L’8 maggio l’Iran ha annunciato un parziale abbandono dell’accordo sul nucleare firmato nel 2015, un anno dopo la decisione del presidente americano Donald Trump di stracciare l’intesa.
La notizia è stata data da Teheran attraverso una lettera inviata agli ambasciatori di Regno Unito, Cina, Unione europea, Francia e Germania.
“La decisione dell’alto consiglio di sicurezza di ‘smettere di agire su alcuni degli impegni della Repubblica islamica nell’intesa sul nucleare’ è stata comunicata ai capi di Stato dei paesi” che ancora fanno parte dell’accordo, ha affermato il ministero degli Esteri iraniano.
Nello specifico, l’Iran ha deciso di non rispettare più le limitazioni sulle riserve di acqua pesante e uranio arricchito precedentemente accettate, minacciando di prendere nuove misure sul nucleare “in 60 giorni”.
Teheran ha anche comunicato a Germania, Cina, Francia, Gran Bretagna e Russia, i paese firmatari dell’accordo, che hanno due mesi di tempo per “rendere operativi i loro impegni, in particolare riguardo ai settori petrolifero e bancario” per aggirare le sanzioni imposte nuovamente dagli Usa.
Se entro due mesi non ci saranno cambiamenti, l’Iran verrà meno anche ad altri impegni persi a seguito dell’intesa.
L’accordo – Nel 2015 Iran, Stati Uniti, Ue, Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Germania hanno firmato un accordo (noto come Joint Comprehensive Plan of Action o Jcpoa) sulla limitazione dello sviluppo del programma nucleare iraniano.
In cambio gli Usa, in quel momento guidati da Barak Obama, si impegnavano a rimuovere le sanzioni imposte contro il paese degli Ayatollah.
L’accoro era stato però osteggiato fin dal principio da Arabia Saudita e Israele, nemici regionali di Teheran. Nonostante le loro proteste, Obama decise di procedere ugualmente alla firma dell’intesa, ma i rapporti tra Usa e Iran sono cambiati radicalmente con l’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump.
Il presidente repubblicano, sostenuto anche dai falchi della sua Amministrazione e dal Segretario di Stato Mike Pompeo, ha prima accusato l’Iran di non rispettare l’accordo (notizia sempre smentita dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica) per poi stacciare l’accordo a maggio del 2018.
L’uscita degli Usa dall’intesa ha portato al ripristino delle sanzioni contro l’Iran, che ha visto la sua economia crollare nuovamente, con effetti anche sui mercati europei e italiani.
Le misure economiche infatti hanno portato a un aumento nel mese di aprile 2019 del costo del greggio, con un conseguente rialzo del prezzo del carburante in Italia.
Inizialmente Roma e altri sette paesi avevano avuto un esenzione per l’importazione del petrolio, ma ad aprile gli Stati Uniti hanno deciso di non rinnovarle.
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