Migliaia di sostenitori del leader religioso sciita Moqtada al-Sadr hanno manifestato il 26 aprile a Baghdad contro il governo iracheno, chiedendo al primo ministro Haider al-Abadi di rimuovere gli attuali ministri, espressione dei partiti, per sostituirli con esponenti tecnici.
Lo stesso giorno, il parlamento ha deciso di scendere a compromessi, accettando, dopo averlo respinto, un parziale rimpasto del governo.
Un radicato sistema di clientele politiche presente in Iraq ha favorito la corruzione e contribuito a esaurire le risorse del governo, in un momento in cui quest’ultimo è impegnato a fronteggiare le forti spese dovute alla guerra contro l’Isis e la diminuzione delle entrate dovute al calo del prezzo del petrolio.
Per questa ragione, numerosi parlamentari hanno deciso di accordarsi per creare una nuova squadra di governo fatta da tecnici, estranei al mondo politico, in modo da riuscire a fronteggiare con più efficacia questi problemi.
Tuttavia, il parlamento ha deciso inizialmente di bloccare questo proposito, causando una crisi politica molto grave che ha contribuito a portare migliaia di persone in piazza a Baghdad.