A causa delle altissime temperature che ad aprile hanno causato la morte di più di trecento persone, le autorità indiane hanno vietato in alcune zone del paese di cucinare durante il giorno al fine di prevenire gli incendi.
Fuochi accidentali a causa della siccità si sono trasformati in catastrofici incendi in cui hanno perso la vita 79 persone, inclusi dieci bambini durante una cerimonia religiosa.
Chiunque non rispetti la direttiva, in vigore dalle nove di mattina fino alle sei di sera, rischia un anno di carcere.
Nello stato nord-orientale indiano di Bihar, questa è chiamata “la stagione degli incendi”, a causa delle alte temperature e dei venti secchi che permettono ai fuochi di diffondersi con rapidità.
L’India, dopo una stagione monsonica meno piovosa del solito sta affrontando una grave siccità che ha decimato le coltivazioni e lasciato almeno 330 milioni di indiani senza sufficiente acqua.
Fiumi, laghi e bacini sono prosciugati, in particolare nello stato centro-occidentale di Maharashtra. In alcune zone l’emergenza è tale che il governo ha dovuto inviare treni carichi di taniche d’acqua e ha imposto razionamenti.
Almeno trecento persone sono morte a causa delle elevate temperature, quattro-cinque gradi sopra la media stagionale, in alcune ore del pomeriggio arrivate fino ai 44 gradi.
In alcune città le autorità hanno avviato programmi per istruire i cittadini ad affrontare il caldo record.
Centinaia di contadini hanno abbandonato le coltivazioni per cercare lavoro in città, accrescendo il rischio di carestie.
Sebbene ondate di calore simili siano comuni durante l’estate indiana, le autorità hanno fatto poco finora per predisporre riserve d’acqua sufficienti per le campagne.
La stagione dei monsoni, caratterizzata da abbondanti piogge e da temperature più basse, inizia nel mese di giugno in India.
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