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    Iran, il presidente Raisi muore in un incidente in elicottero: cosa sappiamo finora

    I resti dell'elicottero che trasportava il presidente iraniano Raisi. Credit: AGF
    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 20 Mag. 2024 alle 10:54 Aggiornato il 20 Mag. 2024 alle 11:01

    Non è ancora chiara la dinamica dell’incidente in elicottero in cui sono morti ieri il presidente dell’Iran, Ebrahim Raisi, e il ministro degli Esteri, Hossein Amir-Abdollahian, insieme ad altri tre alti funzionari e all’equipaggio del velivolo.
    Le autorità di Teheran hanno definito Raisi “un martire” ma non hanno ancora fornito una ricostruzione ufficiale dell’accaduto. Intanto però, in un’intervista concessa alla tv di stato, l’ex ministro degli Esteri, Javad Zarif, ha accusato gli Stati Uniti di essere responsabili dell’incidente per “aver vietato la vendita di aerei e pezzi di ricambio all’Iran”. Ecco cosa sappiamo finora:

    Il viaggio istituzionale
    Prima dell’incidente, Raisi aveva inaugurato la diga di Qiz Qalasi al confine con la Repubblica dell’Azerbaigian alla presenza del presidente azero Ilham Aliev.
    L’opera, finanziata da Teheran e Baku e messa in funzione ieri da entrambi i capi di Stato, rappresenta il più importante progetto idrico mai realizzato dai due Paesi vicini. La diga si trova nella regione di Khoda Afarin, nella provincia iraniana nordoccidentale dell’Azerbaigian orientale, e ha una capacità di 62 milioni di metri cubi di acqua e potrà regolare un flusso idrico pari a due miliardi di metri cubi all’anno. Il suo scopo è fornire acqua alle reti di irrigazione locali, mentre la centrale idroelettrica abbinata alla diga genererà 270 megawatt/ora di elettricità ogni anno.
    La seconda tappa del viaggio istituzionale di Raisi era invece prevista nel capoluogo della provincia, Tabriz, dove avrebbe dovuto inaugurare una raffineria di petrolio. Il convoglio aereo presidenziale era composto da tre elicotteri, di cui soltanto due sono arrivati a destinazione. A bordo del velivolo precipitato si trovavano anche il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian, il governatore della provincia dell’Azerbaigian orientale Malek Rahmati, il rappresentante provinciale della Guida Suprema Mohammad Ali Al-e-Hashem, e il caposquadra delle guardie del corpo presidenziali Mehdi Mousavi, tutti deceduti.

    Il luogo dell’incidente
    L’elicottero si è schiantato in una zona boscosa incastonata tra le città di Varzaqan e Jolfa, nella provincia iraniana dell’Azerbaigian orientale, nel nord-ovest dell’Iran, al confine tra Azerbaigian e Armenia. Qui si trova l’area protetta di Dizmar, caratterizzata da folte foreste e da montagne che possono arrivare a superare i 2.700 metri sul livello del mare. La zona è attraversata dal fiume Aras, che scorre alle pendici del monte Ararat, segnando la frontiera tra Turchia, Armenia, Iran e Azerbaigian.
    L’area ospita un corridoio faunistico tutelato dalle autorità iraniane ed è piuttosto impervia, il che, oltre alle intense precipitazioni e alla scarsa visibilità dovuta alla nebbia, ha reso difficoltosi i soccorsi per le quattro squadre inviate da Teheran.

    Il velivolo precipitato di fabbricazione statunitense
    Raisi e Abdollahian si trovavano a bordo di un elicottero Bell 212 prodotto negli Stati Uniti. Sviluppato alla fine degli anni Sessanta per l’esercito del Canada dall’allora Bell Helicopter (oggi Bell Textron) come versione aggiornata del modello UH-1 Iroquois (utilizzato durante la guerra in Vietnam), il velivolo si avvaleva di due motori turboalbero invece del motore singolo dell’UH-1, conferendogli maggiore capacità di carico.
    L’elicottero fu schierato dalle forze militari statunitensi e canadesi all’inizio degli anni Settanta per trasportare attrezzature antincendio e armi, ma anche persone. In seguito infatti, il velivolo è stato riconfigurato in una versione civile per trasportare fino a 15 passeggeri, compreso il pilota.
    L’elicottero era dunque piuttosto datato, visto che le sanzioni hanno reso difficile per l’Iran acquistare nuovi velivoli e persino accedere alla componentistica necessaria per la manutenzione delle flotte in servizio.

    Nessun mayday
    Le ipotesi al vaglio delle autorità iraniane sono molteplici: da un errore in fase di atterraggio di emergenza, a un guasto al rotore di coda fino alle condizioni meteorologiche avverse e al terreno montuoso che potrebbero aver contribuito allo schianto mortale.
    La dinamica dell’incidente, come detto, non è ancora stata chiarita. Tuttavia, al momento non risulta che il pilota abbia tentato di contattare il controllo aereo né che abbia segnalato un guasto al velivolo.

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