In India, nello stato meridionale del Kerala, il primo gennaio 2019 milioni di donne hanno formato una catena umana lunga 620 chilometri per protestare contro la disuguaglianza di genere. La manifestazione è stata organizzata per sostenere la sentenza che ha cancellato il divieto storico di accesso al tempio indù Sabarimala alle donne.
Nonostante la Corte Suprema indiana abbia infatti annullato lo scorso settembre il divieto d’ingresso alle donne al tempio, i religiosi integralisti hanno continuato ad attaccare tutte le credenti che tentavano di entrarci.
Al “muro di donne” hanno preso parte anche studenti e dipendenti statali, cui scuole e università hanno concesso il permesso di assentarsi. L’agenzia Press Trust of India riferisce che la manifestazione è stata organizzata anche grazie all’appoggio del governo di sinistra locale del Kerala.
La protesta è nata infatti in un periodo difficile per i diritti religiosi e di genere in Kerala. Il divieto storico che è stato annullato dalla sentenza della Corte Suprema vietava l’ingresso al tempio alle donne in “età mestruale”, definite tali tutte le donne nel range di età tra i 10 e i 50 anni.
In genere la maggior parte dei templi indù vieta l’ingresso alle donne “solo” nel periodo di ciclo mestruale. Alcune comunità indù considerano infatti le donne mestruate impure.
Lo scorso ottobre due donne avevano tentato l’ingresso al tempio, come di diritto, ma sono state fermate dai religiosi integralisti che le hanno attaccate nonostante la protezione degli oltre cento poliziotti che accompagnavano le credenti al luogo di culto.
Il partito indiano Bharatiya Janata (BJP), che ha perseguito un programma nazionalista indù, ha definito la sentenza della Corte “un attacco ai valori tradizionali indù”.
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