Un recente rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – Ambient air pollution: A global assessment of
exposure and burden of disease – ha pubblicato dati e mappe sul problema dell’inquinamento atmosferico.
Secondo l’Oms, oltre il 90 per cento della popolazione
mondiale vive in aree in cui i livelli di inquinamento atmosferico superano le
soglie di sicurezza minima per la salute, e la situazione non accenna a migliorare.
Si tratta di una vera e propria emergenza nel campo della
salute pubblica, e milioni di persone ne sono vittime ogni anno, a causa di minuscole particelle di sostanze inquinanti come il solfato, i nitrati e il nero
di carbonio, che possono penetrare in profondità nei polmoni e condurre a
malattie letali.
Se alcune di queste polveri sono naturali in luoghi come il
Sahara, molte altre provengono invece dai combustibili fossili, che non si
limitano a questi danni ma sono anche causa del riscaldamento globale.
Secondo uno studio risalente al 2012, l’inquinamento
atmosferico è stato messo in relazione alla morte di circa 6,5 milioni di persone in
tutto il mondo nel corso di quell’anno, ovvero oltre l’11 per cento di tutti i
decessi.
Il problema è infatti che solo una persona su dieci vive in città
conformi alle linee guida dell’Oms sulla qualità dell’aria.
In questo quadro già piuttosto sconfortante, non sono buone le notizie per l’Italia, in particolare per quanto riguarda le regioni del nord e con Milano a guidare (in negativo) la schiera delle aree più inquinate. Guardando un dettaglio della mappa interattiva fornita dall’Oms si nota infatti come il capoluogo lombardo sia la città con il più alto livello in Europa di particolato fine, o PM2.5.
Con questo termine ci si riferisce, come spiega un’informativa del ministero della Salute italiano, alle “particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 2,5 µm, una frazione di dimensioni aerodinamiche minori del PM10 e in esso contenuta. Sorgenti del particolato fine sono un po’ tutti i tipi di combustione, inclusi quelli dei motori di auto e motoveicoli, degli impianti per la produzione di energia, della legna per il riscaldamento domestico, degli incendi boschivi e di molti altri processi industriali. Come per il PM10, queste particelle sono caratterizzate da lunghi tempi di permanenza in atmosfera e, rispetto alle particelle grossolane, sono in grado di penetrare più in profondità nell’albero respiratorio umano”.
Qui sotto il dettaglio della mappa interattiva dell’Oms, che si può trovare nella sua interezza, con tutti i dati riferiti ai diversi colori, a questo link.
Qui di seguito invece un grafico sulle nazioni col numero più alto di morti dovuti all’inquinamento atmosferico: