Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    L’insegnante che ha chiesto ai suoi alunni di giustificare la schiavitù in un compito

    A Milwaukee un'insegnante ha assegnato un compito che da migliaia di persone è stato reputato offensivo e insensibile. La madre di un alunno ha protestato, insistendo sull'importanza della comunicazione tra genitori e insegnanti

    Di Camilla Palladino
    Pubblicato il 12 Gen. 2018 alle 09:33 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:25

    Trameka Brown-Berry, una giovane infermiera di Milwaukee laureata all’Alverno College, ha postato su Facebook la foto di un compito di quarta elementare che era stato assegnato al figlio Jerome dalla sua insegnante, scrivendo: “Qualcun altro trova offensivo il mio compito di quarta elementare?”

    Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come

    In poco tempo la fotografia è diventata virale, ed è stata condivisa da migliaia di persone.

    Il motivo di tale popolarità è dovuto al fatto che la consegna del compito recitava: “Trova tre ‘buone’ ragioni per la schiavitù e tre cattive ragioni”, cosa che ha fatto indignare non soltanto la madre del bambino, ma anche tutte le altre persone che hanno visualizzato e condiviso la foto.

    Inoltre non è ancora chiaro cosa intendesse l’insegnante virgolettando la parola “buone”.

    Dal 15 al 26 gennaio partecipa al TPI Journalism Workshop con i migliori giornalisti italiani. Scopri come

    Per i primi tre punti Jerome ha semplicemente risposto: “Credo che non ci siano buone ragioni per la schiavitù e per questo motivo non ho scritto nulla”.

    Come cattive ragioni, invece, il bambino ha scritto nel suo elenco: “morderli, separare membri della stessa famiglia, fargli fare il lavoro che dovrebbero fare da soli”.

    E ha concluso il suo compito affermando prontamente: “Sono orgoglioso di essere nero perché siamo persone forti e coraggiose”.

     

    Il compito di quinta elementare assegnato da un’insegnante di Milwaukee. Credit: Trameka Brown-Berry

     

    La scuola in cui lavora l’insegnante in questione, la Our Redeemer Lutheran Church and School, non ha subito risposto alle accuse di insensibilità che gli sono state mosse, ma inizialmente si è limitata a sottolineare sul suo sito internet che la scuola “esiste per fornire un’educazione di qualità centrata su Cristo”.

    Soltanto più tardi, la scuola ha concesso una dichiarazione a WESH, una canale televisivo locale, sostenendo che il problema era stata la poca chiarezza dell’insegnante.

    “Comprendiamo che, presentato in questo modo, le parole usate possano presentare una mancanza di sensibilità e risultare offensive. Lo scopo dell’incarico non era, in alcun modo, far credere agli studenti che qualsiasi tipo schiavitù sia accettabile, un concetto che va contro i nostri valori fondamentali e le nostre convinzioni sull’uguaglianza e il valore delle persone di tutte le razze”, si è difesa la Our Redeemer Lutheran Church and School.

    Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come

    Il giorno successivo Trameka Brown-Berry ha pubblicato un post in cui avanzava alcune richieste nei confronti del personale della scuola: una scusa verbale a suo figlio e agli altri studenti della classe, delle scuse formali inviate ai genitori, l’eliminazione del compito dal programma, la comunicazione degli insegnanti con i genitori  per gli argomenti particolarmente delicati e la maggiore formazione culturale del personale della scuola.

    Il post terminava con queste frasi: “La morale della storia è: l’unico modo per insegnare ai nostri figli a difendere i loro diritti e il rispetto è quello di fargli da modello”, ha scritto. “Con tutto il vostro supporto sono stata in grado di dare a mio figlio una lezione di vita personale su come il cambiamento inizi da noi”.

     

    Il post pubblicato sulla pagina Facebook di Trameka Brown-Berry. Credit: Trameka Brown-Berry

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version