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    Quando Israele colpisce all’estero

    Credit: Wikipedia
    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 18 Apr. 2024 alle 14:05 Aggiornato il 23 Mag. 2024 alle 11:10

    Nella notte dell’attacco iraniano contro Israele, lo Stato ebraico ha meditato una risposta immediata, probabilmente fermata dalla telefonata avvenuta in piena notte tra Joe Biden e Benjamin Netanyahu. Molti avevano visto come possibile bersaglio i siti legati al programma nucleare iraniano, fortemente osteggiato da Israele: una scelta che verosimilmente avrebbe scatenato un’escalation.

    L’Iran e Israele, che da tempo portano avanti una guerra per procura in varie aree del Medio Oriente, sono distanti oltre 1.500 chilometri, ma come Teheran ha mostrato nel suo attacco, hanno le tecnologie per colpirsi anche a questa distanza. Israele, inoltre, nella sua storia ha più volte colpito bersagli in altri Paesi anche a molta distanza.

    Il 7 giugno 1981, ad esempio, Israele lanciò l’operazione Opera, in cui una squadra di otto caccia viaggiò per 1.600 chilometri e colpì il reattore Osirak, non lontano da Baghdad, mettendo così di fatto fuori gioco il programma nucleare che l’Iraq stava sviluppando.

    Il primo ottobre 1985, in risposta al sequestro e l’uccisione di alcuni cittadini israeliani a Cipro, Israele mandò una squadra di caccia a Tunisi, dove aveva all’epoca sede il quartier generale dell’OLP, colpendo le strutture dell’organizzazione palestinese in un attacco che causò la condanna dell’ONU.

    All’inizio del 2009, inoltre, Israele colpì alcuni obiettivi nel porto sudanese di Port Sudan con l’obiettivo di fermare un traffico di armi iraniane verso Gaza tramite il Paese africano.

    Per indicare l’operazione oltre frontiera più clamorosa della storia di Israele, tuttavia, dobbiamo fare un passo indietro e tornare al 1976, quando tra il 3 e il 4 luglio venne messa in campo l’operazione Entebbe. Questo era il nome dell’aeroporto ugandese in cui venne portato il volo Air France che da Tel Aviv avrebbe dovuto raggiungere Parigi dopo il dirottamento da parte di un commando di terroristi palestinesi e tedeschi. Israele mandò una squadra di militari in Uganda che compì un raid a migliaia di chilometri dal proprio Paese, cogliendo di sorpresa la sicurezza locale e i terroristi e liberando 102 ostaggi su 106. L’unica vittima del gruppo d’assalto mandato da Israele fu il tenente colonnello Yonathan Netanyahu, a capo dell’operazione e fratello dell’attuale Primo ministro Benjamin.

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