A partire dal 29 novembre del 2015, l’Agenzia di sicurezza nazionale statunitense (Nsa) non potrà più esaminare le milioni di telefonate intercettate con il controverso programma di spionaggio, che fu rivelato dall’ex analista Edward Snowden nel giugno del 2013.
Lo scorso lunedì 27 luglio la Nsa ha dichiarato che le registrazioni degli ultimi cinque anni verranno eliminate definitivamente al più presto. Al momento la distruzione non è possibile perché la Nsa è stata citata a giudizio proprio a causa della raccolta di questi dati.
Il programma di intercettazioni fu avviato nel 2001, dopo l’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York, ma la scala delle sue operazioni divenne nota solamente in seguito alle rivelazioni di Snowden.
Le informazioni in possesso dell’agenzia riguardano l’identità delle persone, le date e la durata delle telefonate intercettate. Secondo numerosi attivisti della società civile, le intercettazioni costituiscono una violazione del diritto alla privacy.
Lo scorso 3 giugno il Congresso statunitense ha approvato una legge che limita il potere della Nsa in merito alla mole di intercettazioni raccolte, dando tempo sino a novembre per interrompere il programma di sorveglianza.
Inizialmente, tuttavia, i funzionari governativi avevano dichiarato che non sapevano come avrebbero gestito le intercettazioni già raccolte.
Secondo i regolamenti dell’agenzia, le registrazioni potevano essere conservate per un massimo di cinque anni e poi automaticamente distrutte.
Dall’inizio del programma, la Nsa ha utilizzato il database circa 300 volte all’anno per verificare i numeri di telefono sospettati di essere collegati ad azioni terroriste, ma non ci sono prove concrete che la campagna sia stata effettivamente utile per sventare complotti e attacchi terroristici.
Tuttavia, nel caso di un attacco nei confronti degli Stati Uniti, le registrazioni memorizzate permetterebbero sia alla Nsa che all’Fbi, l’ente investigativo della polizia federale statunitense, di mappare rapidamente le connessioni legate all’eventuale attentato.
Secondo quanto riporta il quotidiano britannico The Guardian, alcuni funzionari della Nsa volevano interrompere il programma di raccolta delle registrazioni, dal momento che erano preoccupati per la violazione delle libertà civili e non credevano che il programma fosse efficace per contrastare il terrorismo.
“I dati saranno eliminati, a prescindere dal loro valore per l’intelligence. È una scelta politica della Nsa, che mostra che in fondo è un’organizzazione rispettosa della legge”, ha detto al New York Times Steven Aftergood, che scrive di intelligence e segretezza per la Federazione degli scienziati americani.
Secondo Alex Abdo, avvocato dell’Unione americana per le libertà civili (Aclu), la decisione presa dalla Nsa segna una svolta in positivo, ma bisogna essere cauti: “Nonostante la promessa fatta, il diavolo potrebbe nascondersi nei dettagli”, ha riferito al sito web The Intercept.
Gli attivisti e gli avvocati a sostegno di Snowden – attualmente in asilo politico in Russia – hanno inoltre protestato contro la decisione del governo americano di non concedere la grazia a Snowden, nonostante una petizione a suo favore sia stata firmata da quasi 168mila persone.
L’amministrazione Obama ha definito “pericolose” le rivelazioni di Snowden sul programma di sorveglianza statunitense e ha dichiarato che l’ex analista deve affrontare le conseguenze delle sue azioni.
Snowden è considerato da molti un eroe della libertà d’informazione ed è stato candidato due volte per il Nobel per la pace.
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