israele e e Hamas, che sollecita il gruppo terroristico ad accettare il piano di tregua. L’accordo si articolerebbe in tre fasi: la prima, che dovrebbe durare sei settimane, prevede il ritiro delle forze armate di Israele (Idf) da tutti i centri abitati del territorio costiero; la seconda comporta la liberazione degli ostaggi israeliani in cambio del rilascio di centinaia di detenuti palestinesi attualmente in carcere nello Stato ebraico; mentre l’ultima consentirebbe ai civili sfollati della Striscia di tornare alle proprie case, anche nella parte settentrionale di Gaza, dove ogni giorno dovrebbero entrare almeno 600 camion carichi di aiuti umanitari per la popolazione. La scorsa settimana, il governo e diverse voci della maggioranza in Israele si erano espresse contro la risoluzione, contestando alcune modifiche apportate al testo, anche se alla fine l’ambasciatore dello Stato ebraico all’Onu non ha mosso obiezioni. Intanto il primo ministro Benjamin Netanyahu ha più volte sottolineato che Tel Aviv non accetterà alcun accordo che metta fine ai combattimenti a Gaza senza il raggiungimento degli obiettivi militari prefissati dallo Stato ebraico. Secondo il segretario di Stato Usa Antony Blinken, oggi in visita in Israele, Netanyahu però “ha riaffermato il suo impegno” per un cessate il fuoco a Gaza. “Questa proposta è il primo passo”, ha dichiarato oggi alla stampa il capo della diplomazia Usa da Tel Aviv. “Vogliamo vederla andare a buon fine”. Secondo il segretario di Stato Usa, che ieri ha incontrato Netanyahu e oggi i leader dell’opposizione Benny Gantz e Yair Lapid, in Israele “c’è un forte consenso” sulla proposta di tregua.
Ore 10,15 – Israele: Blinken incontra i leader dell’opposizione Benny Gantz e Yair Lapid – Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha incontrato oggi separatamente a Tel Aviv i leader dell’opposizione in Israele, Benny Gantz e Yair Lapid. Lo staff di Gantz, che domenica 9 giugno si è dimesso dal gabinetto di guerra israeliano, ha dato conto dell’incontro sulla piattaforma X (ex Twitter), secondo cui l’ex capo di Stato maggiore e leader del partito di Unità Nazionale ha ribadito a Blinken la necessità di esercitare la “massima pressione” per convincere Hamas ad accettare un piano per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, approvato nella notte anche dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. In una nota pubblicata dal suo ufficio poi, Gantz ha ammonito che “Israele non esiterà ad agire con la forza” per proteggere i suoi cittadini se la minaccia di Hezbollah non verrà fermata. Anche il leader del partito centrista Yesh Atid, Lapid, ha dato conto su X del suo incontro con Blinken: “Dobbiamo raggiungere un accordo”, ha scritto il leader dell’opposizione israeliana. “Non avremo un attimo di riposo finché tutti (gli ostaggi, ndr) non torneranno a casa”.
Ore 10,00 – Cisgiordania, 4 palestinesi uccisi in un raid dell’Idf. Hamas: “Ucciso un nostro comandante” – Un comandante di Hamas in Cisgiordania, Mohammed Jaber Abdo, è rimasto ucciso nella notte insieme ad altre tre miliziani del gruppo in uno scontro a fuoco con le truppe israeliane durante un raid aereo condotto dalle forze armate dello Stato ebraico (Idf) in un villaggio vicino a Ramallah. Lo ha reso noto oggi in un comunicato l’organizzazione terroristica palestinese, secondo cui Abdo – che aveva trascorso 20 anni nelle carceri israeliane – era ricercato dall’Idf. Secondo l’emittente tv al-Jazeera, il raid è avvenuto nel villaggio di Kafr Nima dove i soldati israeliani erano alla ricerca di un uomo accusato di aver incendiato un avamposto illegale dei coloni. Le truppe dell’Idf, secondo la ricostruzione del canale qatarino, avrebbero aperto il fuoco sul veicolo su cui si trovava Abdo insieme agli altri tre miliziani di Hamas, uccidendoli sul colpo e ferendo altre otto persone. Secondo una nota della polizia israeliana invece, il veicolo aveva tentato di investire gli agenti della polizia di frontiera, che hanno risposto aprendo il fuoco.
Ore 9,30 – Gaza, Idf: 35 obiettivi colpiti nella Striscia nelle ultime 24 ore – L’aeronautica israeliana ha colpito 34 obiettivi nella Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore. Lo hanno reso noto oggi le forze armate dello Stato ebraico (Idf), secondo cui tra gli obiettivi colpiti figurano “edifici utilizzati da organizzazioni terroristiche, cellule di gruppi armati, depositi di armi, siti per il lancio di razzi, postazioni da cecchino e altre strutture”. Intanto, le truppe israeliane continuano le operazioni militari a Rafah, nel sud di Gaza, e nel corridoio Netzarim, nel centro della Striscia.
