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    Gli insediamenti israeliani per John Kerry mettono a rischio la pace in Medio Oriente

    Il primo ministro israeliano Netanyahu accusa il segretario di Stato uscente di faziosità e dice che Israele non vede l'ora di iniziare a lavorare con Trump

    Di TPI
    Pubblicato il 29 Dic. 2016 alle 08:17 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:21

    Il segretario di Stato statunitense John Kerry ha detto mercoledì 28 dicembre che gli insediamenti israeliani sui territori occupati stanno mettendo a rischio la pace in Medio Oriente. L’affondo di Kerry contro Israele arriva a meno di un mese dalla fine del mandato del presidente Barack Obama e dopo l’attacco del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sull’astensione statunitense al voto Onu sull’illegittimità degli insediamenti di coloni in Cisgiordania.

    La risoluzione approvata il 23 dicembre dal Consiglio di sicurezza Onu rappresenta il primo provvedimento di questo tipo in cui gli Stati Uniti non hanno posto il veto a sostegno degli alleati israeliani. La decisione è stata contestata dal presidente eletto Donald Trump che ha promesso di intraprendere politiche filo-israeliane.

    “Nonostante i nostri sforzi negli scorsi anni, la soluzione dei due stati è adesso seriamente in pericolo”, ha detto Kerry. “Non possiamo, in tutta coscienza, fare niente o dire niente mentre vediamo la pace scivolare via”.

    Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha risposto all’affermazione di Kerry accusandolo di faziosità e dicendo che Israele non ha bisogno di ricevere lezioni da leader stranieri e non vede l’ora di iniziare a lavorare con Trump.

    I coloni israeliani sono una parte importante dell’elettorato di Netanyahu. Sono circa 570mila gli israeliani che vivono attualmente in Cisgiordania e a Gerusalemme est, dove risiedono oltre 2.6 milioni di palestinesi.

    Mercoledì 28 dicembre il Comitato per la pianificazione abitativa di Gerusalemme ha annunciato di aver rimandato il voto per autorizzare la costruzione di quasi 500 nuove case negli insediamenti ebraici di Gerusalemme est, territorio palestinese occupato. La decisione, presa in seguito alla richiesta di Netanyahu, mirava a smorzare i toni dopo lo scontro con gli Stati Uniti dei giorni precedenti.

    Il rapporto con l’amministrazione uscente alla Casa Bianca non è l’unica questione che preoccupa Netanyahu in questi giorni: il procuratore generale di Israele ha chiesto infatti alla polizia di aprire un indagine su due questioni non meglio specificate riguardanti il primo ministro. In precedenza Netanyahu ha negato ogni illecito per una vicenda legata all’acquisto di sottomarini dalla Germania, dove i media hanno riportato il rischio di un possibile conflitto d’interessi del suo avvocato.

    — Leggi anche: COME HA REAGITO NETANYAHU ALLA RISOLUZIONE ONU CONTRO GLI INSEDIAMENTI

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