Iran, vietato diffondere foto e video sui social senza indossare il velo
In Iran arrivano punizioni più pesanti per le donne iraniane che sui social diffondono fotografie di se stesse senza velo. Si va da uno fino a dieci anni di reclusione.
L’avvertimento è arrivato dal capo della Corte rivoluzionaria di Teheran, Mousa Ghazanfarabadi: “In base alla legge, i contenuti che mirano a una cooperazione con Stati ostili sono proibiti”, ha dichiarato. Fotografarsi senza velo è infatti considerato un gesto vicino alla cultura ostile dei paesi occidentali. Anche il generale Hossein Salami, comandante delle Guardie della rivoluzione islamica, ha ribadito il pieno supporto alla polizia.
Nel 2014 l’attivista esule negli Usa Masih Alinejad aveva lanciato una campagna in difesa della libertà delle donne, in cui chiedeva di pubblicare sui social video e foto senza indossare il velo. Tutto è iniziato da una semplice foto postata su facebook, un selfie in cui la giovane Alinejad si mostrava con i capelli al vento. Molte donne hanno iniziato a commentare postando foto simili e ne è nata una reazione a catena che ha coinvolto tutto il Paese.
Il nome del gruppo fondato dalla giornalista è “Movimento dei Mercoledì bianchi”, che ha inaugurato un giorno di protesta in cui le donne possono filmarsi sui social a capo scoperto, sventolano il velo, per manifestare il proprio dissenso. Da qui è nata la campagna My Stealthy Freedom-The right for individual Iranian Women to choose whether they want hijab che consiste nella rivendicazione del diritto individuale delle donne iraniane di scegliere se indossare il tradizionale velo noto come hijab.
Il movimento femminista iraniano, ha tuttavia più volte sottolineato la Alinejad, non ha come obiettivo la critica della fede religiosa islamica ma combatte piuttosto le norme sul vestiario imposte dallo Stato.
La diffusione del velo in Iran
Il velo in Iran divenne obbligatorio durante la Rivoluzione islamica del 1979, guidata dall’ayatollah Khomeini. Allora rappresentava però un simbolo di opposizione alla monarchia dello scià Mohammed Reza Pahlavi, che negli anni ’30 infatti aveva vietato di indossare il velo, introducendo nel paese una serie di riforme considerate “filo-occidentali”.
Nell’ 1983 l’obbligatorietà del hijab si diffuse a tutte le donne iraniane e straniere, indipendentemente dal proprio orientamento religioso. Da quel momento diventa illegale mostrarsi in pubblico senza velo.
Il termine “Hijab” significa letteralmente “rendere invisibile” o “celare allo sguardo”. Per questa ragione la parola è utilizzata in riferimento al velo islamico che “copre” la testa e il collo della donna. Si differenzia in particolare dal chador, molto utilizzato in Iran: una sorta di mantello che passa sopra alla testa e avvolge tutto il corpo.
Le proteste contro l’obbligo di indossare il velo: dai social agli arresti
Una grande ondata di manifestazioni si è scatenata nel dicembre 2017 dopo il gesto di Vida Movahedi, che a marzo 2018 è stata condannata a un anno di carcere per aver sventolato il velo in pubblico.
In seguito, all’inizio del 2018 circa trenta donne sono state arrestate per essersi scoperto il capo.
Ad aprile scorso la 23enne Yasaman Ariyaee sostenitrice di “My Stealthy Freedom” è stata fermata con la madre e portata in prigione. La loro colpa? In occasione dell’8 marzo lei e alcune amiche si erano tolte il velo e avevano offerto caramelle alle altre donne presenti nel vagone femminile della metropolitana di Teheran.
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