Almeno 2.234 cittadini indiani hanno contratto il virus dell’Hiv dopo essersi sottoposti a trasfusioni con sangue infetto.
I dati sono stati rivelati dalla National Aids Control Organisation (Naco) in risposta a una petizione che richiedeva informazioni presentata dall’attivista Chetan Kothari.
In India ci sono circa 2,09 milioni di persone che soffrono di Aids.
Il maggior numero di casi di pazienti infetti dopo le trasfusioni, ben 361, si è verificato nello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh. Negli stati del Gujarat e del Maharashtra si sono contati rispettivamente 292 e 276 casi. Nella sola capitale indiana, Nuova Delhi, i pazienti contagiati sono 264.
“Questi sono i dati ufficiali forniti dalla Naco, che è gestita dal governo. Credo che i numeri reali ammontino ad almeno il doppio o il triplo di quelli resi pubblici”, ha detto Kothari all’emittente britannica Bbc.
Secondo la legge indiana, è obbligatorio per gli ospedali fare uno screening dei donatori e del sangue donato per rivelare eventuali infezioni da HIV, epatite B e C, o malaria.
Ogni esame costa 1.200 rupie, circa 16 euro, ma la maggior parte degli ospedali in India non dispone di laboratori adeguati per effettuare questi esami. Anche nelle città grandi come ad esempio Mumbai, sono solo tre gli ospedali che hanno questi tipi di servizi.
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