L’esercito siriano, sostenuto dai raid aerei dell’aeronautica russa, ha costretto i miliziani dell’Isis a ritirarsi ai margini di Palmira, in Siria, un giorno dopo che i combattenti estremisti sono rientrati nell’antica città, prezioso sito archeologico in una zona desertica centrale del paese, che gli era stata sottratta a marzo 2016.
Secondo quanto riferito dal ministero della Difesa russo, i jet di Mosca hanno lanciato oltre 60 raid aerei che hanno ucciso complessivamente oltre 300 combattenti estremisti.
L’Isis aveva ottenuto il controllo di alcuni campi di petrolio e gas nei dintorni della città, lanciando un’offensiva a partire da giovedì 8 dicembre e arrivando in prossimità della base aerea T4 utilizzata dalle forze russe impiegate a supporto dell’esercito di Damasco.
I combattimenti alla periferia di Palmira proseguono e secondo alcune fonti i miliziani hanno usato autobombe durante gli scontri.
La regione di Palmira è ritenuta strategica proprio per la vicinanza ai pozzi petroliferi. Durante l’occupazione dell’Isis durata dieci mesi, i miliziani hanno distrutto alcuni monumenti e decapitato il direttore del sito archeologico. Due templi risalenti a circa due millenni fa, un arco e alcune torri funerarie sono stati pressoché demoliti.
Nel frattempo, si apprende che l’offensiva contro i ribelli di Aleppo est ha rallentato: è possibile che alcune delle truppe dell’esercito regolare siriano siano infatti state dirottate su Palmira per respingere l’attacco dell’Isis.
Tuttavia, secondo alcune fonti d’informazione, Damasco ha ormai il controllo di oltre il 90 per cento della città settentrionale.
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