I miliziani dell’Isis hanno commesso atrocità nei pressi della loro roccaforte in Iraq, Mosul, dopo l’inizio dell’offensiva dell’esercito iracheno per riprendere il controllo della città, secondo quanto ha dichiarato Rupert Colville, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, martedì 25 ottobre.
Il funzionario ha detto di aver ricevuto informazioni preliminari da fonti in loco, ma che è molto difficile verificare queste notizie.
I membri del sedicente Stato islamico avrebbero ucciso nelle scorse settimane decine di persone, tra cui anche alcuni bambini. I corpi di 70 civili con ferite da proiettile sono stati scoperti dalle forze di sicurezza irachene nel villaggio di Tuloul Naser il 20 ottobre, e 50 ex-agenti di polizia, tenuti prigionieri in un edificio fuori Mosul, sono stati uccisi il 24 ottobre.
Colville ha riferito che la scorsa settimana nel villaggio di Safina, a sud di Mosul, 15 civili sarebbero stati uccisi e i loro corpi sarebbero stati gettati nel fiume, nel tentativo di diffondere la paura. Altri sei uomini, che si crede siano parenti di un leader locale che si opponeva all’Isis, sarebbero stati legati a un veicolo e trascinati intorno al villaggio.
“Secondo quanto emerso, i sei uomini sono stati picchiati con alcuni bastoni e con il calcio delle pistole. Non sappiamo cosa ne sia stato di loro”, ha detto il funzionario.
I jihadisti avrebbero anche ucciso sei donne (tre adulte e tre ragazze) e ferito quattro bambini, perché, durante il trasferimento forzato dal villaggio di Rufelia, sarebbero rimasti indietro rispetto al gruppo. “Le vittime non riuscivano a tenere il passo dal momento che una delle bambine era disabile”, ha aggiunto Colville. “Pare sia tra le persone rimaste uccise”.
Le informazioni provengono da fonti già in passato utilizzate dall’Onu nel nord dell’Iraq, ma la loro identità non è stata rivelata per ragioni di sicurezza.
“Temiamo che non si tratti degli ultimi atti di barbarie dell’Isis di cui verremo a conoscenza”, ha dichiarato ancora Colville, aggiungendo che l’Alto commissariato ha chiesto alle forze irachene di non intraprendere atti di rappresaglia e trattare i miliziani del sedicente Stato islamico in modo conforme alla legge.
Le Nazioni Unite sono inoltre preoccupate per le sorti di centinaia di sfollati dopo l’assalto a sorpresa dell’Isis a Kirkuk, nel nord del paese, lo scorso venerdì 21 ottobre.
L’attacco è stato respinto dalle autorità curde, che hanno poi costretto 250 famiglie sunnite a lasciare la città, sostenendo che alcune cellule terroristiche dormienti sunnite avrebbero aiutato i miliziani del sedicente Stato islamico. L’Onu ha definito questa decisione una “punizione collettiva”.
Secondo Colville, la presenza di altri profughi “complica in modo significativo la situazione già allarmante relativa all’evacuazione della regione”.
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