Le Far Oer, un arcipelago di 18 isole localizzate nell’oceano Atlantico settentrionale tra l’Islanda, la Norvegia e le isole Shetlands in Scozia, hanno creato il proprio servizio di traduzione, ribatezzato Faroe Islands Translate
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La mossa, nata per promuovere il turismo tramite l’organizzazione Visit Faroe, è stata pensata in aperta polemica con Google. L’azienda statunitense infatti non riconosce la lingua faroese nel suo servizio Google Translate.
Con meno di 80mila madrelingua in tutto il mondo e un mercato turistico in crescita, le autorità dell’isola si sono rese conto che questo idioma è fondamentale per la promozione del turismo nell’arcipelago, al fine di offrire ai visitatori un’esperienza di immersione totale nella cultura delle isole.
Questo nuovo servizio online, disponibile anche per smartphone, offrirà agli utenti la possibilità di ricevere un video con la traduzione desiderata.
Faroe Islands Translate infatti si avvale di una serie di volontari locali, tra cui il primo ministro Aksel Vilhelmsson Johannesen, che invieranno direttamente all’utente la traduzione desiderata in tempo reale.
I volontari comprendono agricoltori, allevatori, insegnanti, cuochi, assistenti sociali e ogni strato della società faroese.
L’obiettivo delle autorità locali è quello di offrire a turisti e appassionati una finestra sul mondo dell’arcipelago, permettendo agli utenti del servizio di apprendere frasi e parole di una lingua poco conosciuta nel mondo.
Non è la prima volta che il governo delle isole si attiva per sopperire a un mancato servizio da parte di Google.
Nel 2016, vista la mancata copertura delle isole da parte di Google Street View, fu lanciato Sheepview, una campagna per mappare le isole attraverso l’utilizzo di una telecamera a 360° montata su alcune pecore.
Le immagini, grazie alle coordinate GPS, furono poi caricate proprio su Google Street View, e usate per permettere ai visitatori di esplorare le strade e i luoghi più impervi del paese, risolvendo così l’assenza di immagini di questa terra remota.
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