Una donna afghana di 38 anni, interprete di pashtun (lingua parlata dall’omonimo gruppo etnico in alcune aree dell’Afghanistan e del Pakistan), che accompagnava un giornalista nella “Giungla” di Calais, è stata violentata nella notte tra lunedì e martedì 18 ottobre nel campo profughi francese che si affaccia sullo stretto della Manica.
La troupe si era addentrata nel campo profughi che si affaccia sullo stretto della Manica per un reportage alla tv France 5.
Intorno alle due di notte tre migranti si sono avvicinati alla troupe che si era addentrata nella Giungla per realizzare un reportage per la tv France 5 e hanno tentato di rubare la loro strumentazione televisiva, poi uno degli aggressori ha violentato l’interprete minacciandola con un coltello, mentre la giornalista e l’operatore venivano tenuti a distanza anche loro sotto minaccia di un’arma.
I tre aggressori sono ancora ricercati.
Il reportage che i giornalisti di tv France 5 stavano preparando è sui minori non accompagnati che vivono da soli nel campo di Calais, circa 1.300 tra bambini e ragazzi, che rappresentano fino a un quinto dei migranti ammassati nell’area.
Intanto il tribunale amministrativo di Lille ha dato il proprio via libera all’evacuazione, respingendo il ricorso presentato dalle associazioni umanitarie. A fine settembre era stato lo stesso presidente francese Francois Hollande a promettere il completo smantellamento.
Nella “Giungla” di Calais vivono tra i 6mila e i 10mila profughi.
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