I miliziani dell’Isis stanno tenendo in ostaggio decine di migliaia di uomini, donne e bambini nella città di Mosul, nel nord dell’Iraq, da diversi giorni sotto assedio da parte dell’esercito iracheno e dei soldati curdi.
Mercoledì 26 ottobre il sedicente Stato islamico avrebbe anche ucciso 232 persone, tra cui decine di civili, secondo quanto dichiarato dalle Nazioni Unite.
Mentre gli eserciti iracheno e curdo avanzano verso la città, l’Isis ha trasferito numerosi civili nelle aree strategiche in modo da usarli come scudi umani.
Chi si è rifiutato di recarsi in quelle aree sarebbe stato ucciso sul colpo dai miliziani, secondo quanto riferito dalla portavoce delle Nazioni Unite per i diritti umani Ravina Shamdasani.
Nel frattempo, le milizie sciite di Mobilitazione popolare hanno lanciato un’offensiva contro la città di Tal Afar, alcune decine di chilometri a ovest di Mosul.
Fino al 2014 in città era presente una grande comunità di etnia turkmena di religione sciita, che ha lasciato la città in seguito all’invasione da parte dell’Isis.
La città si trova poco distante anche dal confine turco, e ad Ankara si teme che un’offensiva da parte di milizie sciite in una regione a maggioranza sunnita possa favorire la violenze settarie e causare una nuova ondata di rifugiati verso la Turchia.
Mosul è la seconda città più popolosa dell’Iraq, e nel giugno 2014 è caduta sotto il controllo dell’Isis.
Nell’ottobre 2016 le forze di sicurezza irachene e i miliziani curdi, con il sostegno degli attacchi aerei della coalizione a guida statunitense, hanno dato inizio a un’offensiva su vasta scala per riprendere il possesso della città.
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