Con la conquista di Palmyra, nella Siria centrale, l’Isis non ha solo preso il controllo del 50 per cento del Paese, ma di un territorio tra l’Iraq e la Siria grande quanto il Belgio.
Palmyra è una città siriana di circa 50mila abitanti che ospita le rovine romane patrimonio dell’Unesco. In meno di una settimana, qui, i miliziani dello Stato Islamico hanno massacrato oltre 400 persone, principalmente donne e bambini, accusati di essere fedeli al governo di Assad.
“Hanno mutilato i loro corpi perché collaboravano con il governo siriano e non hanno eseguito gli ordini,” ha riportato l’agenzia di stampa statale siriana Sana.
Molti siriani che hanno perso la vita in questi giorni a Palmyra erano funzionari pubblici dello stato, come per esempio la capo-infermiera presso l’ospedale della città, che è stata uccisa brutalmente insieme a tutti i suoi familiari.
Come fa l’Isis a governare un territorio così vasto
L’Isis ha dato vita a una struttura molto ben organizzata per poter governare la zona geografica di cui ha il controllo (vedi mappa qui sotto).
Il capo dello Stato Islamico è l’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, un iracheno di 43 anni con una taglia da dieci milioni di dollari sulla sua testa.
Insieme ai suoi consiglieri politici, è lui a decidere le strategie di conquista e mantenimento dello Stato Islamico. Per motivi di sicurezza, al-Baghdadi mantiene segrete le identità dei membri del califfato più vicini a lui, che spesso cambiano perché vengono uccisi durante i combattimenti.
Il territorio controllato dallo Stato Islamico è suddiviso in province, ciascuna delle quali è governata da un wali. Sia i wali che il califfo governano con l’aiuto dei councils locali, che a loro volta aiutano a gestire i tribunali.
I tribunali sono importanti perché servono a imporre la legge islamica, così come interpretata dal califfato.
Dove prende i soldi l’Isis per controllare questo territorio
Il petrolio è una parte consistente delle entrate dell’Isis, ma non è la sua fonte di reddito principale.
Lo Stato Islamico raccoglie più di un milione di dollari al giorno in tasse e estorsioni. Gli stipendi dei dipendenti statali iracheni sono tassati anche fino al 50 per cento, mentre le aziende possono avere i loro profitti tassati fino al 20 per cento.
Il flusso di denaro proveniente da banche e petrolio è in fase di stallo: le infrastrutture che permettevano il commercio del greggio sono state prese di mira dai raid aerei della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti.
Al momento, le entrate legate al petrolio fruttano circa due milioni di dollari a settimana. Gran parte di esso, peraltro, viene inoltre utilizzato dallo Stato Islamico stesso. Anche per questo, l’Isis ha fatto sì che le tasse diventassero la componente maggiore dei suoi ricavi.
In cosa investe i soldi l’Isis
Le spese più grandi che lo Stato Islamico deve affrontare sono gli stipendi dei suoi dipendenti. Si stima che questa spesa ammonti a una cifra tra i 3 e i 10 milioni di dollari al mese.
Il motivo per cui l’Isis non investe nelle infrastrutture è che queste sarebbero facili bersagli per i raid della coalizione internazionale. Inoltre, il territorio che detiene cambia continuamente: conquistano e perdono terreno di frequente.
Le spese militari sono ridotte ai minimi costi grazie ai continui saccheggiamenti da parte dell’Isis dei luoghi che via via va occupando. Per esempio, quando i miliziani sono arrivati a Palmyra e hanno conquistato la prigione della città, hanno condiviso sui social network immagini di armi ed esplosivi che avevano trovato all’interno della struttura, proprio come avevano fatto qualche giorno prima nel caso della città irachena di Ramadi.
Buona parte dei fondi di cui lo Stato Islamico è a disposizione viene speso in propaganda. L’Isis ha una sua casa di produzione che produce video, volantini e fotomontaggi con lo scopo di reclutare nuovi membri e di terrorizzare i loro nemici.
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