In India esiste un problema piuttosto peculiare che affligge la società sotto diversi punti di vista e non solo, come si potrebbe pensare, per ragioni di decoro: l’abitudine a urinare e defecare in pubblico.
Per quanto possa sembrare sorprendente, nella cultura indiana espletare le proprie funzioni corporali per strada è una pratica piuttosto diffusa soprattutto nelle zone rurali, ma non è sconosciuta nemmeno nei centri cittadini.
Le conseguenze vanno dall’alto tasso di decessi legati alla diarrea tra i bambini all’incidenza di crimini contro le donne che, per pudore, si appartano la mattina presto o la sera tardi correndo il rischio di imbattersi in aggressori e predatori sessuali.
Circa la questione sanitaria, quasi 190mila bambini al di sotto dei cinque anni muoiono ogni anno a causa delle conseguenze della diarrea, che li disidrata rendendoli più vulnerabili alla malnutrizione, ne indebolisce il sistema immunitario e li espone al rischio di contrarre poliomielite e polmonite.
Per quanto riguarda la correlazione tra stupri e espletamento delle funzioni corporali all’aperto, secondo quanto dichiarato dalla polizia dello stato orientale di Bihar, circa 400 violenze sessuali sarebbero potute essere evitate se le donne aggredite avessero avuto un bagno in casa.
La questione è talmente importante che il primo ministro Narendra Modi l’ha messa in agenda con l’obiettivo di sradicare la defecazione in pubblico entro ottobre 2019, adottando un programma, India pulita, che ha installato oltre 25 milioni di toilette in tutto il paese.
Ma la campagna punta anche a educare la cittadinanza o quanto meno a indurla a una vergogna tale da abbandonare questa singolare abitudine.
In questo senso, l’iniziativa più drastica l’ha presa il comune di Delhi, il quale ha annunciato il dispiegamento di 28 vistose mascotte che avranno l’incarico precipuo di dare la caccia a quanti urinano e defecano in pubblico, specialmente nei quartieri più ricchi, e interromperli a suon di fischietto indicandogli il più vicino bagno pubblico.
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