In India migliaia di studenti universitari stanno manifestando da tre giorni contro il governo indiano, in seguito all’arresto di Kanhaiya Kumar, un leader studentesco di sinistra.
Il giovane studente indiano era stato arrestato venerdì 12 febbraio con l’accusa di sedizione dopo aver organizzato una marcia per commemorare l’anniversario dell’esecuzione di un separatista del Kashmir.
L’indignazione per il suo arresto ha acceso le proteste in almeno 18 università indiane. Nella città di Calcutta gli studenti hanno incendiato una fotografia del primo ministro Nerendra Modi.
Le proteste più grandi si sono svolte presso l’università di Jawaharlal Nehru, a Nuova Delhi, dove gli studenti e i professori hanno boicottato le lezioni e innalzato delle barricate contro la polizia.
“Il governo non vuole che gli studenti si esprimano”, ha detto Rahila Parween, vice presidente di una federazione studentesca indiana di sinistra, “vuole decidere cosa gli studenti devono capire, dire e pensare”.
Le proteste studentesche sono l’ennesima occasione di scontro ideologico tra il governo nazionalista di Modi e i gruppi di sinistra e liberali. I dissidenti hanno paragonato la situazione attuale allo stato di emergenza imposto negli anni Settanta dal governo di Indira Gandhi per reprimere le proteste e gli scioperi.
I membri del partito di Modi, il Bharatiya Janata Party , accusano il leader degli studenti arrestato, Kanhaiya Kumar, di sentimenti “anti indiani”, mentre altri parlamentari sostengono che l’università di Jawaharlal Nehru, tradizionalmente di sinistra, dovrebbe essere chiusa.
“Posso assicurarvi che ogni azione che abbiamo intrapreso è mirata a proteggere il paese. “Non sarà tollerata alcuna attività anti-indiana”, ha dichiarato il presidente del partito Bharatiya Janata Amit Shah, molto vicino al primo ministro Modi.