Il ministro della Difesa di Israele, Avigdor Lieberman, ha chiesto che lo stato ebraico abbandoni il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite e ha auspicato che gli Stati Uniti facciano lo stesso.
Lieberman ha criticato la condanna dell’organismo dell’Onu alla strage di manifestanti palestinesi compiuta dall’esercito israeliano lunedì 14 maggio 2018 al confine con la Striscia di Gaza.
Quasi in contemporanea con le dichiarazioni del ministro, nelle prime ore del mattino di giovedì 18 maggio, le forze armate israeliane hanno confermato di aver condotto nella notte precedente raid sulla striscia contro diverse postazioni del movimento armato islamico palestinese Hamas.
“L’attacco è stato effettuato per rappresaglia”, si legge in un comunicato riportato dai media israeliani.
Secondo i militari, i miliziani delle brigate Ezzedin al-Qassam, l’ala armata di Hamas, hanno sparato diversi colpi di mitragliatrice contro la città israeliana di Sderot e in diverse altre località dello stato ebraico.
“Attacchi terroristici guidati da Gaza e attacchi ipocriti guidati dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu: tutte le condanne hanno lo scopo di impedire a Israele di difendersi”, ha commentato Lieberman.
“Non ci riusciranno, questa celebrazione dell’ipocrisia deve essere fermata”, ha aggiunto il ministro.
“Dobbiamo lasciare immediatamente il Consiglio dei diritti umani dell’Onu e agire con decisione insieme agli Stati Uniti affinché si uniscano a questa mossa”.
Il 14 maggio l’esercito israeliano ha aperto il fuoco contro i manifestanti palestinesi, uccidendo 63 persone e ferendone migliaia.
La mobilitazione palestinese aveva per oggetto il trasferimento dell’ambasciata degli Stati Uniti in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme.
Le proteste, accompagnate da violenze, sono proseguite anche martedì 15 maggio, data che i palestinesi commemorano ogni anno come la Nakba, la catastrofe, all’indomani dell’anniversario della nascita dello stato di Israele.
Secondo ilConsiglio dei diritti umani dell’Onu, il governo di Israele “dovrebbe garantire un’indagine indipendente e imparziale sulle violazioni dei diritti umani commesse durante le operazioni militari nella Striscia di Gaza nel 2008-2009, 2012 e nel 2014”.
Il 16 maggio, un importante esponente di Hamas, Salah Bardawil, ha detto che tra i morti del 14 maggio c’erano almeno 50 membri del gruppo.
In precedenza le forze armate israeliane avevano fatto sapere che almeno 24 manifestanti uccisi il 14 maggio erano “terroristi” legati a Hamas.
Dal 30 marzo, durante le proteste avvenute lungo il confine tra la striscia di Gaza e Israele, sono stati uccisi almeno 113 manifestanti palestinesi, mentre quasi 9mila sono rimasti feriti.