Martedì 22 dicembre le forze irachene hanno iniziato l’attacco finale per riconquistare Ramadi, la roccaforte Isis caduta nelle mani del sedicente Stato islamico a maggio.
La città irachena capoluogo del governatorato di Al Anbar, si affaccia sull’Eufrate a circa cento chilometri ad ovest di Baghdad ed è un obiettivo strategico sia per l’Isis che per il governo iracheno.
Le operazioni di riconquista sono iniziare a novembre e sono state rallentate dalle scelte compiute dall’Iran riguardo alle strategie militari.
Il paese ha infatti deciso di non impiegare le milizie sciite, ma solo quelle governative, per evitare violazioni dei diritti umani com’era avvenuto per la conquista di Tikrit, a nordovest di Baghdad, ad aprile.
Inoltre sono state prese misure preventive per limitare l’uccisione dei civili che abitano la città, che l’Isis starebbe usando come scudi umani. Prima dell’attacco finale, il governo dell’Iraq ha concesso ai cittadini di Ramadi il tempo necessario per scappare dalla città.
A novembre, l’esercito ha completato l’accerchiamento dei miliziani dell’Isis nella zona. Il sedicente Stato islamico è dovuto retrocedere al centro della città, perdendo i territori circostanti.
Secondo l’intelligence irachena, sul posto sarebbero presenti circa 250-300 militanti dell’Isis, che l’esercito sta affrontando via terra col supporto di raid aerei.
Il portavoce dei servizi di lotta antiterrorismo iracheni Sabah al-Numani ha spiegato ai media che le operazioni militari sono iniziate all’alba di martedì 22 con l’attraversamento dell’Eufrate.
“Attraversare il fiume è stata la difficoltà principale – ha dichiarato – stiamo affrontando il fuoco dei cecchini e i kamikaze che cercano di rallentare la nostra avanzata”.
Se la riconquista di Ramadi andasse a buon fine, si tratterebbe della seconda città irachena principale a essere tolta dalle mani dell’Isis.
Il sedicente Stato islamico dal primo gennaio 2015 ha perso il 14 per cento dei territori che controllava in Siria e in Iraq alla fine del 2014: Secondo il centro statunitense di studi militari IHS Jane, le zone occupate dall’Isis si sarebbero ridotte di 12.800 chilometri quadrati.
Leggi l'articolo originale su TPI.it