Ore 9,00 – Libano, raid dell’Idf contro Hezbollah: “Due morti” – Almeno due membri del gruppo armato sciita libanese Hezbollah sono morti nella notte a seguito di alcuni raid aerei condotti dalle forze armate di Israele (Idf). Lo ha comunicato oggi Hezbollah, secondo cui Bilal a-Din, originario del villaggio di Majdel Selm, nel sud del Libano, e Abbas Nasser, di Tayr Felsay, una città nel distretto di Tiro, sono deceduti “sulla strada per Gerusalemme”, espressione con cui di solito il gruppo identifica le vittime degli attacchi israeliani. Le Idf hanno confermato di aver condotto nella notte una serie di raid nella regione di Baalbek e nel nord-est del Libano, contro alcune installazioni militari del gruppo armato libanese. Il bilancio delle vittime di Hezbollah dall’inizio della guerra a Gaza sale così a 336 morti.
Ore 8,00 – Israele, Idf: “Uccisi 4 soldati a Rafah: 299 caduti dall’inizio dell’offensiva nella Striscia” – Quattro soldati israeliani sono rimasti uccisi ieri in combattimento a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, portando a 299 il bilancio delle vittime militari dello Stato ebraico dall’inizio dell’offensiva nel territorio costiero palestinese. Lo hanno annunciato oggi in una nota le forze armate di Israele (Idf), secondo cui alle vittime si aggiungono anche 7 feriti, di cui 5 versano in gravi condizioni. I morti sono stati identificati come: il maggior Tal Pshebilski Shaulov, 24 anni, originario di Gedera; il sergente maggiore Eitan Karlsbrun, 20 anni, di Modiin; il sergente Almog Shalom, 19 anni, di Hamadia; e il sergente Yair Levin, 19 anni, di Givat Harel. Tutti prestavano servizio nell’unità di ricognizione della Brigata Givati. Shalom e Levin non avevano ancora terminato il periodo di addestramento mentre Shaulov era il comandante della compagnia. Levin è nipote dell’ex deputato del Likud, Moshe Feiglin. Secondo un’indagine dell’Idf, le vittime avevano lanciato una granata esplosiva all’interno di una “casa sospetta” nel quartiere di Shaboura a Rafah, nel tentativo di far scattare ogni possibile trappola, ed erano entrati senza che si fosse verificata alcuna detonazione. In seguito, dopo essere entrati nell’edificio, si è verificata un’esplosione, facendo crollare una parte del palazzo di tre piani. All’interno dell’abitazione, secondo l’Idf, le truppe israeliane hanno successivamente trovato un tunnel.
Ore 7,30 – La Giordania ospita una conferenza internazionale umanitaria per Gaza – La Giordania ospiterà oggi una conferenza internazionale organizzata dal regno arabo insieme all’Onu e all’Egitto per raccogliere fondi a favore della popolazione palestinese della Striscia di Gaza, devastata da otto mesi di guerra. All’evento parteciperanno il segretario di Stato Usa Antony Blinken, che ieri ha iniziato un nuovo tour in Medio Oriente per raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) Mahmoud Abbas (Abu Mazen), il sottosegretario generale per gli affari umanitari dell’Onu Martin Griffiths, e altri leader e rappresentanti di varie ong internazionali. Il vertice si terrà sulle rive del Mar Rosso e, secondo una nota della Corte reale di Amman citata dall’agenzia di stampa ufficiale Petra, mira a “definire le modalità per migliorare la risposta della comunità internazionale alla catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza”. Da parte sua, il ministero degli Esteri giordano ha affermato che il summit punterà a ottenere “una risposta collettiva e coordinata per affrontare la situazione umanitaria a Gaza”. “L’obiettivo principale di questo vertice è raggiungere un accordo su una serie di misure pratiche per affrontare i bisogni immediati sul campo”, ha aggiunto il ministero.
Ore 7,00 – Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu approva la risoluzione Usa per il cessate il fuoco – Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato nella notte una risoluzione presentata dagli Stati Uniti a sostegno della proposta del presidente Joe Biden per un cessate il fuoco tra Israele e e Hamas nella Striscia di Gaza. Quattordici su quindici membri dell’organismo hanno votato a favore, mentre la Russia si è astenuta. Il testo era stato presentato domenica 9 giugno dalla rappresentanza statunitense dopo sei giorni di negoziati con gli altri membri del Consiglio. La risoluzione accoglie con favore la nuova proposta delineata il 31 maggio da Biden e presentata come un’iniziativa israeliana e sottolinea come Tel Aviv abbia già accettato il piano, invitando Hamas a fare altrettanto. Il testo “esorta entrambe le parti ad attuarne pienamente i termini, senza indugi e senza condizioni”. Il gruppo terroristico palestinese ha “accolto con favore” l’adozione della risoluzione in senso al Consiglio di Sicurezza. Secondo una nota pubblicata ieri, Hamas “desidera riaffermare la sua volontà di cooperare con i fratelli mediatori per avviare negoziati indiretti riguardanti l’attuazione di questi principi”. L’accordo si articolerebbe in tre fasi: la prima, che dovrebbe durare sei settimane, prevede il ritiro delle forze armate di Israele (Idf) da tutti i centri abitati del territorio costiero; la seconda comporta la liberazione degli ostaggi israeliani in cambio del rilascio di centinaia di detenuti palestinesi attualmente in carcere nello Stato ebraico; mentre l’ultima consentirebbe ai civili sfollati della Striscia di tornare alle proprie case, anche nella parte settentrionale di Gaza, dove ogni giorno dovrebbero entrare almeno 600 camion carichi di aiuti umanitari per la popolazione.