L’Isis ha rivendicato un attacco, avvenuto giovedì 26 novembre, contro una moschea sciita nel distretto di Bogra, nel nordovest del Bangladesh.
Almeno una persona sarebbe morta e tre sarebbero state ferite mentre stavano pregando. Si tratta del secondo attentato nel giro di un mese contro la piccola comunità sciita del Paese.
Tre uomini avrebbero fatto irruzione nella moschea aprendo il fuoco sui fedeli in modo indiscriminato, hanno dichiarato dei testimoni.
Secondo un ufficiale della polizia locale, Ahsan Habib, gli uomini armati avrebbero chiuso l’entrata principale della moschea prima di sparare sulla folla. Gli attentatori sarebbero riusciti a fuggire.
Il servizio che monitora l’attività dell’Isis, SITE, ha dichiarato che il sedicente Stato islamico avrebbe rivendicato l’attacco come aveva fatto in un precedente attentato contro il più grande santuario sciita del Bangladesh.
Il governo ha tuttavia respinto la rivendicazione dell’Isis dicendo che sarebbero stati dei militanti locali.
Nel Paese, a maggioranza musulmana, la violenza è aumentata negli ultimi mesi dopo che il primo ministro Sheikh Hasina ha lanciato un’offensiva contro militanti locali e diversi leader che durante la guerra d’indipendenza del 1971 avevano commesso dei crimini.
Molti cristiani hanno ricevuto minacce di morte. Il 18 novembre 2015 l’Isis aveva rivendicato l’agguato al missionario italiano Piero Parolari aggredito a Dinajpur, nel nord del Bangladesh.
Anche l’uccisione del cooperante italiano Cesare Tavella dello scorso 28 settembre era stata rivendicata dall’Isis, ma le autorità bangladesi avevano manifestato anche in questo caso alcune perplessità riguardo a questa rivendicazione.
Leggi l'articolo originale su TPI.it