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    Iran: ricoverata in ospedale il premio Nobel per la pace Narges Mohammadi

    Il premio Nobel per la pace 2023, Narges Mohammadi. Credit: Free Narges Coalition

    Le condizioni di salute dell'attivista per i diritti umani, in carcere dal novembre 2021, si sono aggravate nelle ultime nove settimane

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 28 Ott. 2024 alle 13:23

    Le autorità iraniane hanno concesso alla vincitrice del premio Nobel per la pace 2023 Narges Mohammadi, imprigionata dal novembre 2021, di ricoverarsi in ospedale dopo che, nelle ultime nove settimane, le sue condizioni di salute si erano aggravate.

    La 52enne, che soffre di problemi cardiaci e di una grave complicazione alle coronarie, è stata trasferita ieri in un nosocomio di Teheran. “Dopo quasi nove settimane” durante le quali tutte le cure sono state rifiutate, Narges Mohammadi “è stata finalmente ricoverata in ospedale”, si legge in una nota diramata su X dal marito Taghi Rahmani, secondo cui il ricovero è stato possibile grazie “al sostegno degli attivisti, della coalizione Free Narges e alla pressione esercitata dalla comunità internazionale e dai media”.

    Narges Mohammadi è detenuta dal novembre 2021 nella prigione di Evin in Iran, che ospita anche altri attivisti, oppositori e detenuti politici condannati dalle autorità della Repubblica islamica. Insignita del Premio Nobel per la pace nel 2023, in particolare per la sua lotta contro la pena di morte, Narges Mohammadi ha trascorso la maggior parte dell’ultimo decennio in carcere.

    Complessivamente, la 52enne è stata condannata a 13 anni e 9 mesi di prigione, oltre a subire 154 frustate e una serie di altre sanzioni amministrative e limitazioni dei diritti politici, per varie accuse, tra cui “propaganda contro lo Stato” e “azioni contro la sicurezza nazionale”.

    L’ultima condanna le è stata comminata lo scorso 19 ottobre quando la seconda Sezione della Corte penale di Qods ha stabilito che dovrà scontare altri sei mesi di reclusione con l’accusa di “disobbedienza e resistenza agli ordini” per aver organizzato una protesta nel reparto femminile del carcere di Evin contro l’esecuzione di Reza Rasaei, un manifestante 34enne arrestato nel 2022 durante le contestazioni per la morte di Mahsa Amini, impiccato il 6 agosto scorso.

    L’attivista soffre di “gravi problemi di salute”, a causa delle condizioni e delle “privazioni” dovute alla sua detenzione e dei frequenti periodi scontati in isolamento. In queste circostanze, secondo la Free Narges Coalition, “un semplice ricovero ospedaliero” non l’aiuterà. Gli attivisti infatti chiedono alle autorità di Teheran di garantire a Narges Mohammadi “il pieno accesso alle cure mediche, come parte di una liberazione incondizionata”.

    La scorsa settimana ben 72 tra attivisti e difensori per i diritti umani attivi in Iran avevano firmato un accorato appello a favore della Premio Nobel per la pace. “Le condizioni di questa attivista internazionale per i diritti umani riflettono una più ampia crisi affrontata da decine di altri prigionieri politici e civili in Iran. Un trattamento così tragico accresce il rischio per i detenuti meno noti”, si legge nell’appello. “La vita di Narges Mohammadi non deve cadere vittima di politiche repressive”.

    Il premio Nobel per la pace non ha più avuto alcun contatto diretto con la sua famiglia, residente a Parigi, dallo scorso novembre, quando le autorità iraniane le hanno revocato il diritto di telefonare. Malgrado la lunga detenzione e i problemi di salute, Narges Mohammadi ha continuato la sua lotta per i diritti umani in Iran, sostenendo in particolare le proteste scoppiate in tutto il Paese a partire dal settembre del 2022 dopo l’uccisione di Mahsa Amini.

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