Un recente studio (pdf) dell’università statunitense di Harvard sostiene che il governo cinese abbia sviluppato una vera e propria strategia attraverso cui diffonde sui social network milioni di post volti a distrarre la popolazione dalle critiche rivolte a Pechino, utilizzando impiegati statali spacciati per cittadini qualunque.
I ricercatori hanno riportato che nel corso di un anno circa 490 milioni di messaggi sono stati stati postati da funzionari pubblici impiegati presso duecento agenzie governative, tra cui quella delle imposte e delle risorse umane, con l’intento di catalizzare l’attenzione su argomenti innocui e positivi, per non creare un dibattito negativo o critico attorno alle politiche del governo cinese.
Già in passato si era parlato in Cina di un “Fifty Cent Party” (il “partito dei 50 centesimi”), composto da un esercito online di persone che si crede vengano pagate fino a 50 centesimi per ogni singolo post, secondo quanto rivelato da fonti non ufficiali. Ma, almeno fino a oggi, si è sempre pensato che si trattasse di cittadini comuni.
L’analisi di quasi 43.800 post ha rilevato che il 99,3 per cento di questi sia stata opera dei dipendenti pubblici in questione, e che solitamente le pubblicazioni coincidano con i momenti politicamente più sensibili per il governo.
Lo studio si è basato su documenti trapelati da un ufficio della propaganda governativa nella Cina orientale, e suggerisce che attraverso questi post, più che difendere il governo, si vogliano evitare in ogni modo le controversie e i dibattiti, spostando l’attenzione su temi meno scomodi.