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    Iran, prima donna pugile non può tornare in patria: rischia l’arresto

    Sadaf Khadem. Credit: MEHDI FEDOUACH / AFP
    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 17 Apr. 2019 alle 19:02 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:56

    Ha vinto il suo primo match in Francia contro Anne Chauvin, ha fatto la storia del suo paese (l’Iran) e proprio la sua terra natia adesso la rifiuta.

    Questa la storia di Sadaf Khadem, la prima donna pugile iraniana su cui adesso pende un mandato di arresto emesso da Teheran.

    L’accusa: aver violato le leggi sull’abbigliamento delle donne. La Khadem ha combattuto in pantaloncini e canotta, anziché con indosso l’hijab

    A rischiare l’arresto una volta in Iran è anche l’allenatore della giovane pugile, Mahyar Monshipour, accusato di “complicità”.

    Nella Repubblica islamica le donne non possono allenarsi con gli uomini e prendere parte a incontri di boxe, ancora peggio se con un abbigliamento ritenuto poco consono.

    L’avviso di un mandato di arresto è arrivato all’allenatore tramite un sms anonimo inviato dall’Iran.

    Il ministero dello Sport, sempre secondo l’addetto stampa dei due, è “informato sul caso”.

    “Voglio migliorare al massimo, andare il più lontano possibile e mostrare la strada ad altre donne iraniane affinché possano provare anche loro questo sport”, era stato il commento della ragazza alcuni giorni prima dell’incontro.

    La vicenda ha fatto riportato l’attenzione sulle leggi vigenti nel paese degli Ayatollah e che colpiscono principalmente le libertà delle donne.

    Secondo la legge iraniana, le ragazze dai nove anni in su che girano in pubblico senza il velo possono essere punite con una pena detentiva che va  dai 10 giorni e 2 mesi.

    Le atlete iraniane sono obbligate a coprire capelli, collo, braccia e gambe durante ogni competizione, una regola che ha creato non pochi problemi nelle competizioni che si svolgono fuori dall’Iran.

    Una regola che, come detto, Sadaf Khadem non ha rispettato. “Il mio abbigliamento poteva sembrare banale agli occhi del mondo intero, ma era contrario alle regole del mio paese”, ha commentato la ragazza.

    “Non portavo l’hijab e sono stata allenata da un uomo. Qualcuno non vede tutto questo di buon occhio”.

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